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Cultura e Spettacolo
"FASCISMO, RESISTENZA LIBERTÀ. Verona 1943-1945" alla Sala Boggian
Ieri 24-04-25, 14:38
AGI - La Sala Boggian del Museo di Castelvecchio, a Verona, gronda di storia. La Storia che ci riguarda tutti, specie in questi giorni. Perché qui si tenne, nel gennaio del 1944, una tra le pagine più lugubri del Fascismo: il processo farsa che condannò alla pena di morte i gerarchi fascisti protagonisti il 25 luglio antecedente di quel Gran Consiglio del Fascismo che depose Mussolini e diede il via al passaggio dalla dittatura alla rinascita democratica. Mostra "FASCISMO, RESISTENZA LIBERTÀ. Verona 1943-1945" È proprio tra queste mura, inizialmente adibite a sala di concerti, che Verona ha allestito una mostra di grande richiamo e significato, ora che ricorrono gli ottant'anni dalla Liberazione dal Nazifascismo. “FASCISMO, RESISTENZA LIBERTÀ. Verona 1943-1945” ripercorre gli avvenimenti nella città dell'Arena nel biennio horribilis in cui fu martoriata dai tedeschi, fagocitata nel vortice della Repubblica Sociale Italiana, infine liberata dagli Alleati. Allestimento innovativo Non è una esposizione tradizionale, ingessata negli oggetti messi in mostra, questa voluta dal Comune di Verona e dalla Direzione Musei Civici in collaborazione con l'Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea. I curatori Andrea Martini, Federico Melotto, Marta Nezzo e Francesca Rossi hanno puntato su un allestimento innovativo che anima un racconto emozionale combinando, nei sei capitoli della narrazione, strumenti digitali, filmati, proiezioni olografiche con personaggi storici allo specchio, documenti, manufatti, opere d'arte originali. Coinvolgimento del pubblico Lo sforzo è quello di coinvolgere il vasto pubblico e soprattutto i giovani, che di quanto accaduto ottant'anni fa non sanno forse più neanche dai ricordi dei nonni, perché sta man mano sparendo quella generazione, e gli rimane soltanto la pagina dei libri di storia. Oppure qualche film, come il coraggioso “Il processo di Verona” di Carlo Lizzani. Fu il primo regista – era il 1963 – a scegliere come protagonisti di una pellicola alcuni dei principali esponenti del regime fascista. In primis Edda e Galeazzo Ciano, e poi Pavolini, Farinacci, e gli altri quattro uccisi a fucilate insieme con Ciano: Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Carlo Pareschi, Giovanni Marinelli, mentre Tullio Cianetti la scampò avendo ritrattato ed ebbe trent'anni di carcere. Il processo di Verona La scena finale del film, boicottato all'uscita dalla famiglia Mussolini, è quella dell'esecuzione, in una livida mattina dell'11 gennaio 1944, al poligono di tiro del Forte San Procolo. Replica le riprese originali dell'ultimo atto: i cinque, seduti, danno le spalle al plotone con le armi imbracciate, soltanto Ciano, un attimo prima degli spari, si volta verso i suoi carnefici. Antefatto del processo L'antefatto si era volto sempre a Verona e ancora a Castelvecchio, teatro, il 14 novembre 1943 del Congresso voluto dal Partito Fascista Repubblicano. Vi si istituì il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato della RSI, deputato appunto a processare i firmatari dell'ordine del giorno Grandi che aveva decretato la fine del Governo Mussolini. Rassegna di Verona La rassegna di Verona – fino al 27 luglio prossimo - palpita di avvenimenti concitati. E lo fa attraverso molte fotografie inedite e documenti rari. C'è appunto l'originale del verbale della seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio 1943. Ci sono filmati d'epoca provenienti dall'Archivio Luce Cinecittà. E ancora, isole multimediali e punti narrativi che rimandano le voci di alcuni protagonisti delle vicende storiche: da Galeazzo Ciano al nazista Friedrich Boβhammer, che da Verona reggeva le fila delle deportazioni degli ebrei, alla ebrea partigiana Rita Rosani, morta in battaglia nel 1944. Arte salvata Una sezione è dedicata all'arte salvata. Nella stessa Sala Boggian, bombardata nel 1945 e ricostruita nel dopoguerra, si tenne nel 1947 una rassegna a cura dell'allora direttore dei Musei di Verona Antonio Avena in cui vennero esposte le opere messe in salvo durante gli anni della guerra e successivamente recuperate dal territorio; un vero risarcimento alla popolazione ferita dal conflitto, realizzato grazie al coraggio dei cittadini e delle istituzioni volto a preservare e proteggere il patrimonio artistico. Opere sopravvissute Ecco allora che nell'ambito di “FASCISMO RESISTENZA LIBERTA'” è esposta una selezione di quelle opere sopravvissute tra cui Eliodoro e il sacerdote Onia di Giambattista Tiepolo, la Dama delle licnidi di Peter Paul Rubens, un Tintoretto, Ritratto di ufficiale in armatura, e un'Allegoria della Speranza di Alessandro Turchi, unica opera sopravvissuta di un ciclo. Titolo significativo per l'anniversario del 25 aprile.
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