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Estero
"Tornero' a Pyongyang", l'irriducibile che Seul non ha convertito
17-10-2025, 13:46
AGI - Sono solo sei, ma sono irriducibili. Hanno passato decenni - in alcuni casi quasi mezzo secolo - nelle prigioni sudcoreane senza che la loro fede nel regime del Nord venisse intaccata. Considerano 'cani' i disertori che hanno passato il confine per rifarsi una vita al Sud e non smetteranno mai di tentare di fare il percorso inverso, non per tornare a casa, ma per dimostrare che Seul non li ha sedotti. Uno di loro, il più irriducibile di tutti, ha tentato di recente di attraversare il confine nonostante abbia sulle spalle 95 anni di cui 40 passati in carcere e per camminare debba appoggiarsi a un bastone. "Tenterò ancora di tornare in Corea del Nord" dice Ahn Hak-sop, ex ufficiale dell'intelligence, catturato dai sudcoreani tre mesi prima del cessate il fuoco del 1953 "Cercherò di farlo in un altro modo, attraverso la Cina o la Russia". Ahn vive in una chiesa, ospite del pastore Lee Jeok, a Yonggang, un villaggio sorvegliato dall'esercito sudcoreano per la sua vicinanza alla Corea del Nord. La storia di Ahn: prigionia e lealtà Ha prestato servizio nell'esercito nordcoreano durante la guerra di Corea (1950-1953) e ha trascorso più di 40 anni in prigione nel Sud con l'accusa di spionaggio. È uno dei sei ex prigionieri 'non convertiti' che rimangono apertamente fedeli al regime nordcoreano e chiedono al governo sudcoreano di essere rimandati a Nord. Sebbene sapesse che attraversare dal Sud sarebbe stato praticamente impossibile, il suo tentativo ha fatto notizia in tutto il mondo. Appoggiandosi a un bastone e accompagnato da attivisti, l'ultranovantenne sorprendentemente lucido ed energico per la sua età ha tentato in agosto di attraversare la Zona Demilitarizzata che separa le due Coree, solo per essere fermato dai soldati sudcoreani. Il contesto geopolitico: Coree ancora in guerra Le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra, poiché il conflitto si è concluso con la firma di un armistizio, non di un trattato di pace. I canali di comunicazione intercoreani sono interrotti dal 2022 e Pyongyang ha ripetutamente respinto gli appelli di Seul a riaprire il dialogo. Le torture e la resistenza di Ahn Ahn è nato in quella che oggi è la Corea del Sud, ma ha deciso di combattere per il Nord e ha prestato servizio come ufficiale dell'intelligence. È stato catturato tre mesi prima della fine del conflitto, isolato e torturato per anni. "Ho perso i denti e le unghie dei piedi. A volte mi immergevano la testa nell'acqua. Quando ne parlo, poi non riesco a dormire", racconta tra le lacrime, "Ho resistito perché, quando mi sono ripreso dopo le percosse, l'ho vista come una vittoria. Se avessi ceduto, sarei diventato un cane". All'inizio degli anni 2000, una commissione del governo sudcoreano ha collegato quasi 80 morti ai programmi di conversione e alla tortura durante i periodi della dittatura in Corea del Sud. Ahn racconta che diversi suoi compagni si sono suicidati. "Uno di loro mi ha detto all'improvviso che si sarebbe ammazzato e che lo avrebbe fatto finché era ancora forte e prima di diventare un cane" racconta commosso. La sua ostinazione a tornare al Nord è legata al desiderio di portare a termine una missione: "Voglio trovare le famiglie dei miei compagni morti e riferire le loro ultime parole". Ahn attacca il "neocolonialismo" degli Stati Uniti in Corea - "identico a quello Giapponese" - critica quella che considera l'ipocrisia del capitalismo sudcoreano - "ha solo reso i ricchi ancora più ricchi" - e difende lo stato socialista nordcoreano. All'ingresso della sua stanza c'è uno zerbino con la scritta "Fuori gli Yankees", mentre le pareti sono ricoperte di violente figure di cartapesta anti-Washington create da Jeong Mi-sook, la defunta moglie del pastore che Ahn ha considerato come una figlia adottiva fino alla morte di cancro a settembre. "Sono nato in un Paese colonizzato e non voglio morire in un Paese colonizzato", dice "Se le truppe statunitensi se ne andassero, sarei disposto a continuare a vivere al Sud". Ricorda anche quando, nel 2000, gli fu offerto di andare al Nord con altri ex prigionieri non convertiti, ma rifiutò perché doveva continuare a combattere contro la presenza statunitense. Il desiderio finale "Non ho rimpianti. Era un mio desiderio", spiega, aggiungendo che, ora che è anziano, vuole morire al Nord o che almeno le sue ceneri siano sepolte lì. Il caso di Ahn in revisione Il Ministero dell'Unificazione ha confermato che il caso di Ahn è in fase di revisione e che la sua richiesta è stata accolta ad agosto. Le autorità sudcoreane hanno dichiarato di voler chiedere il rimpatrio dei prigionieri non convertiti per motivi umanitari e compassionevoli, ma hanno anche bisogno di una risposta dalla Corea del Nord, che però non è ancora arrivata.
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