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Estero
La diaspora iraniana in Italia divisa da "un mix di emozioni"
Ieri 13-06-25, 12:17
AGI. - Lontano da Teheran, la reazione e i sentimenti sono ancora indefinibili, soprattutto per chi è critico del regime, ma allo stesso tempo ha un'intera famiglia che questa notte ha sentito tremare la propria casa a causa degli attacchi israeliani. Nel mirino i siti nucleari iraniani, dall'impianto di Natanz - attualmente sottoposto al controllo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica - alle raffinerie di Tabriz nel nord-ovest, fino a Esfahan, Arak e Kermanshah. Ma non solo infrastrutture: tra i colpiti da Israele anche figure militari apicali, tra cui Mohammad Bagheri, dal 2016 capo di stato maggiore delle forze armate della Repubblica Islamica. Per questo motivo, spiega all'AGI, un'imprenditrice iraniana residente in Italia da quasi vent'anni, che ha chiesto l'anonimato per questioni di sicurezza, in questo momento si vive un "mix di emozioni". "La mia famiglia vive a Teheran, ho parenti che abitano vicino a uno dei luoghi colpiti dall'esercito israeliano. Questo è il più grande attacco dalla guerra con l'Iraq negli anni Ottanta. Certamente, tutti, io compresa, abbiamo paura dello scoppio di una guerra, ma - sottolinea - c'è anche molta felicità per l'eliminazione di alcuni importantissimi uomini del regime". Il riferimento non è solo a Bagheri, ma anche a Hossein Salami, Maggior Generale, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, tra le figure di spicco rimaste uccise dagli attacchi condotti da Tel Aviv. "Quando vediamo chi sono le persone eliminate, non si può essere dispiaciuti", ribadisce. Che un attacco fosse in procinto di arrivare era prevedibile, soprattutto dopo le ultime dichiarazione israeliane degli ultimi giorni. "Ma non di questa portata". "La percezione era che qualcosa stesse per accadere. Ma si pensava fosse limitato ai siti nucleari, e in ogni caso non a Teheran". Da settimane le minacce di Netanyahu e del suo governo erano chiare ed esplicite: "Non permetteremo a Teheran un ulteriore arricchimento dell'uranio". Le parole del primo ministro israeliano facevano eco a quelle di Trump e dell'intera amministrazione Usa, da mesi a colloquio con l'Iran per trovare un accordo proprio sul nucleare. "Il rifiuto categorico dell'ayatollah Khamenei di rinunciare all'arricchimento dell'uranio in qualsiasi eventuale accordo è la causa di questo attacco" aggiunge l'imprenditrice all'AGI "E gli iraniani sono molto arrabbiati per questo, perchè un accordo con gli Usa andava raggiunto a ogni costo. Ora invece, l'Iran è ancora più isolato e circondato da nemici. E la preoccupazione maggiore adesso è per la risposta di Teheran, con il rischio di un conflitto che coinvolga tutta l'area mediorientale".
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