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Politica
Referendum, La Russa e la polemica sull'astensione
Oggi 11-05-25, 01:50
AGI - Le parole pronunciate sui referendum dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, scatenano la dura reazione delle opposizioni. Che, all'indomani delle frasi 'incriminate', denunciano la non imparzialità della seconda carica dello Stato, arrivando - alcuni - a chiederne il passo indietro. La posizione di La Russa "Io continuo a dire che ci penso" se andare o meno a votare l'8 e il 9 giugno per i 5 referendum, "però di una cosa sono sicuro: farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa, poi io magari vado a votare...", ha detto ieri sera La Russa. Poi, dopo il fuoco di fila delle forze di minoranza, arriva la precisazione odierna, affidata al suo portavoce: "Premesso che il presidente La Russa ha confermato di essere personalmente orientato a volersi recare a votare", trattasi di "frase comiziale", con cui la seconda carica dello Stato ha ribadito "il diritto degli elettori di poter lecitamente anche scegliere di astenersi dal voto". E comunque, viene ancora sottolineato, "l'obbligo di neutralità è circoscritto unicamente all'esercizio delle funzioni" dei presidenti del Senato. Dunque, poiché "restano regolarmente iscritti al partito", è "non solo lecito ma quasi doveroso" che in occasione di una iniziativa di FdI "sia da seguire la posizione ufficiale del partito". Detto questo, La Russa, viene infine assicurato, non farà attività di "propaganda referendaria". Reazioni delle opposizioni Ma la precisazione non basta a far rientrare la polemica. Il Pd, dalla segretaria a tutti i vertici del partito, stigmatizza fortemente la posizione assunta dalla seconda carica dello Stato. E così fanno i 5 stelle, con il leader Giuseppe Conte che lancia ufficialmente la campagna referendaria al motto "non fare come La Russa, vai a votare". Idem Avs. Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, tra i promotori del referendum sulla cittadinanza, lancia un appello alle altre forze di opposizione per una mobilitazione "straordinaria". Critiche alla destra "È gravissimo che la destra continui a incoraggiare l'astensione al referendum ed è davvero indegno che lo faccia la seconda carica dello Stato. Le parole di Ignazio La Russa sono gravi, anche perché tradiscono uno dei principi costituzionali che fissano il voto come un dovere civico", scandisce la segretaria dem Elly Schlein, convinta che "la migliore risposta possibile di fronte a questa deriva sia andare, tutte e tutti, a votare". Per Nicola Fratoianni di Avs "a destra hanno paura dei referendum e vogliono evitare il più possibile che se ne parli". Le parole di La Russa saranno "un boomerang", pronostica il verde Angelo Bonelli, che incalza: "Se il camerata La Russa intende fare campagna per il non voto, allora si dimetta dalla carica di presidente del Senato". La "partecipazione è fondamentale. Non è pensabile rimanere a casa, non è pensabile che le più alte istituzioni del nostro paese, istituzioni democratiche, invitino i cittadini a rimanere a casa. Sarebbe sempre una sconfitta", sottolinea Conte, che annuncia - oltre ai 4 sì sul lavoro - il suo voto a favore del quesito sulla cittadinanza. La difesa di FdI FdI fa quadrato e si schiera al fianco di La Russa, accusando in particolare il Pd di utilizzare "due pesi e due misure", visto che nel 2016 invitò a disertare le urne. "Le accuse del Partito Democratico contro il presidente La Russa confermano il doppiopesismo della sinistra", osserva il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami. E il suo omologo al Senato, Lucio Malan, rincara: "Di vergognose ci sono soltanto le parole degli esponenti del Pd verso il presidente La Russa". Anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, rivendica il "diritto" di non andare a votare per scelte che non condividiamo". A favore del non voto si è pronunciato anche il leader azzurro Antonio Tajani.
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