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Gli Stati Uniti entrano in shutdown. Cosa succede ora
Oggi 01-10-25, 08:17
A partire dalla mezzanotte di lunedì primo ottobre, dopo che i partiti non hanno trovato un accordo su come stanziare i fondi del bilancio, il governo statunitense è entrato in shutdown, il quinto degli ultimi dodici anni. Durante uno shutdown, il bilancio è congelato e nessun dipendente pubblico viene pagato. Il governo seleziona alcune categorie di lavoratori, definite “essenziali”, che devono continuare a svolgere la loro mansione, pur se gratuitamente per tutto il tempo in cui lo shutdown è in corso: gli altri rimangono a casa senza stipendio fino a che la situazione non viene sbloccata. Appena tornato dalla pausa estiva, il Congresso aveva a disposizione fino al 30 settembre per accordarsi: i repubblicani hanno proposto ai democratici un piano da votare senza possibilità di modifiche, e questi ultimi non hanno accettato. Il partito d’opposizione, infatti, avrebbe voluto inserire nel testo un’estensione di alcuni sussidi garantiti dall’ObamaCare e tagliati dalla legge di bilancio votata da Trump qualche mese fa in cambio del voto favorevole: i repubblicani, però, si sono dichiarati contrari, accusando gli avversari di volere un’estensione delle tutele sanitarie solo per privilegiare gli immigrati irregolari. In un voto avvenuto nella notte al Senato, in cui i repubblicani hanno tentato di far passare il loro piano, tre democratici hanno votato coi repubblicani: non abbastanza, ma una mossa che testimonia come l’opposizione non sia del tutto concorde sulla strategia. La Casa Bianca, che solitamente lavora nel tentativo di evitare la chiusura delle attività, è stata insolitamente calma: i leader democratici, Chuck Schumer e Hakeem Jeffries, hanno più volte chiesto un incontro formale col Presidente, che ancora non era avvenuto dall’insediamento, e lo hanno ottenuto solo lunedì. La discussione, molto breve, non ha portato a nessun avvicinamento tra le parti: poco dopo che gli esponenti dell’opposizione hanno lasciato la Casa Bianca, Trump ha postato sul social di sua proprietà, Truth, un video deepfake generato con l’Intelligenza artificiale in cui Schumer e Jeffries, consultandosi tra loro, affermerebbero che il motivo per cui sono così interessati alla sanità è per poterla concedere agli immigrati irregolari, in modo da convincerli a votare illegalmente per loro. Durante le parole di Jeffries, appaiono anche un sombrero e della musica mariachi, in quello che è un sottotesto palesemente razzista di un video falso diffuso dal Presidente degli Stati Uniti. Uno dei motivi per cui Trump non sta premendo particolarmente per evitare lo shutdown può essere ritrovato in un memo diffuso dal responsabile del budget dell’amministrazione, Russell Vought, in cui viene evidenziato come le agenzie federali debbano prepararsi a grandi licenziamenti. L’idea della Casa Bianca sarebbe quella di utilizzare lo shutdown, che garantisce all’esecutivo il potere di riallocare la forza lavoro e decidere quali sono i lavoratori necessari e quali no in un periodo di crisi, per giustificare dei tagli definitivi del personale. Una mossa dalla dubbia legalità costituzionale, dato che i poteri esecutivi sull’utilizzo dei lavoratori pubblici dovrebbero estendersi al solo periodo di shutdown, ma Trump ha già dimostrato di voler sfidare i principi costituzionali ricorrendo fino alla Corte suprema, che negli scorsi mesi gli ha già garantito alcune vittorie. L’idea che i repubblicani avrebbero potuto procedere più spediti nei licenziamenti di massa e nella riorganizzazione dell’apparato burocratico attraverso uno shutdown era un pericolo già intravisto dallo stesso leader democratico al Senato Chuck Schumer a marzo. Appena iniziata la presidenza Trump, durante il caos nel settore pubblico generato dai licenziamenti voluti da DOGE, il dipartimento allora guidato da Elon Musk, i democratici avevano avuto l’occasione di provocare uno shutdown. Schumer, però, si tirò indietro, asserendo che sarebbe stato un regalo all’amministrazione, che avrebbe potuto decidere molto più facilmente del destino del personale pubblico. Mesi dopo, la situazione si è ribaltata: la base democratica non vede di buon occhio il Senato, percepito come immobile e di scarsa utilità in un’opposizione a una presidenza percepita come sempre più autoritaria, e i candidati più giovani alle primarie democratiche per i seggi del Senato fanno del non sostenere Schumer come leader una delle loro battaglie di riconoscimento con gli elettori. Anche per questo, Schumer deve mostrarsi combattivo e non far votare ai suoi un piano scritto dai soli repubblicani. Gli ultimi shutdown di lunga durata, cercati dai repubblicani, non hanno fatto bene al partito: nel 2018, Trump si scontrò apertamente con la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi, imponendo ai suoi di non votare nessun bilancio che non comprendesse fondi aggiuntivi per la costruzione del muro col Messico: Pelosi non cedette e dopo 35 giorni lo stallo finì senza che la Casa Bianca ottenesse niente. Nel 2013, l’allora giovane senatore del Texas Ted Cruz guidò la frangia più a destra dei repubblicani verso uno shutdown per impedire a Obama di implementare nel bilancio alcune parti della riforma sanitaria che ha preso il suo nome. Entrambi i casi hanno visto una flessione dei repubblicani nelle intenzioni di voto. I democratici, però, confidano che riusciranno a spiegare ai cittadini che la colpa del blocco totale dello Stato non ricade in realtà su di loro, ma su un partito al governo che non ha nessun interesse a lavorare con l’opposizione per mantenere operativi i piani sanitari per i cittadini più indigenti. Chuck Schumer ha infatti parlato dello “shutdown voluto dai repubblicani per non proteggere la salute dei cittadini”. Dalla mattina del primo ottobre, musei, parchi nazionali e uffici pubblici chiudono senza sapere quando riapriranno: solo il tempo potrà dire se l’azzardo dei democratici pagherà.
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