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Cronaca
Il tecnico del braccialetto elettronico non c'è, detenuto si fa tre giorni di carcere in più
03-09-2025, 17:58
AGI - Tre giorni di carcere non dovuti perché il tecnico di Fastweb, la società che gestisce i braccialetti elettronici, non si è presentato all'appuntamento per applicarglielo. Col paradosso, commenta il legale dell'uomo protagonista della vicenda, che in quel lasso di tempo "a decidere della libertà di una persona è stato un tecnico, non un magistrato". Dettagli dell'arresto e del ritardo È successo a un cittadino italiano, arrestato nel maggio scorso in esecuzione di un mandato europeo, che avrebbe dovuto lasciare la casa circondariale di Busto Arsizio il 17 giugno quando la Corte d'Appello di Milano aveva notificato ai suoi difensori l'ordinanza di concessione dei domiciliari con applicazione del braccialetto. "Il nostro cliente è stato prelevato dal carcere scortato da mezzi e agenti della polizia penitenziaria e portato a casa sua dove si sarebbe dovuto presentare all'appuntamento il tecnico - spiega all'AGI l'avvocata Laura Gusmeroli che si è occupata del caso assieme al collega Giovanni Tavernari -. Ma il tecnico non si è presentato senza nemmeno motivare la ragione dell'assenza né quel giorno e nemmeno in seguito. Solo tre giorni dopo il nostro assistito ha potuto lasciare il carcere quando si è riusciti ad applicargli il braccialetto". Le tappe della vicenda Gusmeroli ricostruisce le tappe della vicenda: "lui era detenuto da maggio, il 17 giugno è arrivato l'ok dei giudici al braccialetto ma l'applicazione non era disponibile e abbiamo dovuto aspettare il 5 luglio. Finalmente siamo riusciti a organizzare tutto e si può anche immaginare il trambusto tra agenti e camionetta creato in un piccolo paese in provincia di Varese. È possibile che un tecnico possa decidere sulla libertà di una persona scavalcando un'ordinanza dei giudici?". Precedenti e costi del ritardo A quanto pare non solo è possibile ma anche frequente. Antigone, l'associazione impegnata nella tutela dei diritti dei carcerati, riferisce che "situazioni di questo genere sono tutt'altro che rare e sono state denunciate diverse volte nel tempo. È un problema per la persona, che è dovuta rimanere in carcere più del tempo previsto, ma anche un costo economico e di personale per lo Stato nell'organizzare per due volte il servizio di scorta".
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