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Economia e Finanza
Come sfruttare il nucleare per un'Europa autonoma sull'energia. I numeri dell'Aim
Oggi 12-12-25, 13:18
L’autonomia energetica europea passa per il nucleare. È quanto emerge dal dossier “Nucleare in Italia: Dal dire al fare”, presentato dall’Associazione italiana nucleare (Ain), che scatta una fotografia precisa dello scenario energetico e industriale in cui si muove questa tecnologia. Sia in Italia che in Europa, dove il nucleare non è certo una novità. Nonostante la Germania abbia scelto di chiudere tutti i suoi reattori, un quarto della produzione elettrica europea viene ancora garantito dal nucleare, contribuendo a quasi il 40 per cento dell’energia decarbonizzata nell’intera Ue. Oltre al basso impatto inquinante – allineato a quello generato dall’eolico – colpisce il fatto che la catena di approvvigionamento del nucleare sia per il 90 per cento interna all’Unione europea. Al contrario, sottolinea il dossier, la quasi totalità dei materiali critici necessari alle rinnovabili proviene dalla Cina. Tradotto: il nucleare rappresenta oggi una risorsa reale per l’autonomia strategica energetica europea. Per Bruxelles sono cifre da tenere a mente. Specialmente – osserva l’Ain – a pochi giorni dall'accordo provvisorio raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio per fermare “in modo efficace e permanente l'importazione di gas russo” a partire dal 2027. Il niet a Mosca, ha detto dal palco il presidente dell’Ain Stefano Monti, “conferma quanto sia urgente affiancare alla crescita delle rinnovabili fonti programmabili, sicure e ad alta affidabilità”. Come scritto dal Foglio, l’Italia arriva a questo stop piuttosto preparata: dall’inizio della guerra a oggi le importazioni dalla Russia sono praticamente crollate, mentre sono cresciute le quote di gas naturale fornite dall’Algeria, dall’Azerbaigian tramite il Tap e via via da altri paesi più marginali. Di fronte, però, alla “fragilità della dipendenza dai combustibili fossili importati – ha detto Monti – il nucleare non rappresenta solo una scelta climatica, ma una leva strategica per la sicurezza degli approvvigionamenti e per ridurre lo svantaggio competitivo del nostro sistema industriale”. Specialmente, nota l'Ain, visto che ogni euro investito ne genera più del doppio (cioè 2,4) di indotto tra industria, ricerca e professionalità. Stando ai numeri, il settore appare in fermento. L’Aim segnala una crescita del 40 per cento degli investimenti globali negli ultimi cinque anni, con oltre 60 nuovi impianti in costruzione e 80 progetti di Smr (i piccoli reattori modulari) attivi in 19 paesi. A spingere il tessuto industriale c’è anche l’enorme fabbisogno di energia legato alle nuove tecnologie. Secondo le stime riportate da Ain, data center e intelligenza artificiale potrebbero far aumentare i consumi elettrici europei di oltre il 160 per cento entro il 2030. Costi enormi, ma necessari per l’alimentazione di server, sistemi di raffreddamento e infrastrutture di rete. Non stupisce a tale proposito, che parecchi investimenti privati nel settore dell’AI oggi si riversino in Francia, forte di oltre 80 TWh di energia elettronucleare continua, economica e pulita, generata in eccesso rispetto alla domanda interna. Per quanto riguarda il nostro paese, l’impatto economico varrebbe circa il 2,5 per cento del pil. C’è poi la questione delle competenze: per far funzionare come si deve questo settore in Italia, per Ain servono almeno 117 mila nuove figure professionali di elevata qualificazione, tra tecnici, ingegneri e specialisti di sistema, 39 mila dei quali sarebbero necessari direttamente nella filiera industriale. Proprio a tale scopo, nel corso dell’evento di presentazione del dossier è stato firmato il Memorandum of understanding tra Ain e Anima Confindustria, con l’obiettivo di costruire una piattaforma stabile di collaborazione tra comunità nucleare e meccanica industriale italiana. L’intesa prevede uno scambio strutturato di competenze e analisi tecniche, ma anche la partecipazione a progetti europei e internazionali e gruppi di lavoro. Nel complesso, il settore chiede alle istituzioni un supporto concreto su tre fronti: un quadro regolatorio stabile e allineato agli standard internazionali, una filiera qualificata secondo criteri tecnici verificabili e un investimento continuo nelle competenze ingegneristiche e operative. La lista delle cose da fare è lunga, mentre il dibattito sul nucleare è scandito ormai a cadenza mensile da report, convegni e scenari di ogni tipo. Segno che le associazioni di categoria sono già in moto, in attesa dei fattori abilitanti per poter fare ciò che serve.
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