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Uffici sempre più costosi, ecco l'app che aiuta i professionisti
Oggi 08-10-25, 11:19
Affittare uno studio sta sempre più diventando un lusso. A Milano, in due anni, i canoni sono aumentati del 50%, a Roma del 28%, a Napoli oltre il 10%. Le bollette energetiche sono cresciute tra il 40 e il 50% tra il 2022 e il 2023, con un ulteriore rincaro previsto nel 2025. A pesare, anche gli aumenti dei costi del personale introdotti dal nuovo contratto nazionale. Di fronte a un quadro così gravoso, molti professionisti — dai freelance agli studi associati — stanno rinunciando alla sede fissa in favore di formule più leggere, sostenibili e scalabili. Dal margine al mainstream: il coworking è diventato essenziale Non si tratta più di una scelta alternativa. Gli spazi condivisi in Italia sono passati da 661 a oltre 1.200 in sei anni. Il fenomeno si è esteso ben oltre le grandi città: Napoli, Palermo, Bari e Catania registrano oggi i tassi di espansione più rapidi. Questo scenario riflette un cambiamento profondo nel modo di intendere il lavoro: dalla postazione fissa alla versatilità, dall’ufficio di rappresentanza alla flessibilità operativa. «Abbiamo compreso presto che il coworking non è un ripiego, ma una risposta concreta alle esigenze di una nuova generazione di professionisti che vogliono scegliere dove e come lavorare senza restare schiacciati da costi insostenibili», spiegano Carlo Junior Uggiano e Giuseppe Esposito, fondatori della piattaforma Woolkye, una startup tecnologica che consente di trovare spazi di lavoro (uffici, coworking, sale) in tempo reale. Èil Sud che ridisegna la mappa del lavoro Oltre 45.000 lavoratori hanno lasciato il Nord o l’estero per tornare stabilmente al Sud, mantenendo comunque ruoli attivi in grandi aziende. È il segno di una tendenza strutturale, non più legata all’emergenza pandemica. Le regioni e le province del Meridione stanno diventando hub professionali grazie a condizioni più favorevoli: immobili accessibili, vita meno cara, centri urbani più vivibili. In parallelo, cresce il bisogno di spazi attrezzati, gestibili in modo dinamico, senza costi fissi o burocrazie. Woolkye, la startup che converte vuoti in opportunità Woolkye nasce a Napoli con un obiettivo preciso: offrire un’alternativa al modello rigido dell’ufficio tradizionale. La piattaforma consente di prenotare postazioni operative, studi medici, sale riunioni in tempo reale, con pagamento digitale e nessun vincolo formale. È disponibile per chi ha partita Iva, ma anche per chi non la possiede. Chiunque può mettere a disposizione un proprio spazio inutilizzato, trasformandolo in risorsa. L’idea è semplice: adattare il lavoro ai bisogni reali, non il contrario. «Il nostro obiettivo non è solo facilitare le prenotazioni, ma costruire una rete di spazi che permetta a ogni lavoratore di sentirsi operativo, ovunque si trovi, con la stessa semplicità con cui si prenota una stanza d’albergo», aggiungono i due imprenditori. Numeri che confermano: dal 2% al 30% del mercato Oggi gli spazi di coworking rappresentano circa il 2% del mercato immobiliare a uso ufficio in Italia. Ma le stime più accreditate indicano un potenziale fino al 30% entro il 2030. Il mercato si sta spostando verso formule flessibili, on demand, a giornata o ad abbonamento. E con l’Italia che corre più delle medie europee, l’occasione è ora: chi intercetta questa domanda prima degli altri può diventare un attore di primo piano in una nuova economia degli spazi. Adattarsi e vincere: la versatilità come strategia A cambiare non è solo l’ambiente di lavoro, ma la mentalità. Il successo non si misura più sulla base della sede, ma sulla capacità di restare agili. Le PMI, le startup e i liberi professionisti cercano infrastrutture leggere, facilmente attivabili, capaci di ridurre al minimo gli sprechi. Anche i coworking stanno evolvendo: alcuni si specializzano per settori (tech, benessere, arti), altri integrano servizi avanzati come studi di registrazione o laboratori. È la conferma che la logica dell’adattamento è l’unica possibile in un mercato in continuo movimento. «Il vero salto culturale è capire che la produttività non è più ancorata a un luogo fisso: oggi vince chi sa muoversi, chi sa adattarsi, chi non ha paura di rimettere in discussione abitudini e schemi obsoleti», concludono Uggiano ed Esposito.
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