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Estero
Parigi pronta a riconoscere lo Stato di Palestina. L'ira di Israele
11-04-2025, 03:00
AGI - L'annuncio del presidente francese Emmanuel Macron - secondo cui Parigi a giugno potrebbe riconoscere lo Stato palestinese - ha scatenato un'ondata di reazioni, positive e negative. Pur sostenendo la soluzione dei due Stati, finora Parigi aveva sempre subordinato il riconoscimento di un'entità palestinese a un accordo fra le parti. Lo stesso Macron aveva già da tempo detto che un passo simile non era da considerare "un tabù", ma nell'intervista rilasciata alla trasmissione "C'est à vous" su France 5h, dopo il viaggio in Egitto, è andato oltre, annunciando la necessità di "procedere verso il riconoscimento dello Stato palestinese", e assicurando che "nei prossimi mesi si procederà verso questa direzione". Ed è probabile - ha spiegato il capo dell'Eliseo - che questo "avvenga in occasione di una conferenza che il prossimo giugno Parigi presiederà insieme all'Arabia Saudita a New York." La risposta israeliana La Francia sarebbe l'undicesimo Paese europeo a riconoscere lo Stato palestinese dopo Svezia, Bulgaria, Cipro, Ungheria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Norvegia, Irlanda e Spagna. Da Tel Aviv la risposta è stata durissima. Se il primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha sempre rifiutato la soluzione dei due Stati, non ha sinora commentato le parole di Macron, il ministro degli Esteri, Gideon Saar, è intervenuto a gamba tesa. Per il capo della diplomazia israeliana il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Francia sarebbe "una ricompensa per il terrorismo e una spinta per Hamas". Saar ha aggiunto che "questo tipo di azione non porterà pace, sicurezza e stabilità nella nostra regione", ma l'esatto opposto, "allontanandoli ulteriormente". La reazione dell'ambasciatore israeliano Ancora più dura la reazione dell'ambasciatore israeliano in Francia. Joshua Zarka, a Parigi da poco meno di un anno, ha definito "irresponsabile" l'annuncio di Macron, specificando che "questo tipo di dichiarazione avrà l'effetto di incoraggiare Hamas a rimanere al potere". Zarka ha poi chiesto "il rilascio di tutti gli ostaggi", e "che Hamas deponga le armi" per "creare condizioni di stabilità che un giorno porteranno alla pace". Infine, il diplomatico israeliano ha anche invitato i palestinesi a "educare le loro prossime generazioni a vivere in pace", "perché ciò che viene insegnato oggi ai bambini palestinesi, sia a Ramallah che a Gaza, è come uccidere gli ebrei". La replica palestinese Sulla sponda palestinese, l'intervista di Macron è stata invece accolta con grande entusiasmo, anche da Hamas, che attraverso uno dei suoi leader, Mahmoud Mardawi, l'ha definita un "passo importante" per i diritti dei palestinesi. Per Mardawi, quanto detto dal presidente francese, assume ancora più significato dal momento in cui "Parigi, in quanto Paese con peso politico e membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha la capacità di guidare soluzioni giuste e spingere per la fine dell'occupazione". Anche il ministro degli Esteri palestinese, Varsen Aghabekian Shahin ha accolto positivamente le parole di Macron salutandole come "un passo nella giusta direzione". L'evoluzione della soluzione a due Stati Gli appelli per una "soluzione a due Stati", con uno Stato palestinese accanto a Israele, si sono moltiplicati dall'inizio della guerra a Gaza. A oggi, quasi 150 Paesi riconoscono lo Stato palestinese, di cui 146 sono Paesi membri delle Nazioni Unite. Tra questi non c'è l'Italia, la maggior parte dell'Europa occidentale e gli Stati Uniti che ad aprile 2024 hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per impedire la richiesta palestinese di diventare uno Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
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