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Estero Europa
Tutti gli errori dell'Ue sul Mercosur
Oggi 20-12-25, 10:11
È ragionevole sperare che alla fine, magari grazie a qualche ulteriore provvedimento di tutela dell’agricoltura europea, magari tra un mese, il Mercosur - il trattato sugli scambi commerciali dell’Unione europea con decisivi stati dell’America Latina- vada in porto. È una scelta preziosa per rilanciare le nostre esportazioni un po’ disturbate da alcune scelte unilaterali dell’amministrazione Trump, utile per contenere l’egemonismo cinese in un’area del mondo trascurata per anni dagli stessi Stati Uniti, opportuna per i rapporti con nazioni, per lingua e civiltà, legate al Vecchio continente. D’altra parte comprendo le preoccupazioni di francesi, polacchi, ungheresi e italiani sul destino delle nostre campagne. Il processo d’integrazione europea ha sempre avuto tra i suoi cardini fondamentali la politica agraria, talvolta con scelte troppo assistenzialiste e con qualche eccessivo protezionismo, ma con un indirizzo al fondo indispensabile per salvare non solo (e forse non tanto) un settore economico, quanto per proteggere paesaggi, culture, insediamenti antropologici, radici cioè elementi fondativi del nostro essere europei. Riflettendo sulla realtà politica delle nazioni che formano l’Unione, poi, si coglie come la rottura tra centri urbani sempre più proiettati nella post modernità e contadi & campagne saldamente collegati alle radici della nostra civiltà, stia definendo il nostro panorama politico con tendenze di conservatorismo radicale segnate talvolta da posizioni non accettabili, e con radicalismi nichilistici talvolta così sbandati da applaudire persino il fanatismo jiahidista. Chi a sinistra si illude che queste tendenze alla fine rafforzeranno il fronte progressista, dovrebbe interrogarsi sul perché le più avanzate società tecnologiche americane da sempre schierate con i Democratici, abbiamo scelto Donald Trump. Alla fine di fatto il nichilismo integrale è un ostacola per il futuro maggiore di un conservatorismo non privo di tratti obiettivamente balzani. Comunque oggi il principale interrogativo da porsi è: perché la Commissione europea arriva ad accorgersi del dissenso sul Mercosur di parte rilevante di Stati membri, solo all’ultimo momento? Il fatto è che il nostro pur provvidenziale sistema di integrazione continentale ha funzionato con scelte tecnocratiche sostenute politicamente dal rapporto obbligato (dalla contrapposizione con Mosca) con gli Stati Uniti sino alla fine della Guerra fredda, poi è andato avantigrazie a un’inadeguata ma potente diarchia franco-tedesca, ma ora non ha più un vero pilastro politico che lo sorregga, e quindi fa proposte magari astrattamente attraenti ma concretamente inefficaci. Così: bisogna battere i russi in Ucraina ma senza missili Taurus e aerei Rafale, bisogna costruire due Stati per israeliani e palestinesi ma senza spiegare come sconfiggere il jihadismo che vuole distruggere gli ebrei, bisogna liberarsi dell’anidride carbonica ma non si sa come evitare la distruzione dell’industria innanzi tutto tedesca, bisogna rilanciare la difesa dell’Unione ma le decisioni si prendono in vertici a Londra e non a Bruxelles, e bisogna fare accordi con il Sud America ma ci si dimentica di convincere i settori agricoli di decisivi Stati dell’Unione. Naturalmente è meglio questa scombinata Unione che niente, però nel medio periodo – come ha spiegato non solo Trump ma anche Mario Draghi – non si andrà lontano. Perché non pensare visto il carattere naturalmente differenziato per lingue, tradizioni e religioni degli Stati membri della Ue, a un sistema di decisioni politiche come quello dell’Onu con un consiglio di sicurezza di pochi membri dotati di diritto di veto, abbandonando l’attuale sistema in cui il voto del Lussemburgo vale non di rado quanto quello della Germania? A mio avviso vanno studiate scelte di questo tipo, evitando di arrendersi a sistemi tecnocratici e a ristrette diarchie che peraltro non funzionano più, E di fronte a questa realtà non sarebbe opportuno, poi che le persone di buona volontà s’impegnassero a promuovere una riflessione bipartisan, magari a partire dall’Italia?
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