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Cronaca
Le agromafie raddoppiano gli affari. Valgono 25 miliardi di euro
Oggi 20-05-25, 13:55
AGI - Le mafie non mollano la presa nel settore agroalimentare, tutt'altro: in dieci anni il business è salito a quota 25,5 miliardi di euro, raddoppiando il volume d'affari e dimostrando una grande capacità nel recuperare in breve tempo il terreno perso con la pandemia da Covid. In più, hanno esteso la loro azione a ulteriori, e anche nuovi, ambiti: dal caporalato alla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, dal controllo della logistica all'appropriazione di terreni agricoli e fondi pubblici, fino all'usura, al furto e, di recente, anche al cybercrime. Rapporto sui crimini agroalimentari A delineare questo quadro decisamente preoccupante è l'8^ Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti con Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie e presentato oggi al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, sede di Coldiretti. Il Rapporto evidenzia che il settore agroalimentare è diventato sempre più attrattivo per le organizzazioni criminali, che incrementano i tentativi di estendere i propri tentacoli su molteplici asset legati al cibo. Sfruttamento degli immigrati Un esempio nitido è lo sfruttamento degli immigrati attraverso il caporalato, gestito da reti criminali italiane e straniere. Una novità rilevante emersa con l'analisi del Rapporto riguarda la nascita di organizzazioni transnazionali tra Italia e Paesi extra-europei, che agiscono come agenzie informali di intermediazione illecita della manodopera agricola. Indagini recenti hanno rivelato come queste reti, sfruttando anche i decreti flussi, organizzino l'arrivo di lavoratori dal subcontinente indiano (soprattutto India e Bangladesh), in cambio di ingenti somme. Una volta in Italia, questi lavoratori vengono sfruttati, privi di tutele, e costretti a lavorare per saldare il debito contratto, magari destinati ad altri settori, mentre gli imprenditori agricoli si ritrovano senza manodopera. Imprese senza terra E questo un meccanismo che si basa principalmente sul fenomeno delle "imprese senza terra". Si tratta di realtà che assumono la forma giuridica di cooperative e che si propongono alle aziende agricole come fornitrici di addetti per le varie attività, soprattutto stagionali. Ai lavoratori viene imposta l'adesione formale alla cooperativa, ma questa non porta in realtà nessun vantaggio. Al contrario, le retribuzioni possono risultare fino al 40% inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti nazionali o provinciali, all'insaputa delle stesse aziende agricole che pagano il servizio direttamente alla cooperativa. Altri settori colpiti Ma le agromafie non si fermano a questo business 'storico' e al tempo stesso 'evoluto', visto che usano le pieghe della burocrazia per promuovere il credito illegale, acquisire aziende agricole e riciclare denaro, mentre gli imprenditori subiscono minacce e danni per cedere terre e attività, anche a causa della crisi legata alle tensioni internazionali e all'aumento dei costi di produzione che ha caratterizzato questi ultimi anni, indebolendo molte imprese. E in questo caso l'obiettivo principale sono i fondi pubblici e il controllo di mercati e appalti, con l'aiuto di professionisti compiacenti e documenti falsi. Le infiltrazioni mafiose nel settore si estendono quindi a ristorazione, mercati ortofrutticoli e grande distribuzione, senza risparmiare vere e proprie frodi alimentari, con prodotti adulterati o senza etichetta, spesso venduti nei discount. I settori più colpiti con l'adulterazione sono quelli di vino, olio, mangimi e riso, ricorrendo all'uso di agrofarmaci vietati e false certificazioni bio da importazioni dell'Est Europa. Un capitolo a parte è poi rappresentato dal dilagare del cosiddetto "Italian Sounding" e delle frodi sul packaging. Crisi della filiera agroalimentare Per il presidente di Eurispes, "la crisi internazionale e i cambiamenti climatici stanno mettendo in crisi la filiera agroalimentare, che appare sbilanciata a favore della distribuzione e penalizza i produttori. Molte aziende agricole, pur operando nel contesto del successo del Made in Italy, faticano a sostenere l'aumento dei costi, la riduzione delle rese, i prezzi imposti dalla Grande distribuzione organizzata e la difficoltà di accesso al credito". Liquidità delle mafie E le mafie, grazie alla loro liquidità immediata, "offrono prestiti usurari o acquistano aziende agricole in difficoltà, seguendo un modello simile al 'land grabbing'. Questa nuova strategia punta direttamente alla terra e alla produzione primaria, ampliando il controllo lungo tutta la filiera: dalla produzione ai fondi pubblici, fino alla manodopera sfruttata". Difesa della filiera agroalimentare A sua volta il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, sottolinea che per l'organizzazione datoriale la filiera agroalimentare "parte dal lavoratore agricolo e arriva al consumatore: difenderla dalle mafie significa anche garantire il giusto prezzo lungo tutto il percorso. Se i consumatori comprano prodotti a prezzi stracciati, e se settori deviati della GDO o dell'industria acquistano e vendono sottocosto, quel sottocosto qualcuno lo paga, e sono quasi sempre gli agricoltori e i lavoratori agricoli". Gesmundo aggiunge che "erano dieci anni che aspettavamo l'approvazione della proposta di legge elaborata dal procuratore Caselli che ancora nessuno aveva avuto il coraggio di fare e che invece l'attuale governo ha avuto la determinazione politica di concretizzare, potenziando per la prima volta gli strumenti a disposizione delle forze dell'ordine e della magistratura contro la criminalità dell'agroalimentare. Chiediamo ora che il Parlamento proceda a una rapida approvazione definitiva superando le resistenze trasversali che arrivano da pezzi della grande industria in mano alle multinazionali e da segmenti della GDO". Lotta alle agromafie E il presidente nazionale di Coldiretti e dell'Osservatorio agromafie, Ettore Prandini, aggiunge che l'organizzazione "è da sempre in prima linea contro le agromafie che oggi puntano alla filiera agroalimentare allargata, il cui valore è salito alla cifra record di 620 miliardi di euro e con un export da 69,1 miliardi". La Coldiretti "è stata la prima e unica organizzazione agricola a sostenere con forza la legge contro il caporalato. E "allo stesso modo denunciamo lo sfruttamento in ogni parte del mondo perché la problematica delle agromafie non è solo italiana come dimostra il rapporto: si va dal caporalato transnazionale allo sfruttamento dei bambini che per noi si combatte anche con accordi internazionali basati sul principio di reciprocità. L'Europa dovrebbe puntare l'attenzione su questi fenomeni utilizzando il modello di controlli e contrasto come quello italiano".
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