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Politica
Difendere la libertà anche dai finti amici della pace. Per chi suona la campanella nel gran discorso di fine anno del capo dello stato
31-12-2024, 20:30
C'è una parola che ritorna con insistenza nel formidabile discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quella parola riguarda un tema che è stato centrale nell'anno appena trascorso e che continuerà a essere centrale nell'anno che arriverà: libertà. Mattarella ha toccato molti aspetti, ha parlato anche della nostra Cecilia Sala, con il tono di chi sembra sapere che la situazione potrebbe sbloccarsi presto, e il suo discorso ha avuto il merito di mettere a nudo alcune verità necessarie da considerare per capire cosa vuol dire oggi essere a difesa della libertà. Non è stato il discorso del ma anche, del tutto e il contrario di tutto, è stato il discorso del “non si può non parlare” di una serie di questioni cruciali quando si sceglie di ragionare attorno ai temi della difesa della democrazia, della giustizia, dello stato di diritto e anche della pace. Non si può parlare dei morti di Gaza senza parlare degli ostaggi di Hamas. Non si può parlare della guerra in Ucraina senza ricordare chi è l'aggredito e l'aggressore. Non si può parlare di pace senza parlare del diritto di un popolo a difendere la sua libertà e la sua dignità, perché pace non vuol dire “sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce altri paesi con le armi”. Non si può parlare di pace, ancora, senza ricordare che la pace deve essere giusta, anche per evitare che un domani “vengano aggrediti altri paesi europei”. Non si può parlare di corsa agli armamenti senza ricordare che di fronte alle minacce esterne le democrazie devono difendersi, e questo vale anche per l'Italia. Non si può parlare di problemi legati ai salari, veri, e problemi legati alla disoccupazione giovanile, veri, senza ricordare che l'Italia un'occupazione da record, che l'Italia registra da mesi tassi positivi sull'export e che l'Italia è un paese che “esercita una forza di attrazione che va al di là delle sue bellezze naturali”. Non si può parlare di giustizia in Italia senza ricordarsi che il termometro per misurare il buon funzionamento dello stato di diritto sono le carceri, perché “rispetto e dignità per la persona, dei suoi diritti vale anche per chi si trova in carcere”. E non ci si può preparare a un anniversario importante, quello della liberazione, che l'anno prossimo tocca quota ottant'anni, senza ricordare tutto quello che significa tutelare i valori non negoziabili di quella Liberazione: libertà, democrazia, dedizione all'Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia. Problemi concreti, certo, ma anche paletti fissati saldi sul terreno da gioco per capire come difenderci, anche il prossimo anno, da alcuni virus pericolosi per la nostra democrazia: populismi, demagogie, qualunquismi (peccato per non aver parlato di un’altra emergenza italiana: la giustizia ingiusta). Per capire l'estremismo da combattere non bisogna guardare al passato, con pigrizia, ma bisogna guardare con forza al presente, tenendo gli occhi aperti e mettendo da parte l'agenda delle fregnacce. Buon anno a tutti anche dal Foglio.
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