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Estero
Leone XIV: "Si arresti il fragore delle armi, Russia e Ucraina dialoghino"
Oggi 25-12-25, 13:06
AGI - Le piaghe dell'umanità sofferente a causa della guerra sono state al centro dell'omelia della messa del Giorno di Natale celebrata da Leone XIV in San Pietro, a poche ore dalla messa della Notte. Era dal 1994 che un Papa non celebrava in San Pietro entrambi i riti natalizi. Citando un passaggio di Papa Francesco, Leone XIV ha messo in guardia i fedeli dalla "tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore", esortando invece a toccare con mano la "carne sofferente degli altri". "Come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente?", si è chiesto il Papa. L'omelia ha toccato esplicitamente il tema della guerra e della manipolazione delle coscienze, definendo fragili "le menti e le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l'insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire". Per Leone XIV, la vera pace non è un concetto astratto o un equilibrio di forze, ma un evento interiore e sociale che scaturisce dall'empatia: "Quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche, allora già inizia la pace". Essa, ha aggiunto, "nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato: nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà". "Ci sarà pace quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall'ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui", ha affermato Leone XIV scandendo: "La pace esiste" ricordando che essa è il dono dell'incarnazione che celebriamo a Natale. Per Leone, la vera pace non è un concetto astratto o un equilibrio di forze, ma un evento interiore e sociale che scaturisce dall'incontro con l'altro: "Quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche, allora già inizia la pace". Essa, ha aggiunto, "nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato: nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà". Ricordando la Vergine Maria come "Regina della pace", Leone XIV ha concluso riaffermando che nella storia "nulla nasce dall'esibizione della forza e tutto rinasce dalla silenziosa potenza della vita accolta". Leone XIV in papamobile per salutare I fedeli in piazza San Pietro A sorpresa, Papa Leone ha deciso di compiere un giro tra i fedeli di piazza San Pietro nell'intervallo di circa 20 minuti tra la messa del Giorno di Natale celebrata nella Basilica vaticana e la benedizione Urbi et Orbi preceduta dal suo messaggio di Natale, che pronuncerà alle 12 dalla Loggia centrale. Nel messaggio di Natale pronunciato dalla Loggia della Basilica di San Pietro prima della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Leone XIV ha invitato il mondo a riscoprire il fondamento della pace nella responsabilità personale e collettiva, ben oltre la semplice cessazione delle ostilità. Il Pontefice ha rivolto parole profonde e dense di speranza a fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà, sottolineando che "se ognuno di noi - a tutti i livelli - invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe. "Nel suo intervento, Leone XIV ha ricordato che Gesù Cristo è la nostra pace non solo perché ci libera dal peccato, ma perché indica la via per superare ogni tipo di conflitto, "da quelli interpersonali a quelli internazionali." Senza un cuore libero dal peccato e aperto alla riconciliazione, ha spiegato il Papa, non è possibile essere costruttori di pace. Il Papa ha cosi' richiamato il senso profondo del Natale: "Per questo Gesù è nato a Betlemme ed è morto sulla croce: per liberarci dal peccato. Lui è il Salvatore". Con la sua grazia, tutti sono chiamati a respingere l'odio e la violenza e a praticare il dialogo, la pace e la riconciliazione nel proprio contesto di vita. "Russia e Ucraina dialoghino, si arresti il fragore delle armi" "Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall'impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso", ha affermato il pontefice nel messaggio pronunciato dalla Loggia della Basilica di San Pietro prima della Benedizione Urbi et Orbi. Leone cita il poeta israeliano Amichai: "Venga la pace selvatica" "Al cuore di Dio giunge l'invocazione di pace che sale da ogni terra, come scrive un poeta: 'Non la pace di un cessate-il-fuoco, nemmeno la visione del lupo e dell'agnello, ma piuttosto come nel cuore quando l'eccitazione è finita e si può parlare solo di una grande stanchezza. Che venga come i fiori selvatici, all'improvviso, perché il campo ne ha bisogno: pace selvatica". Lo ha detto Papa Leone XIV nel suo primo Messaggio di Natale, pronunciato dalla Loggia delle Benedizioni, citando Yehuda Amichai, uno dei più importanti poeti israeliani del Novecento, considerato una voce centrale della poesia moderna in lingua ebraica. Nato in Germania Amichai, si trasferì in Palestina con la sua famiglia da ragazzo. Scrisse poesia in ebraico ma fu tradotto in molte lingue e divenne noto a livello internazionale per la sua capacita' di unire esperienza personale e riflessione universale sulla vita, la guerra, l'amore e la condizione umana. Nella sua opera prese le distanze da visioni idealistiche della pace e propose invece una forma di pace più umana e profonda, meno legata agli accordi politici o alle grandi immagini profetiche e più vicina alla stanchezza, alla vulnerabilità e al desiderio di riposo dopo il conflitto. La pace auspicata nel testo citato da Papa Leone non è quella di un cessate-il-fuoco o della "visione del lupo e dell'agnello", ma qualcosa di piu' intimo e naturale, "come fiori selvatici", che sbocci spontaneamente nei campi della vita umana. Gli auguri in 10 lingue A conclusione del Messaggio di Natale dalla Loggia della Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV ha rivolto i suoi auguri di Natale in 10 lingue, riprendendo così una tradizione che Papa Francesco aveva preferito tralasciare, ma non arrivando alla cinquantina di lingue che utilizzava San Giovanni Paolo II in queste occasioni. Esattamente nel 1985, Giovanni Paolo II pronunciò gli auguri natalizi in 51 lingue durante il suo messaggio di Natale dal Vaticano. Nel 2000, gli auguri natalizi ufficiali dopo l'Urbi et Orbi furono diffusi in 59 lingue. "Le autorità competenti - ha fatto sapere la Sala Stampa - informano che erano presenti circa 26 mila persone questa mattina per la Benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro". Infine, il Papa ha anche confermato che "tra pochi giorni terminerà l'Anno giubilare. Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi! Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina". "È il lieto annuncio di questo giorno: il Bambino che è nato è il Dio fatto uomo; egli non viene per condannare, ma per salvare; la sua non è un'apparizione fugace, Egli viene per restare e donare se' stesso. In Lui ogni ferita è risanata e ogni cuore trova riposo e pace. Il Natale del Signore è il Natale della pace'. A tutti auguro di cuore un sereno santo Natale!", ha poi concluso.
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