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Politica
La libertà di stampa non è libertà di diffamare. Ci scrive Enrico Costa
Oggi 22-10-25, 20:10
Un conto è essere giustamente solidali con Ranucci per il vile attentato subìto, altro è promuovere, come fa Travaglio, qualificandola "legge Ranucci", una norma strampalata che, solo per i giornalisti, introduca una lite temeraria sui generis, per cui chi fa causa e la perde paghi la metà del risarcimento richiesto. Perché la diffamazione infanga e demolisce le persone e non la si cancella per legge. E la lite temeraria nel codice già è presente, e prevede una sanzione processuale per chiunque e contro chiunque la si promuova. Travaglio dice che ciascuno dei 600 parlamentari dovrà mettere la faccia pro o contro la "legge Ranucci", insinuando che non si può affermare la libertà di stampa ed essere contrari a questa proposta. Invece si può, se non si confonde la libertà di stampa con la libertà di diffamare. Sono sempre stato convinto che le norme sulla diffamazione vadano riviste, che il carcere per i giornalisti sia da cancellare, che la rettifica debba acquisire un ruolo sostanziale. Sapete perché non hanno mai visto la luce queste proposte, anche mie, condivise da tutti? Perché c'è sempre stato qualcuno che, per ragioni corporative o sindacali o politiche ha voluto mettere la bandierina della lite temeraria, bloccando il processo di modifica. E questo qualcuno si è rivelato il peggior nemico della libertà di stampa.
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