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Estero
Un piede ritrovato alle pendici dell'Everest svela il giallo dell'alpinismo
12-10-2024, 10:36
AGI - Cento anni fa era partito per scalare l'Everest. La vetta più alta del mondo che rappresentava una sfida estrema anche per gli alpinisti più esperti. Andrew Irvine si fermò alle pendici del monte. Ma lo scopriamo soltanto adesso, perché è stato trovato uno scarpone con dentro un piede che potrebbe appartenere a Irvine. La conferma che i resti rinvenuti possano appartenere al giovane alpinista visto l'ultima volta con il suo compagno George Mallory l'8 giugno 1924 potrebbe aiutare a svelare un mistero che dura appunto da cento anni. L'8 giugno 1924 Irvine e Mallory erano a poche centinaia di metri dalla vetta dell'Everest, prima di scomparire. Il corpo del secondo è stato trovato nel 1999 a un'altitudine di oltre 8.300 metri da una spedizione americana. Il mese scorso, un nuovo team finanziato dalla rivista americana National Geographic ha trovato una scarpa contenente i resti di un piede umano sotto la parete nord dell'Everest, intrappolato nel ghiacciaio centrale di Rongbuk. All'interno, i membri del team hanno scoperto un calzino rosso con un'etichetta "A.C. IRVINE" cucita. I familiari dello scalatore britannico si sono offerti di condividere campioni di DNA per confermare l'identità dei resti trovati sull'Everest. Il "tetto del mondo" (8.848 m) fu ufficialmente scalato per la prima volta il 29 maggio 1953 dal neozelandese Sir Edmund Hillary e dallo sherpa nepalese Tensing Norkay. Ma una parte della comunità montana rimane convinta di essere stata battuta nel 1924 da George Mallory, uno dei più famosi alpinisti del periodo tra le due guerre, e Andrew Irvine, morto durante la discesa dalla vetta. Secondo loro, i due uomini erano dotati di una o più cineprese che potevano contenere le prove della loro impresa. Già nel 1933, una spedizione aveva trovato una maschera per l'ossigeno e un rompighiaccio appartenenti ad Andrew Irvine. Ma la ricerca di una cinepresa che appartenesse alla cordata non è mai andata a buon fine. Il fotografo e regista Jimmy Chin, membro del team del National Geographic che ha scoperto lo stivale di Andrew Irvine, sperava che avrebbe "ristretto l'area di ricerca". Da quando sono state lanciate le prime spedizioni negli anni '20, più di 300 alpinisti sono morti nel tentativo di scalare l'Everest. Il riscaldamento globale che colpisce la catena himalayana rivela ogni anno agli alpinisti che si susseguono sulle pendici dell'Everest i loro corpi precedentemente intrappolati nel ghiaccio. Ad alcuni vengono dati soprannomi come "Scarpette verdi" o "La bella addormentata nel bosco" e le loro attrezzature colorate ora fungono da punto di riferimento durante l'ascesa.
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