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Insulti, aggressività e semplificazione: la nuova lingua in tempo di guerra
Ieri 17-06-25, 18:45
«La prima vittima della guerra è il pensiero», scrive Gabriele Segre su La Stampa. Credo abbia ragione. Dove operava la pratica del dubbio si è imposta la ratio delle sentenze. Dove influivano interrogativi propri di un approccio intellettuale si sono applicate scomuniche. È come se in un cupio dissolvi della “ragione” siano venute avanzando formule proprie della denigrazione e annientamento morale dell’altro da sé
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