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Estero
Meloni: "Italia ascoltata" al vertice, "fiera delle armi a Kiev"
12-07-2024, 07:57
AGI - Al termine del vertice Nato di Washington, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è detta soddisfatta per un summit che, con la decisione di nominare un rappresentante speciale per il fianco Sud, ha dimostrato che "l'Italia viene ascoltata dagli alleati". Una figura, questa, che dovrà mostrare una grande attenzione per l'Africa, dove "attori non benevoli" continuano a espandersi, "riempiendo spazi che purtroppo abbiamo lasciato vuoti", e per la quale "l'Italia ovviamente intende presentare una candidatura". Chiusi i lavori del vertice, la premier ha avuto un incontro bilaterale con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al quale fornirà un sistema per la difesa antiaerea Samp-T, un annuncio di cui si è detta "fiera". E' un tema che ha anche riflessi di politica interna, alla luce dei frequenti smarcamenti del vicepremier, Matteo Salvini, sul sostegno militare a Kiev. E' anche a lui che Meloni sembra replicare quando, conversando con i cronisti, sottolinea che "a chi dice che se si continua a inviare armi si alimenta la guerra, dico che dipende dalle armi: la difesa antiaerea è il modo migliore perchè consente di difendere obiettivi civili ed evitare un'escalation". Nel governo ci sono orientamenti diversi, ammette, ma, puntualizza, "la maggioranza è sempre stata compatta e la posizione italiana è chiarissima in tutto il mondo", ovvero "sostenere l'Ucraina contro la guerra di aggressione russa finchè necessario". Le differenze nella maggioranza pesano anche nella partita per le nomine europee, con Forza Italia favorevole a un secondo mandato per Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, la Lega contraria e Fratelli d'Italia, leader del gruppo dei Conservatori Europei, che, ha spiegato la premier, farà le sue valutazioni dopo l'imminente incontro con Von der Leyen. "Come presidente del Consiglio, il mio obiettivo è portare a casa il massimo risultato possibile per l'Italia" e, assicura, "vogliamo che ci venga riconosciuto il giusto peso e tutta la maggioranza sta lavorando a questo". Ad agitare l'Europa, nonchè la Nato stessa, sono in questi giorni le iniziative del primo ministro ungherese, Viktor Orban, che, dopo il vertice, è volato a incontrare Donald Trump, quasi a confermare le ricostruzioni secondo cui le sue recenti, discusse visite a Mosca e a Pechino siano state operazioni diplomatiche per conto terzi, più che iniziative personali. Iniziative che, qualunque sia la chiave di lettura, Meloni boccia, giacchè "se portassero qualche spiraglio di pace e di dialogo non ci vedrei nulla di male" ma "il problema è che quando si manda questo segnale e il giorno dopo un ospedale pediatrico viene bombardato, questo dimostra che non c'è nessuna volontà di dialogo da parte della Russia di Putin". Sembra il segno di una distanza in aumento tra lei e il premier magiaro che, con il suo nuovo raggruppamento dei "patrioti" al Parlamento Europeo, di fatto una versione espansa di Identità e Democrazia, ha scalzato i Conservatori Europei dal ruolo di terzo gruppo dell'Eurocamera, strappando inoltre a questi ultimi gli spagnoli di Vox, come non ha mancato di sottolineare Meloni stessa. Infine un breve passaggio su Joe Biden, che Meloni afferma di aver "trovato bene" e a cui riconosce di aver organizzato un "ottimo vertice" dai risultati concreti. Il presidente degli Stati Uniti si è giocato il suo futuro politico anche con il summit di Washington, a fronte di una crescente fronda interna che lo ritiene ormai troppo senile per una nuova corsa alla Casa Bianca, dopo lo sfortunato confronto tv con Trump. Ma su questi temi Meloni preferisce non intervenire perchè "l'Italia non interferisce nella politica interna altrui" ed è "amica degli Stati Uniti chiunque sia il presidente". Un principio tanto più vero per chi come lei, ha ricordato, ha subito in passato "ingerenze" di leader stranieri che, dopo la sua vittoria elettorale, avevano affermato che avrebbero tenuto l'Italia "sotto osservazione" o avversari politici che "andavano da leader stranieri in campagna elettorale per farsi dire che avrebbero dovuto vincere loro".
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