s

Estero
Masha Amini, la rivoluzione che ha cambiato l'Iran
Oggi 16-09-25, 00:52
AGI - Sono trascorsi tre anni esatti dall'uccisione di Mahsa Amini, la giovane curda iraniana morta in custodia della polizia morale che l'aveva arrestata a Teheran con l'accusa di non indossare correttamente il velo. Quel 16 settembre 2022 davanti all'ospedale Kasra della capitale, dove la giovane muore dopo tre giorni di coma, va in scena il primo nucleo della protesta che in pochi giorni dilagherà per mesi in tutto l'Iran al grido di 'Donna, vita, libertà' (in curdo: Jin, Jiyan, Azadi). Lo slogan diventa sinonimo del movimento che ha animato la più vasta ondata di manifestazioni contro la Repubblica islamica dalla sua nascita nel 1979. Quel grido ha cambiato linguaggio e forme, si è adattato alla repressione, ma non si è mai fermato e ha generato un cambiamento ormai irreversibile nella società iraniana, spiega in un'intervista all'AGI Nayereh Tohidi, professoressa emerita di Studi di genere e donne e direttrice fondatrice del dipartimento di Studi mediorientali e islamici presso la California State University di Northridge. Non ci sono più le manifestazioni di piazza, soffocate nel sangue, ma la ribellione continua a vivere nelle scelte quotidiane, nei gesti di resistenza silenziosa, nei dibattiti pubblici e privati tra donne ma anche tra gli uomini che stanno cambiando per sempre il panorama culturale del Paese, racconta Tohidi che nell'intervista riflette sull'eredità e il futuro del movimento 'Donna, vita, libertà'. "La morte di Mahsa Amini è stata la scintilla della ribellione, le cui radici affondano in decenni di discriminazioni di genere e di controllo sociale", sottolinea la studiosa, impegnata da tempo nella battaglia per i diritti delle donne e che ha collaborato anche con l'Unicef sulle questioni di genere in Iran. "A scendere in piazza nel 2022 sono state le figlie della quarta generazione di femministe", che negli ultimi 46 anni, "sotto la teocrazia repressiva e patriarcale creata da Khomeini, hanno portato avanti un'attività molto vigorosa creando reti e sfruttando ogni opportunità per restare presenti nello spazio pubblico, non accettando l'isolamento e la reclusione in casa" che volevano imporre loro. Secondo Tohidi, il risultato principale del movimento nato nel 2022 è di natura culturale: "La protesta ha scardinato la cultura del lutto e del martirio imposta dal regime dal 1979. Ha introdotto valori alternativi come la gioia, la vita, la dignità umana, la pace, come abbiamo visto nelle strade iraniane tre anni fa con donne che danzano e cantano col capo scoperto", tutte cose vietate. "Oggi la questione femminile è visibile come mai prima e il rispetto per le donne è diventato sinonimo di rispetto per l'intera società", sostiene la studiosa. Nonostante l'apparente silenzio delle piazze, la resistenza continua in strada e nelle case. Migliaia di donne hanno smesso di indossare il velo obbligatorio, sfidando apertamente la legge. "È una forma di disobbedienza civile quotidiana. Non vediamo più le stesse piazze piene, ma vediamo coraggio diffuso: donne senza hijab nei negozi, nei ristoranti, sui mezzi pubblici. Sono scelte rischiose che comportano arresti, multe, violenze, ma mostrano che non si può tornare indietro", osserva la studiosa. "Le questioni di genere, il rispetto per l'autonomia corporea, l'intelligenza e le capacità della donna, che non può essere ridotta a madre e oggetto sessuale sono temi di cui oggi in Iran si discute", fa notare Tohini. "Se ne parla nelle famiglie, persino durante matrimoni. Si discute di come ci si sposa, di quanto spazio abbiano le donne nella decisione, di come dovrebbero vestirsi o non vestirsi. Sono questioni che ormai fanno parte del dibattito pubblico e, a volte, causano conflitti seri nelle famiglie conservatrici, dove la giovane generazione non accetta più i ruoli di genere stereotipati e cliché". Il coraggio delle donne iraniane si scontra con il pugno di ferro di un regime che lotta per la sua sopravvivenza sullo sfondo di un accumularsi di crisi di vario genere: sociale, economica, ecologia e di sicurezza. Dopo i 12 giorni di guerra con Israele a giugno, la repressione degli oppositori si è intensificata. "Il governo, indebolito e delegittimato, reagisce come un serpente ferito. Ha aumentato le esecuzioni, spesso in silenzio, e colpisce attivisti e dissidenti con condanne a morte. È un metodo per instillare terrore nella popolazione", denuncia Tohidi. Secondo i dati di Ong internazionali, l'Iran è ai vertici mondiali per numero di esecuzioni capitali, colpendo in particolare giovani coinvolti nelle proteste del 2022. Anche sul piano politico, qualche cambiamento si è intravisto. Alle ultime elezioni presidenziali nel 2024 è stato ammesso un candidato non proveniente dal clero e ritenuto moderato, Masoud Pazeshkian, poi eletto presidente. "Dimostra che la pressione dal basso ha avuto un effetto", sostiene Tohidi. 'Donna, vita, libertà' è riuscito a imporsi come un movimento inclusivo, che raccoglie le rivendicazioni di altri settori sociali: dalle proteste contro la povertà e la disoccupazione a quelle per la crisi ambientale e idrica. "Per la prima volta, uomini e donne hanno marciato insieme. Molti uomini hanno pagato con la vita: un segnale potente di cambiamento culturale profondo". Tre anni dopo quelle proteste, la società iraniana discute senza paura oggi di come superare l'attuale regime. Circolano proposte concrete da parte di figure di spicco dell'opposizione dentro l'Iran per un cambiamento pacifico dall'interno, spiega Tohidi: un referendum sotto supervisione internazionale sul destino del regime e poi una nuova Assemblea costituente. 'Donna, Vita, Libertà' ha mostrato che la società iraniana non accetta più imposizioni. Che le nuove generazioni non hanno paura. Non si può dire quando cadranno le barriere, ma sappiamo che sono già incrinate, lascia intendere infine Tohidi.
CONTINUA A LEGGERE
10
0
0
Guarda anche
Agi
Ieri, 23:20
Como-Genoa 1-1. Ekuban risponde a Nico Paz
Agi
Ieri, 22:32