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Estero
L'agenda di Erdogan all'Onu. Incontri con Macron e Trump
Oggi 22-09-25, 11:01
AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è sbarcato a New York per l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ma soprattutto per un attesissimo faccia a faccia con il presidente americano Donald Trump. "Ci vedremo e parleremo, per noi il Medio Oriente è una questione vitale", ha detto Erdogan al primo contatto con la stampa e con la folla negli Usa. Un modo per chiarire l'agenda e rispondere anche all'opposizione, secondo cui l'acquisto di 300 aerei Boeing costituirebbe in realtà il tema al centro dell'incontro. Erdogan incontrerà Trump il 25 settembre a Washington, dove volerà dopo l'assemblea generale Onu e un intenso programma di incontri. Oggi sono previsti i bilaterali con il principe del Kuwait Al-Sabah e con il premier canadese Mark Carney. Lo sguardo verso Gaza Erdogan ha espresso soddisfazione per il riconoscimento della Palestina da parte di Ottawa e lancerà un appello agli altri Paesi membri anche nel discorso all'Assemblea (il quarto in scaletta). Il leader turco, già prima del 7 ottobre, aveva sollevato la necessità di una soluzione che preveda la nascita di uno Stato palestinese compreso entro i confini del 1967 e aveva criticato il sistema delle Nazioni Unite con la ormai celebre frase "il mondo è più grande di 5 Paesi". Temi che prevedibilmente finiranno anche nel discorso di domani, uniti a una critica feroce a Israele. Sempre nel programma di domani figura un bilaterale con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. In seguito il leader turco incontrerà gli imprenditori del proprio Paese attivi negli Usa e parteciperà con la moglie Emine al ricevimento previsto presso il Lotte Palace dove saranno presenti anche Trump e la first lady Melania. L'incontro con Macron e il futuro della Siria Mercoledì in agenda figurano gli incontri con il presidente francese Emmanuel Macron, da cui Erdogan ha già detto di aspettarsi il riconoscimento della Palestina, con l'omologo vietnamita Luong Cuong e con il presidente del governo transitorio della Siria, Ahmed Al Sharaa. Una Siria stabile e unita rappresenta una priorità per la Turchia. Erdogan lo ha ribadito prima di partire per New York. Al Sharaa ha invece ricordato che una possibile operazione militare turca contro le milizie curde di Ypg "è una opzione sul tavolo". Una possibilità destinata a concretizzarsi nel caso le milizie Ypg non accettassero di essere integrate nell'esercito siriano entro dicembre, come previsto dagli accordi. La Siria, così come la Palestina, sono destinate a finire al centro dell'incontro con Trump. Proprio gli Usa hanno in passato garantito armi e sostegno a Ypg scatenando l'ira di Ankara. Allo stesso tempo la divergenza di vedute sulle operazioni militari a Gaza e sull'occupazione della Cisgiordania appare insanabile. I due Paesi puntano inoltre a sviluppare i rapporti economici e il legame nell'ambito della Difesa, rimasto incerto a causa dei dissapori creatisi negli ultimi anni, dopo che il Congresso ha bloccato la cessione degli aerei da guerra (prima F35 poi F16) ad Ankara. In seguito al ritorno alla Casa Bianca del tycoon tra i due sono intercorse diverse telefonate e svariate dichiarazioni di stima reciproca condite da rosee aspettative di pace e amicizia. Il faccia a faccia del 25 settembre chiarirà la direzione che i rapporti tra Turchia e Stati Uniti prenderanno nei prossimi anni.
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