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Estero
I conti senza Putin
Ieri 15-12-25, 21:13
Bruxelles. Otto ore di negoziati in due giorni a Berlino sembrano aver avvicinato un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina. Ma un accordo con chi? Con il presidente americano, Donald Trump, pronto a far pagare la vittima pur di rivendicare al suo attivo un altro accordo che di “pace” porta solo il nome? Oppure con il leader russo, Vladimir Putin, che nei fatti non ha ancora dimostrato alcuna volontà di fare compromessi e concessioni? “Questa è la prima volta dal 24 febbraio 2022 che vediamo una vera opportunità per aprire la strada verso la pace”, ha detto ieri il cancelliere tedesco, Friederich Merz, al termine dei colloqui con Volodymyr Zelensky e i due emissari di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner. Sulle garanzie di sicurezza “abbiamo fatto progressi”, ha detto il presidente ucraino. “Ho visto i dettagli e sono abbastanza buoni”, ha aggiunto Zelensky. Gli europei promettono una Forza multinazionale sul terreno in Ucraina. Fonti americane hanno detto che il 90 per cento delle questioni tra le due parti sarebbe state risolte. Resta sul tavolo la parte più difficile. Ma Trump sarebbe contento del risultato, nonostante ci siano ancora delle divergenze, in particolare sulle questioni territoriali. (Carretta segue a pagina quattro) È ciò che conta di più per gli europei, che stanno cercando di proteggere Zelensky da una capitolazione imposta da Trump. Ieri i leader della coalizione dei volenterosi sono accorsi a Berlino per concordare a cena i prossimi passi. Il 10 per cento che manca a un accordo tra Zelensky e Trump riguarda le questioni territoriali. Il presidente americano pretende che l’Ucraina si ritiri dai territori che ancora controlla nel Donbas, rinunciando alla linea di fortificazioni che protegge il resto del paese. E’ una delle esigenze poste dal Cremlino nel piano di 28 punti preparato da Witkoff, che ucraini ed europei hanno cercato di emendare. “La questione dei territori è dolorosa. Noi e la Russia abbiamo posizione molto diverse su questo”, ha sottolineato Zelensky: “Speriamo che la parte americana proporrà vari passi per aiutare a raggiungere almeno una forma di consenso”. L’offerta degli Stati Uniti è di garanzie di sicurezza stile articolo 5 della Nato, anche se l’Ucraina dovrebbe rinunciare a entrare nell’Alleanza atlantica. “Negli ultimi dieci giorni i documenti sulle garanzie di sicurezza hanno fatto molti progressi. C’è stato un gruppo di lavoro con Stati Uniti, Nato e gli ucraini”, hanno detto fonti dell’Amministrazione Trump. “La base di questo accordo è fondamentalmente di avere garanzie molto molto forti, stile articolo 5”. Inoltre, ci sarebbe una componente di “deterrenza molto, molto forte”. Zelensky ha già accettato il principio di rinunciare alla Nato, ma un ritiro dal Donbas rimane una linea rossa. Il presidente ucraino ha rigettato la domanda, insistendo insieme agli europei su un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte. La delegazione americana ha avvertito che “queste garanzie non saranno sul tavolo per sempre”. Un accordo con Putin su queste basi rimane improbabile. Il consigliere del presidente russo, Yuri Ushakov, ha detto che la Russia non accetterà le modifiche di ucraini ed europei al piano in 28 punti. Il piano europeo prevede un esercito ucraino di 800 mila uomini, una Forza multinazionale sul terreno, nei cieli e in mare, e un impegno vincolante a reagire in caso di futuro attacco armato. I leader europei, come in un rituale, hanno lodato gli sforzi di Trump per arrivare a una pace. Ma l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas, ha espresso scetticismo sul processo in corso. “La pressione deve essere sull’aggressore, non solo sulla vittima”, ha detto Kallas, ricordando che la Russia per il momento non ha dato alcuna prova di voler “sedersi al tavolo negoziale e negoziare davvero”. Le concessioni fatte da Zelensky “sono molto difficili”, ha spiegato l’Alto rappresentante: “Illustrano la tattica negoziale della Russia, che chiede sempre di più e poi dice che non è abbastanza per costringere gli altri a offrire di più”. In ogni caso, secondo Kallas, l’Ucraina lascerà il Donbas, la Russia non si fermerà. E se Zelensky rinuncia alla Nato, “gli altri partner e gli Stati Uniti devono dare garanzie di sicurezza tangibili molto molto forti. Quante truppe sul terreno. Quante capacità. Questa è la sola cosa che protegge gli ucraini”, ha spiegato Kallas. La priorità dei leader europei – Merz, Emmanuel Macron, Keir Starmer – rimane quella di cercare di riportare Trump dalla parte dell’Ucraina. L’Europa non è ancora in grado di fare da sola per sostenere la difesa di Kyiv, ancor meno contro gli Stati Uniti. Lo dimostrano le difficoltà nel trovare un accordo sul prestito di riparazione usando i 210 miliardi di attivi sovrani russi congelati dalle sanzioni. Dopo l’opposizione espressa da Belgio e Italia, l’Alto rappresentante Kallas ha spiegato che “è molto difficile” arrivare a un accordo al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Saranno i capi di stato e di governo a prendere una decisione a maggioranza qualificata. Secondo diverse fonti diplomatiche, le minacce di veto dell’Ungheria e della Slovacchia, ma anche l’opposizione dell’Italia, saranno ignorate. Per contro è improbabile che si proceda contro il Belgio, il paese che rischia di più sul piano finanziario, dato che 185 miliardi di attivi sono detenuti da sua società. “Se falliamo su questo, la capacità dell’Ue di agire sarà gravemente danneggiata per gli anni a venire”, ha avvertito Merz.
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