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La figuraccia del Pd sul referendum: quando Napolitano invitava al non voto
Ieri 05-05-25, 21:53
Ad aprire lo scontro tra maggioranza e opposizione sui referendum dell'8 e 9 maggio è il dossier informativo inviato ai parlamentari di FdI dal partito di via della Scrofa. 'Referendum, scegliamo l'astensione', è il titolo inequivocabile che sintetizza la posizione espressa dai vertici del partito della premier Giorgia Meloni. Che in giornata trova la sponda del vicepremier Antonio Tajani. L'appello del leader di Forza Italia è netto: "Non condividiamo la proposta referendaria quindi invitiamo all'astensione". Dove per astensione il segretario di FI intende "non andare a votare". Un astensionismo, quello caldeggiato dal partito azzurro, che Tajani definisce "politico". "Se uno pensa che il referendum non sia giusto, - spiega - è giusto che non raggiunga il quorum, è illiberale chi vuole obbligare la gente ad andare a votare". Buona parte del centrodestra, insomma, considera il sabotaggio del quorum uno strumento politico lecito e su cui insistere già da subito per opporsi alla campagna referendaria dei partiti di opposizione. Che invece attaccano senza mezzi termini la linea difesa dai due partiti di maggioranza. In primis, insorgono Pd e +Europa, promotrice del quesito sulla cittadinanza. Ma le bordate arrivano anche da M5s, Avs e dallo stesso segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha depositato i quattro quesiti sul lavoro. Ad aprire la valanga di critiche è il capogruppo del Pd in commissione Lavoro Arturo Scotto. "Che il principale partito di governo inviti le persone a restare a casa - dichiara - è un fatto gravissimo: il segnale di una profonda cultura antidemocratica". E dopo le parole di Tajani, aggiunge: "Chi governa dovrebbe combattere l'astensionismo non incentivarlo". Ma il partito di Elly Schlein sulla vicenda ha la memoria corta, con certe amnesie intermittenti a seconda delle convenienze. Basti pensare che l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un'intervista a Repubblica dell'aprile 2016, prima del voto sulle estrazioni di idrocarburi, aveva detto senza colpo ferire che astenersi dalle urne e sperare che il referendum sia invalidato per il mancato raggiungimento del quorum non antidemocratico o anticostituzionale. "Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull'inconsistenza dell'iniziativa referendaria", sentenziò l'allora senatore a vita.
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