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Cronaca
Saxa Rubra ricorda Ilaria Alpi e Miran Hrovatin con un murale
Ieri 31-05-25, 08:45
AGI - "Truth" e "Noi non archiviamo": sono le scritte riportate dal murale che sulla facciata della palazzina C del Centro Rai di Saxa Rubra, ricorda Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, inviati del Tg3 che seguivano le vicende in Somalia e uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994 in un agguato di cui ancora non si conoscono mandanti ed esecutori. Per quelle morti ci sono stati processi e la condanna di un uomo, risultato estraneo ai fatti dopo 16 anni di reclusione. La palazzina C ospita la redazione del Tg3 e sul murale dominano i volti - professionali ma distesi, sorridenti - di Ilaria e Miran. Ilaria sembra avere lo sguardo assorto, lontano, quasi a voler intravedere qualcosa che porti alla verità; Miran ha lo sguardo più ravvicinato, l'occhio professionale dell'operatore che si concentra su un punto. Questa mattina si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell'opera che porta la firma di Laika, la street artist di cui non si conosce il volto perché lo cela sempre con una maschera, e che è stata materialmente eseguita dal suo team. Iniziativa del comitato di redazione della testata e dell'Usigrai, iniziativa che il Cda Rai - come ha ricordato l'amministratore delegato Giancarlo Rossi, presente con alcuni componenti del Cda stesso - ha subito sostenuto, senza alcun indugio. Sul murale sono riportati i due nomi, in colore azzurro. E poi ci sono tre rose bianche, una delle quali riporta sui petali la scritta "noi non archiviamo", e sono rose che lasciano cadere gocce, sono bianche ma potrebbero essere anche intese come gocce di sangue versato. Il perché delle rose bianche sta nel fatto che erano il fiore che i genitori di Ilaria - entrambi scomparsi da qualche tempo - portavano sulla sua tomba ogni volta che si recavano al cimitero. E dunque il murale di Laika mantiene vivo il legame tra la giornalista trucidata a Mogadiscio con il suo operatore tv e i genitori, un padre e una madre mai domi nella ricerca della verità, mai rassegnati a una 'verità' ufficiale offerta dalle autorità italiane, dalle indagini e dalle carte processuali prodotte. E che infatti si è finora rivelata non verità. Inoltre, la rosa bianca richiama la pianta che un ibridatore di questo fiore ha creato e collocato all'esterno della sede Rai di viale Mazzini, e adesso quella pianta è stata spostata "in prestito" a Saxa Rubra, perché nella sede istituzionale del servizio pubblico sono in corso importanti lavori di ristrutturazione, il che consolida la continuità tra viale Mazzini e Saxa Rubra, tra la 'mente' e la 'macchina pulsante' del servizio pubblico. Il murale propone sullo sfondo anche otto figure umane in abito tradizionale nero, silhouette simboleggianti persone in cammino nel deserto, somalo o comunque africano, quasi a significare persone dirette verso qualcuno che dia loro voce. Antistante al grande murale c'è una panchina con doghe bianche e riportante una targhetta in metallo con incisi i nomi dei due giornalisti e la data della loro morte. Il murale ha preso le mosse pochi giorni fa: il 20 maggio, quest'anno Ilaria avrebbe compiuto 64 anni. E Laika ha cominciato 10 giorni fa questo impegno. E oggi nell'area antistante la palazzina che ospita la redazione del tg3 si sono ritrovati in tanti, tra volti di ieri e nuove leve del giornalismo televisivo pubblico. Il segretario dell'Usigrai, Daniele Macheda, ha sottolineato nel suo intervento che "il murale lo doneremo formalmente all'azienda, perché entri a far parte del patrimonio Rai, di tutti i dipendenti". La parola verità - ha aggiunto - "è universale, dobbiamo mantenerla viva, mantenere la proprietà del senso delle parole che i giornalisti usano". Quel gruppo di silhouette "simboleggia gli ultimi, a cui bisogna sempre guardare". Ed è stata scelta Laika "perchè è artista che si sente molto vicino al giornalismo d'inchiesta, e qui ha lavorato la sua 'bottega'". È intervenuto anche l'attuale direttore del tg3, Pierluca Terzulli, ricordando il sostegno venuto dall'amministratore delegato Rai a questa iniziativa del cdr della testata e dell'Usigrai, aggiungendo che "ancora oggi la memoria di Ilaria e di Miran resta fortissima nella redazione, come resta fortissima la richiesta di verità. Non c'è ancora una verità processuale: insabbiamenti, depistaggi, sciatteria nelle indagini hanno portato il processo su un binario morto. L'assenza di verità brucia ancora, e il murale ci ricorderà ogni giorno che fare un'informazione libera, indipendente, può avere un prezzo altissimo ma è la nostra missione e a cui non dobbiamo mai venire meno. È un murale dedicato anche alla memoria di tutti i giornalisti che nel mondo, senza distinzione di luoghi e nazionalità, pagano con la vita la ricerca di informazione". L'amministratore delegato Rai ha aggiunto che c'era un senso civile, sociale, in questo progetto "subito accolto con partecipazione dal Cda" rispetto al ruolo che il giornalismo svolge nel servizio pubblico. È un murale "forte nel simbolismo, nella capacità di suggestione, nel sorriso" e richiama il tema della memoria, "parola molto importante: pericolosa da una parte e straordinaria da un'altra. Quando la memoria è vicina nel tempo è spesso divisiva, quando invece il tempo che trascorre si allunga ecco che diventa strumento di libertà e anche di coesione. Nel nostro lavoro il tema della coesione è qualcosa da curare ogni giorno. La funzione del giornalismo è riuscire a creare coesione", capacità di racconto anche corale. Rossi ha aggiunto che "le persone che verranno a lavorare qui dovranno fare i conti con questa memoria" rappresentata anche dal murale, "ed è qualcosa di importante per la Rai, perché ci aiuta a definire meglio il nostro ruolo, e il ruolo del servizio pubblico nel favorire coesione sociale e democrazia".
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