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Economia e Finanza
A Ginevra prove di disgelo tra Usa e Cina nella guerra commerciale dei dazi
Oggi 10-05-25, 10:33
AGI - Il segretario di Stato al Tesoro, il vice primo ministro: Washington e Pechino hanno inviato questo fine settimana a Ginevra dei pesi massimi per cercare di calmare le acque nella guerra commerciale lanciata da Donald Trump, i cui effetti deleteri si fanno sentire sulle due maggiori economie mondiali. I colloqui - al più alto livello da quando lo scontro è iniziato con i dazi al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca - sono previsti per oggi e domani nella città svizzera sul lago e vedranno la partecipazione del Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, del Rappresentante per il Commercio statunitense Jamieson Greer e del vice premier cinese He Lifeng. Il luogo dell'incontro è avvolto dalla massima segretezza Venerdì Donald Trump ha fatto un gesto proponendo di abbassare all'80% le tariffe punitive che lui stesso ha imposto sui prodotti cinesi. "Il presidente vorrebbe risolvere il problema con la Cina. Come ha detto, vorrebbe calmare la situazione", ha dichiarato venerdì sera su Fox News il segretario al Commercio Howard Lutnick. Il gesto rimane simbolico, poiché tariffe di questo livello sarebbero comunque insostenibili per la maggior parte delle esportazioni cinesi negli Stati Uniti. Dal suo ritorno alla Casa Bianca a gennaio, Trump ha trasformato le tariffe doganali in uno strumento politico. Il presidente Usa Ha imposto una sovrattassa del 145% sulle merci provenienti dalla Cina, in aggiunta alle tariffe preesistenti. Pechino, che ha promesso di combattere le sovrattasse "ad oltranza", ha risposto con tariffe del 125% sui prodotti americani. Di conseguenza, il commercio bilaterale si è praticamente fermato e i mercati hanno subito violenti sconvolgimenti. I colloqui in programma a Ginevra sono quindi "un passo positivo e costruttivo verso la distensione", come ha dichiarato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) Ngozi Okonjo-Iweala alla vigilia dei colloqui. Per il ministro dell'Economia del Paese ospitante, Guy Parmelin, è già "un successo" che "le due parti si parlino". De-escalation Il vicepremier cinese sembra arrivare ai colloqui con un asso nella manica. Venerdì scorso, Pechino ha annunciato un aumento dell'8,1% delle esportazioni ad aprile, un dato quattro volte superiore alle previsioni degli analisti, ma l'export verso gli Stati Uniti è diminuito di quasi il 18%. Se si deve credere ai cinesi, sono stati anche gli americani a chiedere queste discussioni. Donald Trump "non abbasserà unilateralmente le tariffe sulla Cina. Abbiamo bisogno di vedere anche delle concessioni da parte loro", ha avvertito la sua portavoce, Karoline Leavitt. "Penso che questo sia il risultato che il Presidente spera, un mondo di de-escalation in cui ricominciamo a commerciare l'uno con l'altro, e in cui lavoriamo insieme su un grande accordo", ha spiegato il Segretario al Commercio Howard Lutnick alla Cnbc giovedì. Quale risultato? "Un possibile risultato dei colloqui in Svizzera sarebbe un accordo per sospendere la maggior parte, se non tutte, le tariffe imposte quest'anno per la durata dei negoziati bilaterali", ha dichiarato all'Afp Bonnie Glaser, responsabile del programma Indo-Pacifico presso il German Marshall Fund, un think tank di Washington. Lizzi Lee, esperta di economia cinese presso l'Asia Society Policy Institute, un'organizzazione con sede negli Stati Uniti, si aspetta un potenziale "gesto simbolico e temporaneo", che potrebbe "allentare le tensioni, ma non risolvere i disaccordi fondamentali". Anche a livello "pratico" le cose si stanno incastrando, secondo Bill Reinsch, esperto del Center for Strategic and International Studies. Donald Trump vuole incontrare il suo omologo Xi Jinping, "raggiungere un accordo con lui e poi far sì che i loro subordinati si occupino dei dettagli", ha dichiarato all'Afp, mentre i cinesi "vogliono che tutte le questioni siano risolte prima di un incontro" tra i due presidenti. Xu Bin, professore presso la China Europe International Business School (CEIBS) di Shanghai, non si aspetta che i dazi tornino a un "livello ragionevole": "Anche se scenderanno, saranno probabilmente della meta' e, di nuovo, saranno troppo alti per avere un commercio normale".
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