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Cronaca
Ranjith, il rappresentante del sud del mondo
Ieri 05-05-25, 19:19
AGI - Prima ausiliare di Colombo nella sua patria, lo Sri Lanka, poi a Roma segretario del dicastero di Propaganda Fide e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, quindi nunzio apostolico a Giacarta, per poi essere richiamato a Roma da Benedetto XVI quale segretario del dicastero per la Liturgia e il Culto, infine il ritorno a Colombo come arcivescovo e cardinale. Ha ricoperto un po' tutti i ruoli del servizio ecclesiastico, il cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, nato il 15 novembre 1947 a Polgahawela, in diocesi di Kurunegala. Chi è Primogenito e unico maschio con tre sorelle, è cresciuto in una famiglia di tradizione cattolica, frequentando una parrocchia retta dal missionario francese Jean Habestroh, degli oblati di Maria Immacolata. Chierichetto, ha studiato dai Fratelli delle scuole cristiane (Lasalliani), poi a diciotto anni è entrato nel seminario maggiore nazionale di Kandy, dov'è rimasto fino al 1970. Il 4 dicembre di quell'anno - di ritorno dall'Australia - Paolo VI, primo Papa a mettere piede sull'isola, fece una sosta nell'aeroporto di Colombo, dove celebro' la messa. Un incontro decisivo per il futuro cardinale: il brillante seminarista fu inviato al Collegio di Propaganda Fide a Roma per completare gli studi teologici. È stato ordinato sacerdote, con altri 358 diaconi di tutto il mondo, da Papa Paolo VI il 29 giugno 1975, durante una solenne concelebrazione in San Pietro. Successivamente ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico, presso il quale, dopo quattro anni, ha conseguito la licenza in sacra Scrittura. Durante questo periodo ha seguito anche un corso di otto mesi all'Universita' ebraica di Gerusalemme, dove ha avuto come docenti alcuni rabbini. Tra i suoi insegnanti anche due religiosi gesuiti poi cardinali: Carlo Maria Martini e Albert Vanhoye. Con quest'ultimo come relatore, nel 1978 ha redatto la tesi per la licenza in sacra Scrittura sulla Lettera agli Ebrei. Tornato in patria è stato vicario nella parrocchia di una zona poco sviluppata, un villaggio di pescatori cattolici. Poi è stato parroco. Nel 1983 è divenuto direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie, incarico che ha ricoperto per dieci anni, anche dopo la nomina episcopale. Il 17 giugno 1991, infatti, è stato eletto vescovo titolare di Cabarsussi e ausiliare di Colombo. Ha ricevuto l'ordinazione dall'arcivescovo Nicolas Marcus Fernando il successivo 31 agosto. Nell'ultimo periodo in questo ufficio, ha coordinato la preparazione del viaggio di Giovanni Paolo II nello Sri Lanka, svoltosi dal 19 al 20 gennaio 1995. Dopo alcuni mesi dalla visita di Papa Wojtyla, il 2 novembre 1995 è stato trasferito alla nuova sede residenziale di Ratnapura, situata all'interno del Paese e popolata in maggior parte da coltivatori nelle piantagioni di te'. I cattolici vi rappresentano appena il due per cento della popolazione a maggioranza buddista. Lo stesso anno è stato inoltre nominato segretario generale della Conferenza episcopale di Sri Lanka e presidente della commissione episcopale per la giustizia e la pace. L'esperienza maturata è stata poi messa al servizio della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, quando il primo ottobre 2001 ne è stato nominato segretario aggiunto, con incarico di presidente delle Pontificie Opere Missionarie ed elevato alla dignità di arcivescovo. Ma per Ranjith fu un periodo non facile perché il suo stile e la sua mentalità male si armonizzavano con quelli dell'allora prefetto e poi arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Il 29 aprile 2004 viene inviato Nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale, assegnandogli nel contempo la sede titolare di Umbriatico, in qualità di arcivescovo. Proprio durante la sua permanenza a Giacarta, il 26 dicembre di quell'anno, si verifica il terribile tsunami che sconvolse il Sud Est asiatico. In quei giorni il rappresentante pontificio ospitava l'arcivescovo di Vienna, il cardinale domenicano Christoph Schonborn. Appresa la notizia della tragedia, insieme si recano a Banda Aceh e nell'isola di Nias per portare solidarietà alle popolazioni colpite. Dopo un anno e mezzo, il 10 dicembre 2005, Benedetto XVI lo richiama a Roma, come segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, incarico nel quale ha collaborato strettamente con il Papa teologo sui temi della liturgia. Il 16 giugno 2009 il trasferimento alla sede di Colombo, dove il successivo 5 agosto ha fatto ingresso nella cattedrale di Santa Lucia, come nono arcivescovo della capitale. L'anno dopo è stato creato cardinale. A Colombo nel 2015 ha ricevuto la visita di Papa Francesco ma ha vissuto anche la tragedia degli attentati del 21 aprile 2019, quando il giorno di Pasqua 6 attentatori si fecero esplodere con 6 bombe in 2 chiese cattoliche, una chiesa evangelica e 3 alberghi, causando la morte di 269 persone, di cui 82 bambini e 47 turisti stranieri provenienti da 14 paesi diversi. "In un primo momento appariva come un attentato organizzato da un gruppo di islamici di stampo Isis. Pero' gradualmente, con il trascorrere del tempo, sono emersi elementi che puntano a una possibilità di collaborazione tra i terroristi e i servizi segreti di esercito e Sri Lanka", ha poi raccontato il cardinale al Sir, in occasione di un pellegrinaggio a Roma per incontrare Papa Francesco assieme a 47 fedeli feriti durante gli attentati. "In un primo momento, quando ho visto i massacri, per me è stato un grande shock", ha confidato Ranjith, che da subito non ha creduto alla teoria dell'attentato di stampo religioso, "ho fatto subito appello alla calma e tranquillità, dicendo che ci poteva essere un complotto". Una tesi che coinvolge i servizi segreti cingalesi e che il cardinale ha fortemente voluto che fosse portata alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia, auspicando a un processo indipendente. "Noi vogliano dalla comunità internazionale appoggio, perché è un caso tipico di come la corruzione entra nel sistema governativo, e chi ha il potere possa abusare di questa posizione per controllare tutto attraverso dei complotti". "La nostra gente - sono le sue parole - è colpita, si sentono traditi perché sono stati usati come uno strumento per arrivare al potere".
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