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Estero
Trump: "Israele non annetterà la Cisgiordania. Perderebbe il sostegno Usa"
Oggi 24-10-25, 08:27
AGI - Il messaggio è arrivato, ancora una volta, forte, chiaro e pubblicamente: gli Stati Uniti non consentiranno a Israele di annettere la Cisgiordania. Lo ha detto il vicepresidente JD Vance prima di ripartire da Tel Aviv e ha rincarato la dose il presidente Donald Trump: "Non preoccuparti della Cisgiordania - ha risposto a una giornalista - Israele non farà nulla con la Cisgiordania". Il commento arriva dopo che la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato in prima lettura un disegno di legge che stabilisce l'annessione della Cisgiordania. "Non accadrà, perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. E se accadesse, Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti", ha assicurato il presidente americano, in una lunga intervista a Time Magazine in cui ha celebrato il successo dell'accordo su Gaza. A scatenare la reazione americana è stata l'approvazione ieri alla Knesset, in prima lettura e con un solo voto di scarto, di un progetto di legge di iniziativa parlamentare per attribuire la sovranità di Israele su Giudea e Samaria, come Tel Aviv insiste a chiamare la Cisgiordania. Proprio mentre Vance era in Israele a difendere e spingere per l'attuazione del cessate il fuoco a Gaza. E il vicepresidente non l'ha presa bene. "È stata una manovra politica stupida e personalmente mi sento insultato", ha detto non senza irritazione mentre si accingeva a lasciare il paese dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. "La politica dell'amministrazione Trump è che la Cisgiordania non sarà annessa da Israele e questa continuerà a essere la nostra politica", ha ribadito. La sfuriata degli americani ha costretto il premier Benjamin Netanyahu a prendere pubblicamente di nuovo le distanze dall'iniziativa. "Il voto della Knesset sull'annessione è stata una deliberata provocazione politica dell'opposizione per seminare discordia durante la visita del vicepresidente JD Vance in Israele", ha comunicato il suo ufficio. Il Likud che Netanyahu guida non ha votato a favore, tranne una pecora nera. E "senza il sostegno del Likud, è altamente improbabile la proposta sia approvata", si spiega. Altamente probabile, ma non impossibile par di capire o Netanyahu lo avrebbe scandito. Ma il premier come sempre deve pattinare tra una maggioranza fragile, con l'estrema destra che non vuole cedere sull'agenda nazionalistica, e un contesto regionale teso, con tante capitali arabe diffidenti. Le sfide della diplomazia USA in Medio Oriente La paura più grande anche degli Usa, con la tregua di Gaza ancora fragile e un percorso di pace fumoso e complicato, è che Israele torni ad alienarsi i paesi islamici e soprattutto l'Arabia Saudita. E a Riad tiene moltissimo Trump. "Sono convinto che entrerà negli Accordi di Abramo entro fine anno", ha assicurato a Time. "L'Arabia aveva un problema Gaza e un problema Iran. Ora non li hanno più", ha sottolineato. "Non abbiamo più minacce. C'è la pace in Medio Oriente. E penso che gli Accordi di Abramo inizieranno ad allargarsi molto rapidamente. Lo so", ha insistito. Ma di là delle dichiarazioni ottimistiche, Washington sa che deve tenere salda la presa sugli attori locali e regionali se vuole che davvero la regione cambi rotta. Trump continua a spendersi in prima persona: "Andrò a Gaza", ha detto, e "presiederò il Consiglio di pace". Oltre a dirimere questioni spinose come la scarcerazione di Marwan Barghouti, cui tanti palestinesi guardano per la futura guida dell'Autorità palestinese e che Israele non ha voluto finora liberare: "Prenderò una decisione". Ma è tutta l'amministrazione a essere mobilitata per garantire che il successo diplomatico di Trump non inciampi al primo dei tanti ostacoli sulla sua strada. In pochi giorni hanno fatto la staffetta nella regione l'inviato Steve Witkoff, il genero di Trump, Jared Kushner, il vicepresidente Vance e da oggi il segretario di Stato, Marco Rubio. Dopo Israele, Witkoff e Kushner sono andati negli Emirati Arabi Uniti a cercare sostegno e impegni concreti non scontati. Ma l'Arabia Saudita sembra essere l'osso più duro. Fonti saudite hanno per esempio chiarito che per ora l'appello di Kushner alle monarchie del Golfo affinché contribuiscano alla ricostruzione di Gaza non può essere raccolto, non fintanto Hamas ha armi e controlla la Striscia. E non finché la creazione di uno Stato della Palestina non entra a pieno titolo nell'agenda politica. Una linea che ha suscitato la reazione piccata del ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich. "Se l'Arabia Saudita ci dice che in cambio della normalizzazione vuole uno Stato palestinese, noi risponderemo: 'Amici, no grazie. Potete continuare a cavalcare cammelli sulla sabbia del deserto saudita", ha detto durante un evento pubblico. Quando la sua uscita è diventata virale, e la gaffe politicamente insostenibile, Smotrich è stato costretto a pubbliche scuse.
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