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Estero
Lo studio che ha mappato le restrizioni all'aborto negli Stati Uniti
05-09-2024, 01:56
AGI - Dalla mappatura delle restrizioni all'aborto negli Stati Uniti dopo la sentenza Dobbs, emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti il 24 giugno 2022, che ha sancito che la Costituzione degli Stati Uniti non comprende un diritto all'aborto, lasciando i singoli stati liberi di decidere in materia, è emerso che gli Stati con le restrizioni più severe all'aborto hanno anche il minor numero di politiche a sostegno della crescita delle famiglie. A rivelarlo un nuovo studio della Northwestern Medicine, pubblicato sull'American Journal of Public Health. "Abbiamo scoperto che negli Stati che limitano maggiormente l'aborto, le donne, i bambini e le famiglie che i sostenitori dell'aborto cercano di "proteggere" sono le popolazioni che vengono lasciate indietro, con un minore accesso all'assistenza sanitaria e ai servizi sociali per le famiglie, quando la gravidanza viene portata avanti", ha dichiarato Nigel Madden, neolaureato in medicina materno-fetale alla Northwestern University Feinberg School of Medicine e ora istruttore alla Harvard Medical School e medico al Beth Israel Deaconess Medical Center, nonché autore principale e corrispondente. "Si tratta di uno degli unici studi accademici che esamina sistematicamente l'intersezione tra la politica abortiva degli Stati post-Dobbs e l'accesso degli Stati all'assistenza sanitaria riproduttiva e alle politiche e ai programmi sociali per la famiglia", ha aggiunto Madden. "I sostenitori delle restrizioni all'aborto, che si identificano come "pro-vita", ritengono che queste politiche sono essenziali per proteggere i bambini, le donne e le famiglie", ha affermato Lynn Yee, professoressa di ostetricia e ginecologia al Feinberg e medico della Northwestern Medicine. "Sembrerebbe che in questi Stati l'atteggiamento "pro-vita", contrario all'aborto, non solo inizi al momento del concepimento, ma finisca anche lì", ha proseguito Yee, che è anche autrice principale dello studio. Secondo gli autori dello studio, alcuni gruppi sopportano in modo sproporzionato il peso dei divieti di aborto. Le persone di basso status socioeconomico e gli emarginati hanno maggiori probabilità di chiedere l'aborto, come hanno rilevato precedenti ricerche. È anche meno probabile che siano in grado di superare le barriere imposte dai divieti e dalle restrizioni sull'aborto, come la necessita' di viaggiare fuori dallo Stato per ricevere assistenza. Rispetto agli Stati meno restrittivi, lo studio ha rilevato che gli Stati con restrizioni all'aborto più severe hanno maggiori probabilità di avere una minore iscrizione ai programmi di assistenza finanziati dallo Stato, come il programma di assistenza alimentare per donne, neonati e bambini, WIC, o il programma di assistenza temporanea per le famiglie bisognose, TANF, perché le donne e le famiglie in questi Stati devono essere più povere per poter accedere a questi programmi. Inoltre, sono state riscontrate meno probabilità di attuare politiche di sostegno alle famiglie, come il congedo familiare retribuito. Tra gli Stati con i divieti di aborto più restrittivi, nessuno ha una politica di congedo familiare retribuito obbligatorio. Negli stati più restrittivi è stata inoltre riscontrata una maggiore probabilità di limitare l'accesso all'assistenza sanitaria riproduttiva e una minore di avere politiche che consentano ai farmacisti di prescrivere anticoncezionali. Con rispettivamente il 42,9% contro l'82,4% degli Stati meno restrittivi. "La misura in cui questi Stati non riescono a sostenere le loro popolazioni più svantaggiate merita attenzione e azione immediata", ha dichiarato Katie Watson, docente di educazione medica, scienze sociali mediche e ostetricia e ginecologia al Feinberg e coautrice del lavoro. "I sostenitori dovrebbero cogliere l'occasione per far leva sulle argomentazioni a tutela dell'infanzia dei politici antiabortisti e incoraggiarli a puntare su politiche che sostengano il benessere individuale e familiare", ha aggiunto Watson. "Ciò potrebbe includere l'aggiunta di nuove politiche come l'espansione di Medicaid post-partum o il congedo familiare e medico retribuito; l'aumento dell'ammissibilità ai programmi di assistenza statali come WIC e TANF o la creazione di nuovi programmi come le cliniche sanitarie mobili per servire le donne incinte nei deserti di assistenza alla maternità", hanno dichiarato gli autori dello studio. Lo studio ha classificato gli Stati in tre gruppi di restrizioni all'aborto post-Dobbs, in base alle politiche abortive statali al dicembre 2023. Il gruppo più restrittivo include 21 Stati in cui l'aborto è fortemente limitato, 14 dei quali hanno divieti completi di aborto con eccezioni molto limitate e 7 dei quali hanno un divieto per l'eta' gestazionale precoce da 6 a 18 settimane di gestazione. Quello moderatamente restrittivo racchiude gli Stati in cui l'aborto e' legalmente disponibile, ma la copertura Medicaid dell'aborto è vietata, rendendo l'aborto largamente inaccessibile a una porzione significativa della popolazione. In questi Stati sono spesso in vigore ulteriori politiche restrittive e onerose, come ad esempio, periodi di attesa, obbligo di notifica ai genitori per i monitor. Il gruppo meno restrittivo abbraccia, invece, gli Stati in cui l'aborto è legalmente disponibile e accessibile. Questi Stati non hanno alcun divieto relativo all'età gestazionale o vietano l'aborto a partire dalla ventiquattresima settimana di gestazione e consentono il pagamento dei fondi Medicaid per l'aborto.
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