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Cronaca
“La Torre dei Conti un paziente fragile. Serve un piano di sicurezza su scala nazionale”
Oggi 04-11-25, 18:38
AGI - “Un paziente dallo scheletro potenzialmente molto fragile come migliaia di monumenti storici in Italia. Serve una diagnosi mirata sui singoli, una cartella clinica per ogni struttura. E mai come ora, è tempo di schierare un esercito composto dai migliori ingegneri, geologi, architetti e costruttori del nostro Paese per guidare un piano nazionale di valutazione e miglioramento della sicurezza di case, scuole, ospedali, chiese ed edifici storici”. Stefano Pampanin, docente ordinario di Tecnica delle costruzioni alla Sapienza, non si può sbilanciare sulle cause che hanno portato al collasso della Torre dei Conti, ai Fori Imperiali ma non esclude una “correlazione” con il terremoto di magnitudo 3.3 registrato sulla costa laziale, sabato scorso alle ore 22.47. Vittima del crollo l'operaio rumeno Octay Stroici, 66 anni, estratto dopo 11 ore dalle macerie e morto al pronto soccorso del Policlinico Umberto Primo. Il sisma sulla costa laziale “Questi edifici storici – spiega Pampanin all’AGI - sono particolarmente delicati. Sassi, mattoni e malta di scarsa qualità sono le componenti di base di una struttura muraria già compromessa dal tempo e da terremoti precedenti. Non abbiamo ancora in mano i dati tecnici sulle cause del collasso parziale". "Tuttavia non si può escludere che il sisma di sabato 1 novembre abbia provocato uno scuotimento al terreno anche ai Fori Imperiali con caratteristiche in frequenza e ampiezza non trascurabili per la Torre. Comportando sforzi, deformazioni e quindi livelli di danno aggiuntivi nella torre e superiori ai livelli di resistenza locali in uno o più punti, con la conseguente perdita di equilibrio ed effetto catastrofico osservato con la ripresa dei lavori di ristrutturazione nella giornata di lunedì”. Uno scheletro vulnerabile e già deteriorato Un pre-danno, ipotizza sempre l’esperto, che potrebbe aver caricato di ulteriore pressione uno ‘scheletro’ vulnerabile e già deteriorato. Fino al parziale collasso. Come durante una delicata operazione chirurgica su un paziente particolarmente delicato e fragile, questo il ragionamento del professore, è molto difficile prevedere con esattezza i rischi legati alle operazioni di rinforzo e miglioramento della sicurezza di questi pazienti-edifici. Agire sul ‘corpo-edificio’ insomma è un’operazione complicata legata ad una molteplicità di fattori. Le complicanze si possono mitigare ma non annullare. Il caso della Torre civica di Pavia Il pensiero del docente, nato e formato a Pavia prima di trasferirsi in Nuova Zelanda per sedici anni a partire dal 2002, va al 17 marzo 1989. Quella mattina la Torre Civica di Pavia si piegò su se stessa improvvisamente. Il crollo uccise quattro persone. “Le cause non sono ancora state determinate con esattezza. Si è introdotto il concetto di ‘fatica’ delle strutture murarie”, osserva. “Purtroppo nonostante i protocolli di intervento siano tra i più avanzati al mondo, il rischio non si può eliminare ma solo ridurre”. "Serve un esercito di tenici in campo" E in questo scenario, il docente sollecita un’azione coordinata tra le migliori menti e portatori di interesse (stakeholders) del Paese sul piano della sicurezza. Sulla scia del modello neozelandese - Pampanin era nel team di scienziati in campo e Presidente eletto della Associazione Nazionale di Ingegneria Sismica neozelandese – che risollevò il Paese dopo la sequenza di terremoti a Christchurch (185 morti) nel 2010-2011. “Schieriamo ingegneri, architetti, geologi, costruttori per una campagna su tutto il territorio. Un’armata di tecnici per far partire un piano nazionale di valutazione della sicurezza del costruito e riduzione del rischio. In modo da avere una lista di priorità di interventi basata sul rischio di crollo, a salvaguardia sia della vita umana sia del patrimonio costruito esistente”, sollecita. Restauro e sicurezza: un equilibrio delicato “Come principio generale negli interventi di rinforzo e restauro il valore estetico del monumento non deve penalizzare la salvaguardia della vita umana", osserva ancora il professore. La Torre di Pisa e la Torre del Maino a Pavia Ad esempio sulla Torre di Pisa (oggetto nel 1997 della tesi di laurea di Pampanin) "le commissioni predisposte per la sua salvaguardia nei secoli hanno agito per portarla ai posteri del secolo successivo non per raddrizzarla”, spiega ancora il docente. Un altro esempio è la Torre del Maino a Pavia “dove sono stati applicati dei tutori, ovvero delle piastre di acciaio negli angoli con barre passanti ben visibili e reversibili per metterla in sicurezza”.
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