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La Bussola in Versilia: come orientarsi in quarant’anni di musica
Ieri 21-05-25, 11:41
Oggi il Giro d'Italia, dopo la cronometro che ha confermato in rosa il messicano Del Toro, si lascia alle spalle la Toscana e valica gli Appennini, puntando la sua bussola verso nord. Ma nel nostro Cantagiro è difficile lasciarsi alla spalle la Bussola, intesa come il luogo che per trent’anni è stato il tempio della musica italiana e della musica straniera in Italia. Tutto è cominciato settant’anni fa, nel 1955, a Le Focette, sul lungomare a metà strada tra Viareggio, città di partenza dell’undicesima tappa, e Forte dei Marmi, quando la Versilia stava per diventare la nuova Mecca del turismo dell’Italia del boom economico. Un turismo d’élite, un poco snob, fatto in gran parte di imprenditori e cumenda milanesi che l’avevano scoperta e colonizzata ancora prima che un’autostrada accorciasse la distanza e raddirizzasse i tornanti del passo della Cisa. Il protagonista di questa storia viene però da Torino, anzi da più lontano ancora, da Parigi. È infatti in riva alla Senna che, il 7 maggio del 1925, praticamente un secolo fa, nasceva Sergio Bernardini. Figlio di emigranti della Lucchesia, Sergio – che all’anagrafe francese viene sbrigativamente registrato Antonio, nome convenzionale per molti macaronì – torna con la famiglia a Torino poco prima della Seconda guerra mondiale. I genitori lavorano in una trattoria ma le passioni del giovane Sergio sono due: il ciclismo e la musica. La prima resterà poco più di un sogno, con qualche foto in posa con la maglia di una società amatoriale; la seconda sarà la sua vita. Con gli amici coetanei fonda a Torino una jazz band, al pianoforte c’è un dotatissimo Peter Angela, nome d’arte del futuro celeberrimo divulgatore televisivo, Piero Angela. Finita la guerra, messa da parte anche una breve esperienza partigiana, Sergio, insieme agli amici, approda in Versilia. La determinazione c’è, il talento pure e così, a soli ventidue anni prende in gestione un locale di musica dal vivo, la Capannina di Viareggio. Sarà solo il primo di una serie: Il Gatto Nero, il Principe di Piemonte… La sua invenzione però si chiama La Bussola, un dancing che, si diceva, portasse un po’ sfortuna ai precedenti proprietari. Costruito nei primi anni del secondo dopoguerra a Le Focette, dove un tempo era il piccolo delta del breve fiume Versilia che dà il nome alla regione storica e il cui corso, nei secoli, è stato più volte mutato dall’irregimentazione delle acque per bonificare il territorio paludoso, godeva di pessima fama ambientale, dato che la particolare umidità pare rendesse in pochi minuti sistematicamente vana la messa in piega delle gentili avventrici. Ma l’intrepido Bernardini non si perde d’animo di fronte alle dicerie e ci scommette forte. Con l’animo da imprenditore visionario, sa intercettare i gusti e le mode musicali prima che esse si affermino, anzi, contribuisce con una ricchissima programmazione al loro successo presso un pubblico di spettatori curiosi e abbienti. La musica italiana in breve tempo trova alla Bussola la sua casa più ambita e la finestra sul mondo internazionale della canzone. Perché Bernardini punta in alto, sia per i nomi italiani sia per quelli stranieri. L’inaugurazione del nuovo Music Hall avviene il 4 giugno 1955: dopo un lungo corteggiamento, e grazie a un assegno in bianco per cachet, Bernardini si assicura Renato Carosone e la sua orchestra. Carosone è il giusto connubio tra tradizione italiana e suggestioni swing. Approda alla Bussola il jazz, soprattutto nel Bussolotto, la dépendance del piano di sopra, dove in un ambiente più ristretto e riservato suonano i migliori interpreti italiani e stranieri, Sellani, Basso e anche Chet Baker che, imprigionato nel carcere di Lucca per una sua disavventura di droga, per intercessione di Bernardini, ottiene la deroga di suonare in alcune serata nel locale, dove arriva accompagnato a bordo di un’ambulanza dalla scorta di guardie carcerarie. Gli anni Sessanta sono anche gli anni dell’affermazione dei nuovi miti canori italiani, da Mina ad Adriano Celentano, e delle provocazioni al pubblico di Gino Paoli, grande amico di Bernardini, e che intorno alla Bussola s’innamora della giovanissima Stefania Sandrelli, viareggina. Vi arrivano le grandi star internazionali: Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, addirittura Marlene Dietrich con una memorabile performance a settant’anni. Nel 1975 vi tiene il suo primo concerto Fabrizio De André, convinto da Bernardini a salire sul palco dopo che per anni aveva avuto il terrore dell’esibirsi in pubblico. Il lungo sodalizio con Mina, che alla Bussola si è esibita nei suoi migliori concerti, termina con il concerto del 1978, che è anche l’ultima apparizione in pubblico della più grande interprete della canzone italiana. Bernardini tiene il passo coi gusti del tempo e, con l’apertura, nel 1976, del BussolaDomani, il primo teatro tenda in Italia, inaugura la stagione dei concerti pop da 6000 posti. Vi suonano i nuovi miti della Disco Dance, come Donna Summer, che nel 1977 in Versilia tiene la sua prima data europea in assoluto, e Barry White, fino ai grandi nomi del pop italiano, come Renato Zero e Vasco Rossi. Non mancarono nella storia del leggendario locale le disavventure: la prima, tragica, coincide con il Capodanno del 1969, quando il luogo viene assalito da un gruppo di manifestanti contro il consumismo borghese di cui la Bussola viene presa a emblema. L’intervento della polizia provoca il ferimento di un sedicenne, Soriano Ceccanti, che rimarrò paralizzato su una sedia rotelle. La seconda, meno drammatica, accade il 22 gennaio 1984: a innescare il declino della stella di Bernardini e, di conseguenza del locale, è lo scandaloso caso di una bestemmia in diretta TV, nel corso di Blitz, striscia pomeridiana domenicale di intrattenimento e informazione, condotta da Gianni Minà e scritta da Giorgio Minoli. Il blasfemo, durante un talk show con un pubblico di giovani, è l’attore napoletano Leopoldo Mastelloni e l’evento segna l’irreversibile rottura della Bussola con il mondo delle dirette tv. Sergio Bernardini, come la sua amica Mina, si ritira progressivamente dalla scena. Il 22 gennaio 1993, a cinquantanove anni, trova la sua fine, come trentatré anni prima il suo amico Fred Buscaglione, in un mortale incidente d’auto. Il pronostico della undicesima tappa del Giro d'Italia In osservanza al gotha canoro da cui prende le mosse la tappa, i miei pronostici per il traguardo di Castelnuovo ne’ Monti, all’ombra della Pietra di Bismantova – dove, per cantarla con Dante per vincere "convien c’om voli" (Purgatorio, IV, 27) – vanno a Damiano Caruso (in veste di Enrico), a Ben Turner (in quella di Tina) e a Nico Denz, detto DiscoDenz, in omaggio a Donna Summer. La playlist della undicesima tappa del Giro d'Italia Renato Carosone nel 1955 inaugura i live alla Bussola. Questa Pianofortissimo, un ragtime inciso in quell’anno nel 33 giri Carosello Carosone. Louis Armstrong alla Bussola nel 1959. Questa l’esibizione di Aretha Franklin alla Bussola nel 1971. Questa la versione della Canzone di Marinella nel concerto del 1974 di Fabrizio De André, con una strofa modificata per “scandalizzare” il pubblico borghese che, come si sente nella registrazione, stupisce e applaude. Ancora ancora ancora: Mina nel suo ultimo concerto live nell’agosto 1978 alla BussolaDomani.
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