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Viaggio nella biblioteca dei conservatori
30-03-2025, 14:17
Conserva intatta la sua efficacia iperbolica la risposta di Giuseppe Prezzolini il quale, a chi gli domandava se esistesse in Italia una tradizione conservatrice, rispondeva di no, siccome nel Belpaese nulla vi è da conservare. Al netto della salutare provocazione del padre nobile della ideale società degli apoti (pure autore di un fondamentale Manifesto dei Conservatori) e facendo strame dei luoghi comuni e delle appropriazioni indebite, occorre al contrario riconoscere la presenza di una ideologia nazional-conservatrice anche nella cultura italiana, almeno a far data dalla fine del ‘700. Fenomeno non improbabile in una nazione come la nostra, figlia di Machiavelli, storicamente e strutturalmente concreta, realistica, pragmatica. Se lo guardiamo con occhi spassionati e alla luce di certo pensiero (si pensi a un Vittorio Alfieri, all'Ugo Foscolo londinese, a Vincenzo Cuoco, persino a un Giacomo Leopardi le cui pagine «politiche» appaiono sovrapponibili a quelle del padre Monaldo), il canone italiano appare insomma tendenzialmente conservatore o perlomeno antiprogressista per quanto si discosta da ogni forma rivoluzionaria di utopismo palingenetico. Ma, e mettendo per un attimo da parte il caso italiano, di cultura conservatrice tout court si può parlare senza temere demonizzazioni o confutazioni di sorta? Certo che si può, anzi si deve. Riesce a farlo egregiamente il volume La biblioteca dei conservatori (Idrovolante Edizioni, 260 pagine, 17 euro) di Massimiliano Mingoia. Il saggio è un viaggio intellettuale attraverso i testi che hanno contribuito a formare il pensiero conservatore. A cominciare dalla Divina Commedia dell'Alighieri, sorta di conservatore avant lettre siccome autore di un capolavoro che a noialtri italiani ha regalato una lingua comune e un'identità nazionale, almeno dal punto di vista culturale. L'introduzione immagina una visita alla biblioteca di un moderato, un luogo dove alloggiano opere di autori noti e meno noti, alcuni considerati pilastri del pensiero conservatore, altri che appartengono a filoni di pensiero più marginali, come il tradizionalismo, il populismo e la reazione. L'obiettivo è svelare come la cultura conservatrice si sia sviluppata nel tempo, partendo da figure fondamentali come Edmund Burke e François-René de Chateaubriand, passando per il pensiero politico moderno e contemporaneo, fino ad arrivare a teorie più recenti e a riflessioni sulla politica attuale. Nel testo si fa riferimento a diverse correnti del conservatorismo, da quella liberale, che si affida alla democrazia rappresentativa, al pluralismo, al libero mercato, fino a visioni più reazionarie e tradizionaliste che pongono in discussione questi valori (René Guénon, Julius Evola, Alain de Benoist). Non mancano, tuttavia, riferimenti a pensatori che pur non essendo conservatori si sono avvicinati a queste ideologie, come Giovanni Sartori e Indro Montanelli oppure a storici revisionisti come Renzo De Felice. L'autore evidenzia anche l'impatto di opere letterarie nella cultura conservatrice, con riferimenti a scrittori come Giuseppe Tomasi di Lampedusa e J.R.R. Tolkien. La biblioteca dei conservatori non si propone solo di esplorare una dottrina politica, ma di comprendere come il conservatorismo si sia evoluto nel tempo e come si inserisca nel panorama culturale più ampio, offrendo uno spunto di riflessione sui limiti e le contraddizioni di questo pensiero. Il saggio di Mingoia prova, infine, a rispondere alla domanda delle domande: Fratelli d'Italia è un partito pienamente conservatore? «I pareri degli studiosi non sono concordi – avverte l'autore -. David Broder, fin dal titolo del suo saggio sul tema, I nipoti di Mussolini è convinto che i legami con il passato siano tanti. Carlo Galli, nel già citato La destra al potere. Rischi per la democrazia? fornisce un'analisi più articolata e problematica, definisce Fratelli d'Italia «un mix post-liberaldemocratico di populismo, conservatorismo e neoliberismo nazionalistico» e aggiunge che il partito «non giunge al conservatorismo per una via liberale ma per progressivo smorzamento delle iniziali posizioni di destra». Salvatore Vassallo e Rinaldo Vignati, nel loro Fratelli di Giorgia. Il partito della destra nazional-conservatrice affermano che Fratelli d'Italia non solo sia il terzo partito della Fiamma dopo Movimento sociale italiano e Alleanza Nazionale, ma che «rappresenti, al tempo stesso, la prima compiuta realizzazione, dentro la dinamica bipolare, del progetto tentato più volte senza successo nella storia precedente della destra italiana di dar vita a un partito nazional-conservatore, inserito a pieno titolo nel sistema democratico, capace di rappresentare un elettorato molto più ampio rispetto alla comunità degli sconfitti e ai custodi della nostalgia che avevano fondato il Msi».
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