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Economia e Finanza
Affitti brevi: stangata per i proprietari, la cedolare secca passa al 26%
Oggi 21-10-25, 16:51
AGI - L'aumento dal 21% al 26% dell'aliquota della cedolare secca per gli affitti brevi contenuto nella bozza della manovra fa discutere la maggioranza, con Forza Italia e la Lega che chiedono di rivedere la norma, e registra la contrarietà delle associazioni di settore, che parlano di "stangata". Sarebbe in corso una valutazione, a quanto si apprende da fonti di governo, per arrivare ad una possibile revisione della norma, magari con un emendamento in Commissione Bilancio in Senato. Diversi i possibili correttivi su cui si starebbe ragionando: un'aliquota rivista al 23%, come punto di incontro tra le parti, oppure una tassazione modulata soprattutto a carico delle aziende di intermediazione. Anche se, viene fatto notare dalle associazioni di settore come Pro.loca.tur, "la quasi totalità degli immobili - spiega Dario Pileri, il presidente - destinato a bed & breakfast e case vacanze viene messo in affitto proprio tramite le piattaforme on line". "Sarebbe difficile anche - aggiunge - una tassazione solamente degli immobili dati in gestione a intermediari perché comunque non si può disporre di un loro censimento, e quindi si può risalire solo al proprietario". I numeri Aigab, una delle associazioni di settore, ha stimato un impatto degli affitti brevi sul Pil nazionale di 66 miliardi nel 2024, di cui 13 miliardi da prenotazioni dirette, 52 miliardi dall'indotto e 1 miliardo da ristrutturazioni, arredi e manutenzioni. Sarebbero circa 500mila le residenze extra alberghiere presenti sulle piattaforme online turistiche. In crescita i locatori che scelgono la cedolare secca Dalle ultime statistiche del Mef si rileva il trend di continua crescita del numero dei locatori che optano per la cedolare - tra affitti brevi e locazioni lunghe a canone concordato: nel 2023 hanno esercitato l'opzione 3,1 milioni di proprietari, il gettito effettivo dell'imposta dichiarata ha oltrepassato i 3,7 miliardi di euro. Nella ripresa del turismo successiva alla pandemia di Covid, il ricorso agli affitti brevi nelle grandi citta' si e' ampliato, tra riqualificazione di alcune zone un tempo cosiddette 'popolari', desertificazione dei centri storici e spopolamento. Basti pensare che, rileva un focus dell'Agenzia delle Entrate, a Firenze le locazioni con durata inferiore a 12 mesi sono oltre il 30% del totale, a Venezia sono quasi il 17%. A Napoli, Palermo, Roma e Torino invece la quota rimane, nel 2023, al di sotto del 5%. Un'abitazione locata attraverso la piattaforma Airbnb, specifica il documento, "genera ricavi profondamente diversi, a seconda della città in cui è ubicata". Un'abitazione a Bari genera mediamente circa 6.500 euro lordi all'anno, poco piu' di 8mila euro a Napoli e circa 9mila euro a Palermo. Più alti i ricavi a Bologna e a Milano, dove i ricavi medi annui si attestano su livelli simili, circa 12mila euro, mentre salgono in modo deciso a Roma, prossimi a 20mila euro, a Firenze, circa 23mila euro, e a Venezia, in testa con oltre 26mila euro annui.
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