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Estero
Da terrorista a ospite della Casa Bianca: l'ascesa di Ahmed al Sharaa
Oggi 11-11-25, 16:55
AGI - Dalla lista dei terroristi ricercati dagli Stati Uniti all'accoglienza alla Casa Bianca da parte del presidente Donald Trump. Si può sintetizzare così l'ascesa di Ahmed al Sharaa, presidente del governo di transizione siriano, il cui passato già lo scorso maggio era stato definito dallo stesso Trump "a tinte forti". Il presidente americano non nascose la propria simpatia per Sharaa e a distanza di pochi mesi lo ha invitato alla Casa Bianca. Un invito che è valso al presidente siriano l'ingresso in un club in cui figurano i nomi di Nelson Mandela e Yasser Arafat; tutti accomunati da un passato da "terroristi", poi ricevuti a Washington. La visita di Sharaa alla Casa Bianca conferisce forza e legittimità al leader siriano. Carte da giocare sia sul piano delle collaborazioni con i governi occidentali, sia sulle prossime mosse da compiere per risollevare il Paese reduce da 14 anni di conflitto. A spianare la strada all'incontro la decisione annunciata dal Tesoro Usa di abolire le sanzioni che pendevano sullo stesso Sharaa e su altri membri del governo siriano. Trump ha accolto con favore le promesse sulla protezione delle minoranze etniche e religiose in Siria; allo stesso modo considera positivo il fatto che sia un altro Paese Nato, la Turchia, ad addestrare le truppe siriane. Sul tavolo dell'incontro i temi più spinosi hanno però riguardato Israele e i curdi di Ypg, da anni alleati e sostenuti proprio dagli Usa. La caduta del regime siriano ha spinto Israele a colpire ripetutamente la Siria con raid aerei e occupare parte del territorio siriano, in particolare il monte Hermon. Le complicate relazioni con Israele Secondo molti analisti Tel Aviv ha anche sostenuto drusi e curdi con forniture di armi. Forme di interferenza che hanno sollevato durissime critiche da parte della Turchia, ma non sono neanche piaciute alla Casa Bianca. Damasco e Washington sono al lavoro per un piano che garantisca la sicurezza di Israele nel rispetto dell'integrità e della sovranità della Siria. Secondo Reuters gli Usa potrebbero dar vita a una missione che dal sud di Damasco monitori il rispetto della non belligeranza tra Siria e Israele. Una prospettiva che trova il favore sia di Damasco che di Ankara. La situazione resta però complicata. Sharaa chiede la restituzione del monte Hermon e delle alture del Golan. Obiettivi difficili, così come difficile è l'eventualità dell'adesione della Siria agli 'Accordi di Abramo', il testo con cui l'amministrazione Trump punta a normalizzare i rapporti tra Paesi musulmani e lo stesso Israele. Il nodo curdo e la mediazione di Trump "La situazione della Siria è molto diversa da quella degli altri Paesi firmatari - ha detto Sharaa ieri -. Confiniamo con Israele e le alture del Golan sono occupate dal 1967. A queste condizioni non ci possono essere negoziati diretti, ma Trump può aiutarci a mediare". Altro nodo sono i curdi di Ypg, alleati degli Usa nella lotta all'Isis che controllano il nord est siriano, la medesima area dove stazionano mille marines. L'ambasciatore americano ad Ankara sta lavorando alla difficile integrazione dei miliziani curdi nell'esercito siriano. È tuttavia evidente che più Sharaa si avvicina a Trump più la soluzione del problema si avvicina. E per una soluzione spinge anche la Turchia, che considera Ypg terroristi ed è pronta a intervenire militarmente per evitare la creazione di uno stato autonomo curdo al proprio confine. La questione dei prigionieri ISIS Sul tavolo anche la spinosa questione delle prigioni dove sono rinchiusi miliziani e famiglie dell'Isis. Attualmente sotto il controllo dei curdi Ypg. Ankara ha dato la propria disponibilità a intervenire nella gestione delle carceri, ma in base a quanto emerso è sempre più probabile che sia Damasco a farsi carico dei prigionieri una volta che le proprie truppe abbiano portato a termine l'addestramento attualmente in corso in Turchia.
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