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Estero
Iran: grande attesa per i colloqui sul nucleare, tutto nelle mani di Witkoff e Araghchi
11-04-2025, 00:22
AGI - Grande attesa questo fine settimana in Oman per i colloqui sul programma nucleare di Teheran tra l'inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Come ha riferito la portavoce della Casa Bianca, Keroline Leavitt, domani (sabato) a Muscat i due si incontreranno di persona, nonostante l'Iran negli ultimi giorni abbia insistito sul fatto che i negoziati dovranno essere "indiretti". Il dipartimento di Stato ha tuttavia tenuto a precisare che non saranno trattative vere e proprie, ma si tratterà di "determinare ciò che è possibile discutere". WITKOFF: IL MILIARDARIO CHE CONQUISTÒ TRUMP CON UN PANINO È stato scelto da Trump come inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, conducendo poi anche i colloqui in Ucraina. Eppure prima di questo incarico, Steve Witkoff, non ha mai avuto alcuna esperienza in politica estera. Magnate immobiliare e miliardario, Witkoff, 66 anni, è cresciuto nel Bronx e prima di diventare un avvocato d'affari di successo ha fatto fortuna nel settore immobiliare. L'amicizia con Trump è scoppiata nel 1986, alle 3 del mattino, in una bottega di Manhattan: il futuro presidente degli Stati Uniti non aveva contanti, Witkoff gli comprò un panino col prosciutto e il formaggio. Da quel momento il loro rapporto si è consolidato anno dopo anno. Nella sua nuova veste diplomatica è stato il primo funzionario statunitense a visitare Gaza dall'inizio della guerra con Hamas del 7 ottobre 2023. Trump gli ha attribuito il merito di aver siglato una tregua, che ha permesso il rilascio di 25 ostaggi israeliani vivi e la restituzione di otto corpi. Cessate il fuoco che poi è crollato due mesi dopo. Witkoff ha difeso la tanto discussa proposta di Trump di voler "impadronirsi" del territorio palestinese e spostare i suoi due milioni di abitanti. "Quando il presidente parla di ripulirlo, parla di renderlo abitabile, e questo è un piano a lungo termine", ha comunicato l'inviato speciale ai giornalisti in un incontro alla Casa Bianca. Ma non solo Medio Oriente. Witkoff ha anche guidato i negoziati sull'Ucraina ed era in Russia per incontrare il presidente russo Vladimir Putin quando è scoppiato il 'Signalgate', lo scandalo che ha coinvolto il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e altri funzionari statunitensi. Lo stesso Witkoff ha attirato le critiche del leader ucraino Volodymyr Zelensky per le sue lodi a Putin e per essere sembrato legittimare l'annessione di parti dell'Ucraina da parte della Russia durante un'intervista a Fox News. A marzo, è stato anche in Arabia Saudita per i colloqui sull'Ucraina. Witkoff ha espresso ottimismo sull'esito dell'incontro, auspicando che serva ad aprire la strada a un cessate il fuoco "completo". Ma anche sul fronte russo-ucraino, ad oggi, la guerra prosegue in tutta la sua ferocia. ARAGHCHI: L'UOMO CHIAVE DELL'ACCORDO NUCLEARE DEL 2015 Diplomatico di carriera e architetto chiave dell'accordo nucleare del 2015, Abbas Araghchi proverà a convincere gli Stati Uniti a revocare le sanzioni punitive contro l'Iran. Il 62enne, che proviene da una famiglia di commercianti di tappeti, parla correntemente l'inglese e ha una lunga carriera con diversi ruoli nel ministero degli Esteri iraniano. Noto per il suo comportamento calmo e per il suo outfit con abito, camicia bianca e colletto alla coreana senza cravatta - look standard tra i diplomatici iraniani - Araghci dopo la laurea ha conseguito un dottorato in pensiero politico presso l'Università del Kent in Inghilterra. Dopo la rivoluzione islamica del 1979, Araghchi si è unito al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e ha prestato servizio in prima linea durante la guerra Iran-Iraq negli anni '80. Poi l'ingresso nel ministero degli Esteri come esperto di affari internazionali. Nominato ministro degli Esteri a luglio, dopo che il presidente Masoud Pezeshkian, che ha chiesto di rilanciare i colloqui con l'Occidente, è stato il capo negoziatore dei colloqui culminati nel 2015 nello storico accordo nucleare (Jcpoa) con il P5+1 e l'Unione Europea, che ha imposto restrizioni al programma iraniano in cambio di un alleggerimento delle sanzioni di Teheran. Piano poi crollato dopo che gli Stati Uniti, durante il primo mandato di Donald Trump, si sono ritirati unilateralmente re-imponendo pesanti sanzioni economiche a Teheran. Araghchi rimane un fervente sostenitore dell'accordo, sebbene in una recente intervista con l'agenzia di stampa Khabar Online abbia affermato che il piano del 2015 "non può essere rianimato nella sua forma e nel suo testo attuali". "Il nostro programma nucleare è avanzato in modo significativo e non possiamo più tornare alle condizioni del Jcpoa", ha detto, aggiungendo che l'accordo "può ancora essere una base e un modello per i negoziati".
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