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Estero
Camilla in nero davanti a Papa Leone, il significato dell'abito
Ieri 23-10-25, 21:28
AGI - Durante la visita di Stato al Vaticano la Regina Camilla ha scelto un abito completamente nero, un cappotto-abito in seta nera della designer Fiona Clare e una mantilla dello stesso colore firmata dal designer di cappelli Philip Treacy. La scelta del nero non è casuale: risponde al protocollo vaticano per donne non cattoliche durante udienze o visite ufficiali presso il Pontefice, che prevede abiti modestamente neri con velo o mantilla. Camilla ha inoltre indossato dei gioielli con valore simbolico: una spilla-croce nota come “raspberry pip” appartenuta a Elisabetta II, collana di più file di perle con chiusura in diamanti, orecchini a pendente, tutti scelti per completare il look con sobrietà ma anche profondità. Sul piano della silhouette, l’abito è a maniche lunghe, alta scollatura, lunghezza al ginocchio o poco sotto, senza eccessi di colore o stampe. Il velo nero fluente e l’headpiece con piume o foglie scure donano un effetto teatrale ma controllato. Un’interpretazione moderna di un rituale antico. In sintesi: Camilla ha più puntato al rispetto istituzionale con un richiamo alla tradizione reale, con un tocco contemporaneo nell’headpiece e nella sartoria. La regina Elisabetta II nelle sue visite al Vaticano aveva mostrato una combinazione di rigore e stile tradizionale: anche lei, non essendo regina di un paese cattolico, ha indossato abiti neri per udienze ufficiali con il Papa o in visita al Vaticano. Ad esempio, nel 1980 (visita di Stato al Vaticano) indossò un abito nero in taffetà, maniche lunghe, completo di mantilla (velo nero), guanti neri, borsa nera e collane di perle. Lo stile di Elisabetta valorizzava la regalità: talvolta tiara (quando appropriato), gioielli importanti, ma sempre nel rispetto del contesto ecclesiastico. Il suo look rappresentava la continuità monarchica e l’eleganza sobria. La principessa Diana ha incontrato San Giovanni Paolo II in Vaticano il 29 aprile 1985, vestendo un abito nero in pizzo (o meglio con dettagli di pizzo) della designer Catherine Walker e una mantilla-velo in pizzo nero. Rispetto al rigore da cerimonia monarchica pura, Diana portava un tocco più moderno: silhouette più aderente, acconciatura visibile sotto il velo, dettagli personali che armonizzavano con il protocollo ma aggiungevano la sua impronta. Camilla oggi ha scelto lo stile “consorte moderna” che bilancia protocollo, moda contemporanea e simbologia. Elisabetta rappresentava la monarchia nella sua forma più formale e tradizionale, mentre Diana era una via di mezzo: regale ma con forte impronta personale. Analizzando i tre look – Camilla, Elisabetta II, Diana – emerge come in contesti istituzionali fortemente regolamentati (come una visita al Vaticano), lo stile personale sia necessariamente filtrato dal protocollo. Tuttavia ognuna ha trovato la propria modalità: Camilla ha messo l’accento su rispetto e simbolismo con un tocco moderno; Elisabetta ha incarnato la regalità tradizionale senza compromessi; Diana ha saputo unire eleganza, stile “popolare” e protocollo, rimanendo identificabile. In definitiva, il look di Camilla può essere letto non solo come una scelta estetica, ma anche come un messaggio: rispetto per la tradizione, consapevolezza del contesto ecumenico e volontà di “rappresentare” nella misura giusta. Il suo outfit in Vaticano non è solo “moda”, ma parte di un linguaggio di stato e di relazioni internazionali.
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