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Estero
Bruno Retailleau, il ministro-bulldozer di Francia
27-09-2024, 05:33
Due settimane prima del risultato delle elezioni europee, che ha spinto il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, a sciogliere l’Assemblea nazionale in cerca di una “chiarificazione” istituzionale, Bruno Retailleau, capogruppo dei senatori Républicains, diceva che un’alleanza tra gollisti e macronisti era “politique-fiction” messa in circolazione da giornalisti immaginifici: pura fantapolitica. Quattro mesi dopo, il senatore vandeano è diventato il peso massimo del nuovo esecutivo guidato da Michel Barnier: ministro dell’Interno, il dicastero dei segreti e dei dossieraggi della République. “Onorato e fiero di essere al servizio della Francia all’interno del governo di Michel Barnier. Le forze dell’ordine, che rischiano la loro vita per la sicurezza dei nostri compatrioti, possono contare su di me: sarò il loro primo sostenitore. (...) Sono qui per agire, con un’unica parola d’ordine: ristabilire l’ordine per garantire la concordia”, ha scritto su X Retailleau appena nominato. Esponente dell’ala più conservatrice dei Républicains, quella che flirta col Rassemblement national di Marine Le Pen, Retailleau dice a tutti che ha accettato la proposta solo perché Barnier “è un nostro uomo, un uomo della famiglia” gollista, “e abbiamo la certezza che non sarà un collaboratore di Emmanuel Macron”. Il suo nome, secondo i retroscenisti, è la ragione per cui il governo è stato annunciato con qualche giorno di ritardo. Perché l’ala sinistra di Ensemble pour la République, il partito di Macron, e i centristi del MoDem, alleati del presidente, hanno cercato fino all’ultimo di far cambiare idea a Barnier, contrari alla presenza di un cattolico fervente anti matrimoni gay e anti aborto come Retailleau. “Esistono disaccordi profondi con alcune personalità del governo. Non dobbiamo nasconderlo”, ha affermato Attal in una riunione con i deputati del gruppo Ensemble pour la République di cui è presidente, promettendo di sorvegliare le mosse del neoministro dell’Interno. Figlio di un commerciante di cereali, Retailleau nasce in Vandea nel 1960 e cresce politicamente accanto a Philippe de Villiers, leader ultraconservatore con simpatie monarchiche che ha fatto campagna per il “no” alla ratifica del Trattato che istituisce la Costituzione europea del 2005. Le loro traiettorie si incrociano per la prima volta quando Retailleau ha 17 anni ed entra come volontario nel parco a tema Puy du Fou, creato proprio da De Villiers per glorificare la storia cattolica della Francia. Retailleau fa carriera all’interno del Puy du Fou, diventandone presidente. E nel frattempo, all’ombra del suo mentore, fondatore del partito Mouvement pour la France (Mpf), diventa presidente del consiglio generale della Vandea. Nel 2010 abbandona De Villiers e Mpf per scalare le gerarchie dell’allora Union pour un mouvement populaire, si avvicina a Nicolas Sarkozy, e quattro anni dopo diventa capo dei senatori gollisti. Nel 2017 è tra i pretoriani di François Fillon, favorito per salire all’Eliseo prima del “Penelope Gate” fatto esplodere dal Canard enchaîné. Retailleau è fiero di definirsi un uomo della ruralità, un figlio della Francia profonda, e non il prodotto dei soliti circoli parigini. Durante il primo discorso da ministro dell’Interno, ha citato il suo modello politico, un vandeano come lui: Georges Clemenceau, uomo dell’ordine repubblicano che nel 1906, quando fu ministro dell’Interno, si autodefinì “primo poliziotto di Francia”. Retailleau promette di incarnare il trittico di ordine, autorità e fermezza e si è già guadagnato il soprannome di “bulldozer di Place Beauvau”. Per alcuni osservatori, Retailleau all’Interno è soprattutto una mossa di Barnier per tenere buona Marine Le Pen, ed evitare una mozione di censura che potrebbe rivelarsi fatale per la sopravvivenza del governo.
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