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Estero
Afghanistan, ospedali al collasso dopo il sisma. Il racconto della Ong Nove
Oggi 01-09-25, 15:52
AGI - In Afghanistan un terremoto di magnitudo 6 ha colpito le poverissime e remote regioni orientali, devastando intere comunità in cui la necessità di aiuti è urgente e immensa. L’ultimo bilancio diffuso dalle autorità afghane riferisce di oltre 800 morti e 2.700 feriti, ma sicuramente è destinato ad aumentare man mano che le persone intrappolate sotto le macerie verranno ritrovate. I distretti più colpiti sono quelli di Nurgul (Kunar), Kuz Kunar e Dar-e-Noor (Nangarhar). Tra i villaggi più danneggiati: Masood, Wadir (Ghazi Abad), Shomash, Arit e Sohel Tangi. “Siamo in contatto con la Farnesina per valutare la risposta umanitaria, insieme all’Unione europea e ad altri donatori. Al momento non risultano italiani coinvolti nel terremoto”, ha dichiarato da Doha Sabrina Ugolini, ambasciatrice d’Italia a Kabul. Situazione catastrofica “Il nostro staff è salvo, ma si trova di fronte a bisogni enormi e urgenti. Le comunicazioni sono parzialmente interrotte e la situazione sul campo è drammatica. Il numero di morti e feriti continua ad aumentare. La maggior parte delle vittime si trova nella provincia di Kunar, dove le strade sono ancora bloccate e gli aiuti governativi vengono consegnati solo con elicottero. Molti villaggi restano completamente isolati: per raggiungere alcune zone i soccorritori devono camminare per ore”, ha riferito Susanna Fioretti, vicepresidente di Nove Caring Humans, una ong italiana che opera da oltre 12 anni in Afghanistan. “Gli ospedali sono al collasso, manca sangue. Molti feriti sono ancora sotto le macerie. Alcuni villaggi non sono ancora stati raggiunti. Le scosse continuano, la gente è terrorizzata e ha un bisogno disperato di cibo, acqua e medicine. Stiamo lavorando senza sosta per salvare vite. Facciamo appello a chiunque possa sostenere questo intervento. Ogni aiuto è prezioso”, ha sottolineato Fioretti. Credits: Nove Caring Humans Nove è una delle pochissime organizzazioni presenti in questi territori, dove l’accesso è difficilissimo e gran parte della popolazione vive già in condizioni di estrema povertà. In particolare, nelle province di Kunar e Nangarhar - quelle colpite dal terremoto e alle prese con una storica crisi alimentare - Nove sta attuando un progetto di agro-pastorizia finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Il progetto, intitolato “Semi di Rinascita”, è incentrato sull’allevamento su piccola scala, la creazione di microimprese agroalimentari e percorsi di formazione mirata, che consentono a centinaia di famiglie nelle province orientali di raggiungere la sicurezza alimentare e gettare le basi per un futuro più stabile, puntando a migliorare concretamente la vita di oltre 6.800 persone vulnerabili, in particolare donne.
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