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Ettore Messina si è dimesso. L'Olimpia Milano cerca di rianimarsi con Peppe Poeta in panchina
Oggi 25-11-25, 07:27
Non è finita come avrebbe voluto. Ma la storia tra Ettore Messina e l’Olimpia era arrivata ai titoli di coda da tempo. Le tre sconfitte in una settimana, subite dopo due vittorie in pochi giorni quando in panchina non c’era lui fermato dall’influenza, hanno accelerato le pratiche di divorzio. La squadra è stata affidata a Peppe Poeta, l’erede designato, chiamato a fargli da vice in attesa della prossima stagione quando Ettore si sarebbe tirato da parte. I risultati hanno fatto saltare i piani e il fatto che non ci sia più Giorgio Armani può avete influito. E alla fine Messina ha deciso di dimettersi, restando in carica solo come dirigente, consulente di Leo Dell’Orco. Aveva in mente un altro finale, ma anche questa stagione stava mettendosi male e uscire di scena oggi potrebbe dare la scossa per salvarla. Aver visto la squadra reagire in quel modo mentre lui era a casa con l’influenza non è stato secondario. Anzi. Gli va dato atto di aver fatto una scelta per il bene dell’Olimpia. Di essersi tirato da parte per salvare la squadra. Ha pensato, forse giustamente, che il problema era lui. Non deve esser stato facile. Ma Messina è un uomo intelligente. Troppo per non averlo intuito. Ettore Messina è stato un grande allenatore, probabilmente il migliore della sua generazione. A Milano ha vinto tanto tra scudetti, coppe e coppette, ha messo la firma sul titolo della terza stella, ma è mancato il bersaglio grosso: l’Eurolega. Ha raggiunto solo una volta le Final Four. Troppo poco per quanto investiva Armani. Il fallimento vero è stato quello europeo, su un terreno dove Messina era un re con quattro vittorie. Ad accelerare la pratica, oltre alle sconfitte, sono state le facce dei giocatori. Quando in panchina c’era Messina in campo si respirava troppa tensione. Il coach aveva perso il suo tocco magico e soprattutto aveva commesso troppi errore sul mercato dove decideva tutto lui perché non era solo allenatore, era anche presidente delle basketball operațional. Il peccato originale. L’errore da cui ne sono scaturiti altri. Non avere una controparte forte è stato fatale. In uno dei giorni più tristi della sua carriera, obiettivamente piena di trionfi, Messina ha affidato a una lettera aperta i suoi pensieri: ”Mi perdonerete se esprimo con questa lettera, e non con una conferenza stampa o delle interviste, i motivi della decisione che ho preso, con animo sereno e costruttivo, nella giornata odierna. Fin dal primo giorno di allenamento ad agosto, ho provato un grande piacere nell’andare in palestra con tutto il gruppo squadra, inclusi sanitari, fisioterapisti, preparatori e il resto dello staff, che accomuno in un sentito ringraziamento. E allora, vi chiederete, perché lasciare la panchina (ma non il club)? Il motivo è molto semplice: ho capito di essere diventato – non da oggi – un fattore di divisione e, di conseguenza, di distrazione. Anche impegnandomi a svolgere il mio lavoro nel miglior modo possibile, ogni circostanza si trasformava in un’occasione per aprire un referendum pro o contro la mia persona. Per questo motivo (e soltanto per questo) ho deciso di eliminare una situazione che era diventata per me fonte di grande tensione e per la squadra e la società causa di danno. Eliminando la causa delle tensioni, ritengo di esercitare al meglio la responsabilità affidatami dal Signor Giorgio Armani e dal club fin dal mio primo giorno in Olimpia. Quest’anno, in particolare, ho fatto molta fatica ad accettare il clima, tanto che a volte esitavo persino a salire gli ultimi gradini verso il campo. La mia decisione ha dunque un unico scopo: favorire un momento di unità, creando le condizioni perché tutti si raccolgano attorno alla squadra. Con la profonda convinzione che il gruppo possa ottenere ottimi risultati, come ha già dimostrato nonostante i numerosi infortuni. Resto il primo tifoso dell’Olimpia e, soprattutto, resto nel club per dare il mio contributo ad affrontare le nuove sfide fuori dal campo, che sono alle porte. In questo senso, sono molto felice e motivato di proseguire il lavoro al fianco del nostro Presidente Leo Dell’Orco. Guardando avanti, sono sicuro che Peppe e lo staff tecnico continueranno a lavorare con l’impegno e la competenza che non sono mai mancati. Se avranno l’aiuto di tutti, raggiungeranno i risultati sportivi che ci auguriamo. I componenti dello staff tecnico sanno che resto a loro disposizione per qualsiasi cosa possa essergli utile, ma so che sapranno guidare nel modo migliore la nostra Olimpia, che ora ha bisogno solo di serenità e di unione. Grazie di cuore”. Parole da uomo vero. Se però Milano non vince in Europa dai tempi di Peterson e Casalini un motivo ci sarà. Non mancano i soldi, non mancano i tifosi. Con quel budget si potevano costruire squadre migliori. Messina ha sbagliato più sul mercato che in panchina. Non ha avuto fortuna per via dei tanti infortuni che si sono ripetuti negli anni. Ma se scegli giocatori fragili può capitare. Ora la palla passa a Poeta, ha un compito difficile rifare innamorare Milano del basket anche oggi che Armani ci guarda da lassù.
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