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Cronaca
La riforma della Curia Romana
Ieri 21-04-25, 11:11
AGI - Papa Francesco ha pubblicato quasi a sorpresa la costituzione apostolica Praedicate Evangelium il 19 marzo 2022, che prende il posto della Pastor Bonus di Giovanni Paolo II e va a ridisegnare la struttura della Curia a partire dal 5 giugno successivo, Domenica di Pentecoste. Un passaggio epocale per il governo della Chiesa, a 34 anni dalla Pastor bonus, e allo stesso tempo una delle principali eredità che il pontificato di Francesco lascerà ai suoi successori. Il documento vede la luce dopo nove anni di lavoro del Papa col “Consiglio dei cardinali”, e di revisioni sul piano giuridico e canonico. La Curia, la struttura politico-amministrativa della Santa Sede, cambia nella forma e nella organizzazione come anche nella sostanza: le si impone un nuovo profilo, inedito. Quello della «conversione missionaria». Un aspetto che, oltre che dal titolo del documento - «Predicate il Vangelo» - emerge visibilmente dal fatto che il primo Dicastero della Curia, a parte la Segreteria di Stato che diventa “Segreteria papale”, non sarà più la Congregazione per la Dottrina della fede, com'era nella Pastor Bonus, ma il nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione. Questo va ad accorpare i precedenti Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli - ex Propaganda Fide - e Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione. A presiedere personalmente la nuova struttura il Pontefice in persona, affiancato da due pro-prefetti. Il cuore della revisione: il Dicastero per il Servizio della Carità Il vero cuore della revisione però è rappresentato dalla nascita di un Dicastero per il Servizio della Carità, l'ex Elemosineria Apostolica, guidato in veste di prefetto dall'Elemosiniere di Sua Santità (attualmente il cardinale polacco Konrad Krawjeski). L'indicazione è chiara: il Vangelo deve essere predicato con le parole, ma soprattutto con le opere. Non a caso il cardinale Krajwski assume un ruolo particolare in occasione delle due grandi emergenze umanitarie che caratterizzano gli anni del pontificato bergogliano: l'immigrazione e la guerra in Ucraina. Oltre a ciò vengono accorpati anche il precedente Consiglio della Cultura e la Congregazione per l'Educazione Cattolica: formano un unico Dicastero per la Cultura e l'Educazione. Importante e delicata la decisione di far entrare Commissione per la tutela dei minori nel Dicastero per la Dottrina della Fede, pur continuando a operare con norme proprie e con un presidente e un segretario propri (il presidente è il cardinale statunitense Sean O'Malley). Ai 16 Dicasteri si aggiungono gli Organismi di giustizia, quindi gli Organismi economici, già introdotti dai precedenti interventi del Papa (tra le novità, il fatto che l'Apsa – l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica - si avvarrà del “supporto strumentale” dello Ior). Infine i cosiddetti “Uffici”. Un aspetto di svolta radicale è quello dei possibili ruoli di vertice dei laici nel governo della Chiesa, già sperimentati da qualche anno, ad esempio nel Dicastero per la Comunicazione, ma che nella Praedicate Evangelium trovano definitiva collocazione in sede normativa. Ed è un cambiamento che attinge a una prospettiva finora del tutto inedita, ma che si innesta nella teologia sul laicato del Concilio Vaticano II. «La potestà di governo nella Chiesa non viene dal sacramento dell'Ordine, ma dalla missione canonica», l'ha sintetizzata padre Gianfranco Ghirlanda, teologo e canonista, ex rettore della Gregoriana, tra i cardinali creati da Bergoglio. «Qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un Organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di quest'ultimi», recita la Praedicate Evangelium nei “Principi e criteri per il servizio della Curia romana”. Insomma, tutti - e dunque anche fedeli laici e laiche - possono essere nominati in ruoli di governo della Curia. Ma con le innovazioni non ci si ferma qui. Non ci saranno più, stabilisce Papa Francesco, cariche senza fine e posizioni “intoccabili” di potere. Per i chierici e i religiosi in servizio nella Curia romana il mandato è quinquennale e può essere rinnovato solo per un secondo quinquennio, concluso il quale tornano alle rispettive diocesi e comunità.
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