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                                                Estero
                            Il voto nei Paesi Bassi premia gli europeisti e punisce Wilders, ma il Parlamento resta frammentato
                                
                                Oggi 31-10-25, 06:00                            
                                                            Il segnale delle elezioni legislative di mercoledì nei Paesi Bassi è chiaro: gli elettori olandesi hanno deciso di tornare al centro, premiando il partito più europeista, quello dei liberali di sinistra dei D66 di Rob Jetten, e punendo il più anti europeo, quello del Pvv di Geert Wilders. I risultati non sono ancora definitivi e non è ancora certo quale dei due ha ottenuto il primo posto, e dunque il diritto per primo di cercare di formare un governo. Ieri sera, con il 99,7 per cento delle schede contate, i D66 e il Pvv erano separati da appena 15 mila voti, ciascuno con 26 seggi. Ma è solo un dettaglio. Jetten ha portato i liberali di sinistra al loro massimo storico, guadagnando 17 deputati rispetto alle elezioni del 2023. Wilders ne ha persi nove dopo aver fatto cadere il governo di Dick Schoof, di cui era l’azionista di maggioranza e l’ispiratore del programma anti immigrazione. Anche gli altri partiti della coalizione uscente hanno subìto perdite o sono scomparsi. Ci vorrà tempo e pazienza prima di avere un nuovo governo. Due coalizioni molto diverse sono possibili. La preferenza di Jetten va a un’alleanza tra i D66, la coalizione laburisti-verdi, i liberali conservatori del Vvd e i cristiano-democratici della Cda (l’altro partito centrista in forte crescita). Numericamente, questa coalizione è la più solida con 86 seggi. “Vedo una larghissima maggioranza di partiti che vogliono fare di nuovo qualcosa in questo paese”, ha detto ieri Jetten. Ma la leader del Vvd, Dilan Yesilgoz-Zegerius, vuole un governo il più a destra possibile e ha fatto un’unica promessa in campagna: non entrare in coalizione con i laburisti-verdi. Dopo le elezioni “non è cambiato assolutamente nulla”, ha spiegato Yesilgoz-Zegerius. L’alternativa è un governo formato dai D66, dal Vvd, dalla Cda e dai populisti di destra Ja21, che hanno ottenuto un buon risultato con nove seggi. Per Rob Jetten, potrebbe essere il prezzo da pagare per diventare premier. Le trattative dureranno mesi senza esito certo. La composizione della nuova Camera bassa favorirà un ritorno dei Paesi Bassi sui tavoli che contano nell’Unione europea. Durante i mesi di negoziati sulla nuova coalizione, sarà il Parlamento a dettare a Schoof la linea da tenere nell’Ue. Oltre a rafforzare ulteriormente il sostegno all’Ucraina, il premier uscente sarà più libero di fare compromessi. Ma i festeggiamenti per il ritorno degli olandesi al centro pro Europa sono temperati dalla frammentazione (16 partiti in Parlamento, i D66 vincono con il 17 per cento), che annuncia altra instabilità. L’indebolimento delle forze definite di estrema destra o populiste è molto limitato. Tutti insieme il Pvv, Ja21, il Forum per la democrazia, il Movimento civico contadino e gli ultraconservatori cristiani del Sgp hanno 49 seggi, un terzo della Camera bassa. Wilders ha subìto un colpo “pesante” (per sua stessa ammissione), ma è lungi dall’essere sconfitto. Tra giochi personali e incompatibilità tra partiti centristi e pro Europa, i Paesi Bassi rischiano altre elezioni anticipate dopo quelle del 2023 e del 2025. Frammentazione e campagna elettorale permanente, con un’estrema destra forte in agguato, sono mali che affliggono quasi tutte le democrazie europee.
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