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Economia e Finanza
Ciò che non vi diranno sulla sentenza Ue su Ilva
25-06-2024, 19:57
La corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza su Ilva ricordando non solo che “se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’esercizio dell’acciaieria Ilva dovrà essere sospeso” ma anche che “varie misure per la riduzione del suo impatto sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti”. E infatti dal 2012 al 2018, ossia durante gli anni di gestione diretta commissariale (come oggi), attraverso numerosi decreti, è stato rimandato di anno in anno il piano ambientale. La cui attuazione è partita, ed è stata implementata, solo con l’arrivo di ArcelorMittal e completato nel 2023. Il ministero dell’ambiente, all’interno dell’iter per la nuova concessione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, ha chiesto al gestore di produrre la valutazione del danno sanitario. Lo studio è stato consegnato dai commissari lo scorso 12 giugno. E stabilisce che “nel passaggio dall’ante operam a quello post operam si assiste a una significativa diminuzione del rischio pari a circa il 37% nel caso dell'area di Taranto e del 42% nel caso del quartiere Tamburi”. E quindi in definitiva che “se lo stabilimento ex Ilva producesse 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno (con altoforni a carbone), il rischio per la salute per popolazione di Taranto sarebbe ampiamente accettabile”. Quindi ad oggi lo stabilimento Ilva di Taranto può produrre fino a 6 milioni di tonnellate a carbone senza eccesso di rischi sanitari. Ed è proprio questo studio che la Corte di giustizia, nella sentenza di ieri, chiede al governo italiano di inserire nell’autorizzazione. Ma a chi per anni ha portato avanti la narrazione del siderurgico causa di morte (mai dimostrata) questo studio non piace. Ad esempio ieri Repubblica commentando la Vis ha titolato: “Meno morti per tumore, il finto miracolo di Taranto”. Un articolo in cui lo studio sanitario prodotto non viene smontato sulla base di relazioni scientifiche, ma sul sentimento popolare. Proprio quello che la Corte europea ha detto che si deve evitare, stabilendo che se su base scientifica viene dimostrato che Ilva produce danni sanitari inaccettabili deve essere chiusa. Oggi, anzi, fino ai 6 milioni di tonnellate, può restare aperta con gli altoforni accesi.
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