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Politica
Chi è Luigi Lobuono, il civico candidato in Puglia: di nuovo in campo contro Decaro
Oggi 09-10-25, 13:53
Ventun'anni fa, nel 2004, lui c'era, ma non c'era stato fino a poco prima (proprio come oggi), e dev'essere allora per uno strano gioco del caso che l'imprenditore settantenne Luigi Lobuono, editore e imprenditore, già presidente della Fiera del Levante, espressione di Forza Italia pur senza tessera (da qui la nomea di civico, croce e delizia di ogni coalizione al momento della scelta dei candidati), è diventato (sempre di nuovo) l'uomo uscito dal cappello, anche se dopo faticose e faticosissime trattative. In campo ci sono tutti quelli che c'erano prima, alla ribalta o dietro le quinte, tutti tranne Silvio Berlusconi, compianto e molto rimpianto in alcuni ambienti pugliesi; tutti tranne Michele Emiliano, già sindaco di Bari e presidente della Regione uscente che, ai tempi, si scontrò con Lobuono, vincendo la poltrona di primo cittadino, e che stavolta non corre, guardando però dall'esterno la corsa del dem Michele Decaro, colui che prima era il suo delfino, senza se e senza ma, e che oggi, dopo essere stato a sua volta e per due volte alla guida del capoluogo pugliese, dall'Europarlamento torna al sud per andare da solo (come dire: la categoria di delfino non è esattamente la sua preferita, tanto che, l'estate scorsa, Emiliano l'ha definito “disumano”). E dunque Lobuono si accinge a combattere (di nuovo), una battaglia sbilanciata contro l'uomo che alle ultime Europee ha ottenuto 500 mila preferenze. E la domanda, a questo punto, come sintetizza un esponente del centrodestra barese, è: “Fossi in lui, forse mi direi: ma chi me lo fa fare?”. Eppure il civico Lobuono, con spirito per così dire sportivo, lo fa. Ma non certo per immolarsi – è un imprenditore esperto che conosce l'ambiente e conosceva la contrarietà di alcuni tra gli alleati di FI ed era al corrente anche dei dubbi azzurri intestini, dubbi di chi, al suo posto, avrebbe visto meglio la candidatura politica del coordinatore regionale del partito Mauro D'Attis. Lobuono riscende in campo, racconta un conoscente, con la “testardaggine disciplinata” e il rigore dei padri gesuiti da cui ha studiato da ragazzino, affermandosi poi come imprenditore, figlio di famiglia socialista (da cui è disceso l'impegno in Forza Italia) e frequentatore degli ambienti altoborghesi della città, dai ristoranti della vecchia Bari al circolo canottieri Barion, di cui è stato anche presidente. Alla Fiera del Levante, invece, Lobuono ha visto passare tutti, Nichi Vendola compreso, e dal Cav. fu rimproverato indirettamente, in una giornata calda, per una sala che a Silvio Berlusconi parve non certo fatiscente ma quasi quasi da ristrutturare. A vent'anni Lobuono lavorava già da tempo nell'editoria, nell'azienda di famiglia (distribuzione giornali), arrivando via via a detenere consistenti quote nella Gazzetta del Mezzogiorno. Fittiano, nel senso di vicino storicamente all'ex ministro e vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, in politica l'attuale candidato si era buttato, nel 2004, con slogan a suo tempo innovatori per il parterre locale di Forza Italia, virando su una cifra più ecologista della media, in nome di quella che poteva ancora sembrare una parolaccia: la rigenerazione urbana. Diversissimo per modi, toni ed eloquio da Emiliano, allora non riuscì a vincere, ma diede prova di forza tranquilla, quella in cui ora confidano i suoi volenterosi fan nel centrodestra, convinti che il punto sia, dice un insider, “comunque arrivare più in alto possibile”. Come ancora non si sa. Ma Lobuono – imprenditore innovativo, dicono a Bari, anche in Edivision e nel ramo immobiliare – non si è scomposto neanche davanti alle tante bocche inizialmente storte sulla sua candidatura, tanto più che anche l'avversario Decaro lo definisce “galantuomo”.
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