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Cronaca
La Cassazione: sulla carta d'identità dei minori torna la dicitura 'genitori'. No a "padre" e a "madre"
09-04-2025, 21:27
AGI - Sulla carta d'identità dei figli minori torna la dicitura 'genitori' al posto di 'padre' e 'madre'. Lo ha stabilito la Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dal ministero dell'Interno contro la decisione della Corte d'appello di Roma di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale al contrario era stato eliminato il termine 'genitori' sulla carta d'identità dei figli per tornare a 'padre' e 'madre', un'idea voluta da Matteo Salvini, all'epoca alla guida del Viminale. Per i giudici delle sezioni civili della Suprema Corte la dicitura 'padre' e 'madre' "è irragionevole e discriminatoria" perchè non è rappresentativa dei diversi tipi di famiglie che esistono al giorno d'oggi. Nuclei familiari in cui i minori possono avere due madri o due padri. Il caso specifico all'esame della Suprema Corte riguardava i contenuti della carta d'identità elettronica di un minore, figlio di due madri, una naturale e una di adozione, che avevano fatto ricorso alla "step child adoption". Il tribunale di Roma aveva "disposto di indicare solo il termine 'genitore' nel documento, quale scelta obbligatoria, affinchè la carta d'identità, "valida per l'espatrio, desse una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che aveva il diritto a ottenere una carta d'identità, utile anche per i viaggi all'estero, che rappresentasse la sua reale situazione familiare. Un diritto che il modello Cie, predisposto dal Viminale - si legge -, non può garantire perchè non rappresenta tutte 'le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione". Nel giudizio di secondo grado, a seguito del ricorso in appello sollevato dal ministero dell'Interno, la corte condivideva il contenuto delle difese delle due donne laddove "ricordavano che secondo la giurisprudenza della Consulta e della Corte di legittimità anche l'adozione del minore in casi particolari produceva effetti pieni e faceva nascere relazioni di parentela con i familiari dell'adottante, cosicchè non era possibile stabilire delle regole in base alle quali sulla carta d'identità potessero essere indicati dati personali difformi dalle risultanze dei registri da cui quei dati erano estratti". L'effetto finale, irragionevole e discriminatorio, dell'assunto del Ministero, sarebbe stato quello di precludere al minore di ottenere una carta d'identità valida per l'espatrio, per le deficitarie caratteristiche della stessa, solo perchè questi era figlio naturale di un genitore naturale e di uno adottivo dello stesso sesso. Ed evidenziava che l'esistenza di istituti come l'adozione in casi particolari, che poteva dar luogo alla presenza di due genitori dello stesso sesso (l'uno naturale, l'altro adottivo), dimostrava che le diciture previste dai modelli ministeriali (padre/madre) non erano rappresentative di tutte le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione". Insomma, il decreto voluto da Salvini, prevedendo che la parola "genitori" fosse sostituita dalle parole "madre e padre", non solo contrastava con lo specifico contenuto della disposizione di legge, che si riferisce ai "genitori" come soggetti richiedenti il rilascio del documento stesso e presenti assieme al minore durante il viaggio all'estero, ma astringeva anche il diritto di ciascun genitore di veder riportata sulla carta d'identità del figlio minore il proprio nome, in quanto consentiva un'indicazione appropriata solamente per una delle due madri e imponeva all'altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità ("padre") non consona al suo genere". Il principio che ha regolato la decisione della Cassazione è che l'interesse del minore deve sempre prevalere: il bambino ha diritto a crescere in un contesto stabile e riconosciuto, con situazioni familiari che siano chiare anche agli occhi della burocrazia statale che invece non riesce a capacitarsi di come si siano evolute le famiglie moderne. Reazioni della politica Inutile dire che la sentenza della Cassazione ha fatto e farà discutere. "Salvini al ministero dell'Interno era anche questo: una crociata senza senso contro le inesistenti parole 'Genitore 1' e 'Genitore 2' sui documenti che aveva fatto sostituire con 'Padre' e 'Madre' a costo, diceva lui, di essere un 'troglodita'. Bene - ha ricordato il segretario di +Europa, Riccardo Magi -, ci sono voluti anni ma la Cassazione ha finalmente messo fine ad una norma nata solo per discriminare. Perchè sui documenti dei bambini ci sarà scritto solo 'genitore' proprio nel interesse di tutte e tutti loro, di tutte le famiglie. Perchè genitore è chiunque ami i propri figli, troglodita è chi discrimina". Parole non condivise dalla deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito: "La Cassazione cancella mamma e papà, che per fortuna sono irrinunciabili per la natura e il buonsenso. Non ci arrenderemo mai". Per la senatrice Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5s a Palazzo Madama "ci sono voluti tre gradi di giudizio per riaffermare il buon senso e la dicitura che da sempre abbiamo avuto sui documenti: genitori. Salvini e la sua testa di legno Piantedosi sfidano il ridicolo, danneggiano i minori, espongono il ministero degli Interni al pubblico ludibrio, e per cosa? Per realizzare i piani dei Pro Vita e seminare odio e divisioni nella società civile. Bene dunque che la sentenza abbia definito discriminatorio e illegittimo privare il minore di una carta elettronica che non sia esattamente rappresentativa della sua reale famiglia e di come essa è composta; peccato si siano dovuti disturbare giudici, tribunali, Cassazione, per riaffermare l'ovvio". "Ancora una volta la Cassazione - è, invece, l'osservazione del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri - si dimostra la 'Superba Cassazione' che decide secondo orientamenti più politici che giuridici. Per me resta insuperabile l'uso delle diciture 'padre' e 'madre'. Ma la Cassazione evidentemente, come molti settori della magistratura, preferisce una valutazione politica di parte a una valutazione giuridica che segua, non solo i principi del diritto positivo, ma anche del diritto naturale. La Cassazione sbaglia. E quindi la sua credibilità continua a precipitare in maniera vorticosa".
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