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La bella pensata di Romain Bardet l'ha portato in maglia gialla a Rimini
29-06-2024, 20:24
Sul lungomare di Rimini oggi il mare lo si intravedeva soltanto. E per diverse decine di minuti del mare non è fregato qualcosa a pochi, a quelli almeno che non si erano mossi dai lettini o dall’acqua per raggiungere la strada. Chi era lì aveva gli occhi sui grandi schermi che mostravano le immagini della prima tappa del Tour de France 2024. Lungo le transenne c’era gente dal primissimo pomeriggio, del tutto incuranti del sole che batteva in testa e della lunga attesa. Volevano i posti migliori e i posti migliori li hanno presi. Quelli buoni per battere sui cartelloni pubblicitari proteggono i corridori dagli spigoli e dagli spunzoni delle transenne. E quando i corridori sono arrivati finalmente sul lungomare le mani hanno fatto quello che dovevano fare, quello che reclama ogni buona corsa. Hanno battuto sui cartelloni un bumbumbumbumbumbum continuo e festoso, a tratti esaltante e un filo stupito, perché a poche centinaia di metri chi si era accollato il rischio dell’evasione era ancora là davanti e con margine, quello sufficiente a non farsi riprendere. Quello sufficiente a guardarsi alle spalle e a pensare sorridendo: alla fine vi ho fregato. Romain Bardet e Frank van den Broek – che suona come l’altro Frank Vandenbroucke, ma è olandese e si scrive diverso – sono arrivati in parata, uno a fianco all’altro con le mani lontane dal manubrio, felici come è giusto esserlo dopo essersi fatti beffa del ciò che sarebbe meglio fare degli esperti e del calcolo statistico. Primo e secondo, compagni di squadra, il primo, per sua stessa ammissione, all’ultimo Tour de France, il secondo con tutta una carriera davanti, carriera che promette assai bene. Romain Bardet in maglia gialla da primo della classe, Frank van der Broek in maglia bianca, primo tra i giovani e dopo una tappa pedalata tutta davanti al gruppo, a farsi rincorrere dal gruppo, tra quegli appennini, o meglio preappennini – se ci sono le prealpi ci devono essere pure i preappennini – che hanno mostrato la loro faccia più vera, ben lontana del magico mondo bucolico sognante dei cittadini che sognano la fuga agreste con pergolati e venticello fresco. Sul Valico dei Tre Faggi, sul Passo della Forche, sul Passo del Carnaio, verso Barbotto, San Leo, Montemaggio e San Marino, faceva un caldo assurdo da un litro d’acqua ogni mezz’ora e di brezza pochissima. Com’è normale che sia. E duecentosei chilometri con tremilaseicento metri di dislivello e sette salite che sembrano di stare in un forno (già a Firenze, di mattina presto, sembrava di stare nelle campagne del centro della Francia), possono picchiare in testa e sulle gambe a chiunque. In cinquantacinque, quelli che hanno ambizioni di classifica e quelli che hanno il compito di prendersi cura dei capitani, sono arrivati più o meno assieme, gli altri hanno accumulato minuti, decine di minuti, anche una mezz’ora. Così è andata per David Gaudu e Lenny Martinez. Le salite avrebbero deciso chi dei due doveva fare il capitano della Groupama-FDJ, le prime salite hanno detto che nessuno dei due farà il capitano della Groupama-FDJ. Li vedremo all’attacco, e non è un male. Romain Bardet ha tentato l’azzardo dopo, sulla salita che porta a Montemaggio. Era l’ultima chiamata per chi voleva avventurarsi davanti a tutti. Lì si è guardato attorno, attendeva qualcuno da seguire, ma i metri allo scollinamento diminuivano e nessuno faceva nulla di ardito. L’ha fatto lui, colmo di speranza che fosse la volta buona e che il compagno davanti avesse conservato un po’ di gamba da condividere. Era la volta buona e van den Broek aveva una gran bella gamba da condividere. Romain Bardet ha l’animo del narratore, vede le stesse cose che gli altri vedono, ma le percepisce in modo diverso, sa concentrarsi sui dettagli più insignificanti e renderle storie. Non importa se a lieto fine o dal finale maldestro o triste, storie e basta, di quelle che vale la pena leggere, perché hanno sempre qualcosa da dire. È andata così anche oggi. Romain Bardet ha vinto, contento e incredulo. Frank van den Broek è arrivato secondo, contento e consapevole, quasi più contento del capitano. Ha detto Romain Bardet: “Faccio davvero fatica a crederci. Non era affatto premeditato. Ho corso senza stress. Ogni volta che arrivavo al Tour ero in un tunnel a causa della pressione e delle aspettative legate alla classifica generale. Tutto ciò mi ha divorato per anni ora. Ho la fortuna, da leader di questa squadra, di poter provare a fare il meglio possibile un giorno e fare gruppetto il giorno dopo per riprendermi. A 33 anni non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di sé”. Romain Bardet si è divertito, ha pedalato sereno e veloce, molto veloce, più veloce del gruppo che lo ha rincorso a lungo, ma soltanto sfiorato. E come il francese si sono divertiti gli appassionati che se ne sono fregati del mare, del lago e di chissà cosa altro e si sono vestiti di giallo e di pois per raggiungere strade calde e senza vento. Perché c’è il Tour, c’è il Tour in Italia, quando vuoi che ci ricapita. Sul Barbotto, poco sotto il bar che segna la sommità del Barbotto – ma non ditelo al Tour che l’ha fatta levitare un chilometro dopo – era tutta una festa anche giallo Pantani. Chissà quante volte il Pirata si è arrampicato fin lassù. Tra il fan club di Pantani che lì festeggiava a birra e piadine (sul Passo del Carnaio invece andavano per la maggiore i panini con la salsiccia. Ovviamente ingentiliti dalla birra), c’era chi sosteneva un botto. Ed è cifra ragionevole. All’arrivo tra tanti ragazzini vestiti bianco Pogacar, venuti lì per vedere Pogacar, per magari tornare a casa con una borraccia della UAE, c’era ancora chi era vestito giallo Pantani e non giallo Tour. Anche perché a Rimini, e non solo a Rimini, era soprattutto un trionfo di pois. E molte maglie nere con il simbolo del Tour giallo. Dicono che in Francia il clima sia quello.
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