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Estero
La Siria ripiomba nel caos, alawiti nel mirino
08-03-2025, 03:16
AGI - Tre mesi dopo la fuga di Assad la Siria è ripiombata nel caos. Dopo che nella giornata di ieri, nella regione costiera di Latakia, gli scontri tra le nuove autorità siriane e gli uomini armati affiliati a un ex comandante di un'unità d'elite di Bashar al-Assad avevano causato la morte di 78 persone, oggi sono stati giustiziati altri 69 membri della minoranza alawita, la stessa a cui apparteneva l'ex presidente. È stato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, attraverso un reportage, a dare la notizia delle esecuzioni avvenute nelle città di Al Hafa, Al Mojtareya e Al Sher, sempre nella provincia costiera di Latakia, un ex feudo della famiglia Assad. Le violenze di ieri hanno visto gli attacchi più feroci contro le nuove autorità del Paese da quando Assad è stato estromesso a dicembre dal gruppo erede di Al Qaeda, Hayat Tahrir al-Sham. Il reportage dell'Osservatorio si basa su video verificati e sulle testimonianze ricevute dai parenti dei morti. I filmati sono terribili e mostrano decine di corpi in abiti civili ammucchiati nel cortile di una casa, donne che piangono e uomini in abiti militari che sembrano ordinare a tre persone di strisciare a terra l'una dietro l'altra prima di aprire il fuoco su di loro a distanza ravvicinata. Una fonte del ministero dell'Interno siriano ha affermato all'agenzia di stampa statale Sana che nelle ultime ore si sono verificate "violazioni individuali" e le autorità si sono impegnate a porvi fine. A seguito degli scontri le forze governative siriane hanno imposto il coprifuoco fino a domani nelle intere province di Latakia e Tartus - cuore della minoranza religiosa alawita - e anche a Homs, la terza città più grande della Siria. Secondo quanto dichiarato da un funzionario della sicurezza l'operazione "ha preso di mira i resti delle milizie di Assad e coloro che le hanno sostenute", invitando i civili a "rimanere nelle loro case". In base all'ultimo bilancio dell'Osservatorio, sono oltre 150 le persone uccise in Siria da quando sono scoppiati gli scontri. Tra le 78 persone uccise ieri nei combattimenti, 37 sono membri delle forze di sicurezza, 34 uomini armati e sette civili. L'Osservatorio ha anche riferito di decine di feriti e altri fatti prigionieri da entrambe le parti. Mustafa Kneifati, funzionario della sicurezza a Latakia, ha affermato che le operazioni seguono "un attacco ben pianificato e premeditato, dei gruppi di miliziani di Assad". "Ripristineremo la stabilita' nella regione e proteggeremo la proprieta' del nostro popolo", ha aggiunto. Gli scontri di ieri hanno visto le forze di sicurezza condurre attacchi con elicotteri dopo essersi scontrati con uomini armati fedeli al comandante delle forze speciali dell'era Assad, Suhail al-Hassan, nel villaggio di Beit Ana. Gli attacchi avevano spinto i leader della comunità alawita a indire "proteste pacifiche". Sempre secondo l'Osservatorio, le tensioni sono scoppiate dopo che i residenti di Beit Ana, il luogo di nascita di Suhail al-Hassan, hanno impedito alle forze di sicurezza di arrestare una persona ricercata per il commercio di armi. Diversi lealisti di alto rango di Assad sono fuggiti dopo la cacciata dell'ex presidente, ma molti altri rimangono nel Paese. Da allora le nuove forze di sicurezza siriane hanno condotto vaste campagne cercando di sradicarli dai suoi ex bastioni. I residenti e le organizzazioni hanno denunciato violazioni durante tali campagne, tra cui sequestri di case, esecuzioni sul campo e rapimenti, che le autorità hanno descritto come "incidenti isolati". Paesi e leader internazionali hanno commentato la situazione nel Paese. L'Arabia Saudita e la Turchia hanno ribadito il loro sostegno alle nuove autorità, mentre la Russia - storico alleato di Assad - ha manifestato la propria preoccupazione sul deterioramento della situazione in Siria e ha invitato i leader siriani "a fare tutto il possibile per fermare rapidamente lo spargimento di sangue ed evitare vittime tra i civili". L'Iran, un altro Paese storicamente vicino alla Siria di Assad, ha preso le distanze dal regime oggi al potere, negando qualsiasi relazione con l'attuale governo. "La Repubblica islamica dell'Iran è attualmente solo un osservatore degli affari siriani", ha detto il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Israele - che confina con il sud-ovest della Siria - è intervenuto duramente sulla repressione degli alawiti messa in atto dal presidente ad interim siriano Ahmed al Sharaa. Attraverso un post su X del ministro degli Esteri, Israel Katz, Al Jolani (vecchio nome di battaglia del presidente, ndr) è stato definito "un terrorista jihadista della scuola di Al-Qaeda". Katz, ha inoltre, avvisato che "Israele si difenderà da qualsiasi minaccia proveniente dalla Siria, resterà nelle zone di sicurezza e sul Monte Hermon e proteggera' sia le comunità del Golan e della Galilea che la popolazione drusa locale". Anche il segretario generale di Unrwa, Philippe Lazzarini, è intervenuto sulla complicata situazione del Paese, annunciando che un funzionario dell'agenzia è rimasto ucciso negli scontri in corso. L'Onu, attraverso il suo inviato per la Siria, Geir Pedersen, ha espresso preoccupazione per le notizie di scontri e omicidi nelle zone costiere tra le forze dell'autorità provvisoria siriana e miliziani fedeli al regime del presidente deposto Bashar al-Assad. È necessario, ha sottolineato, "che tutte le parti mostrino immediatamente moderazione e un totale rispetto del principio di protezione dei civili in linea con il diritto internazionale".
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