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La positiva anomalia Fàbregas
Oggi 28-11-25, 11:49
Un sistema è omogeneo quando ogni sua parte presenta caratteristiche uguali. Può capitare però che in quello stesso sistema entri un elemento estraneo, un’anomalia, che si discosta dal modello e che può alterarlo. Nella nostra Serie A di calcio c’è un’anomalia, ma è positiva. Si chiama Cesc Fàbregas. L’ex centrocampista di Barcellona e Arsenal ha portato in Serie A la concezione spagnola del pallone che è radicalmente “diversa da quella italiana”, sostiene Massimo Callegari giornalista e telecronista sportivo di Sport Mediaset. “La Liga infatti produce lo spazio attraverso tecnica e ritmo”, dice Callegari che sottolinea come la Serie A invece “tende più a proteggerlo quello spazio cercando equilibrio, tattica difensiva e organizzazione”. Questa non è solo una percezione, ma il risultato di un insieme di studi realizzati nell’arco di tredici anni dall’Osservatorio del calcio del Cies, da The Athletic, il magazine sportivo del New York Times, e da ricerche universitarie che hanno analizzato le prestazioni delle squadre di calcio dei più importanti campionati europei. Ed è proprio sul ritmo che Callegari insiste per dimostrare che la distanza tra dati e realtà non è poi così tanta. Il 2 dicembre sarà il telecronista della partita di campionato tra Barcellona e Atletico Madrid trasmessa da Mediaset, inoltre ha potuto commentare il campionato spagnolo anche tra il 2018 e il 2021, e racconta che ogni volta che assiste a una partita ha “la sensazione di stare davanti a un ritmo diverso rispetto alla Serie A. Quando devi commentare i match ti rendi subito conto che anche la velocità e la stessa frequenza del tuo ritmo e della tua parola devono essere diversi, per seguire l’azione”. La vera differenza tra i due campionati si vede soprattutto nelle prestazioni delle squadre di medio o basso livello perché “la qualità tecnica resta mediamente più alta, soprattutto in ruoli in cui da noi viene considerato un po’ meno, come i difensori e i terzini”. Per questo motivo le migliori squadre italiane vanno in difficoltà nelle competizioni internazionali quando devono affrontare avversari di livello medio di altri campionati. Per mettere in pratica i principi spagnoli Fàbregas ha dovuto disegnare la squadra proprio come voleva e la prima cosa che appare è che fa un calcio senza italiani: “Nella rosa del Como praticamente non ci sono italiani tra i titolari”. Questo perché, spiega Callegari, per poter applicare il suo tipo di calcio deve “ricorrere a calciatori stranieri perché hanno grandi qualità tecniche, prima che fisiche”. Il secondo dato è che si tratta di ragazzi giovani proprio perché devono essere in grado di mantenere un’intensità molto alta per l’intera partita. “In Spagna, come anche in Inghilterra – dice Callegari – i calciatori di maggiore qualità tecnica sono gli esterni e sono chiamati a fare più sprint e più corse ad alta intensità, chiaramente più sei giovane più è facile”. Per attuare il calcio spagnolo in Italia è quindi necessario avere un allenatore che abbia chiari i principi teorici e che sappia poi mettere in campo i giocatori e soprattutto una dirigenza che si fidi del proprio tecnico e che abbia una buona capacità di spesa. “L’esempio di Maurizio Sarri è lampante perché non è più riuscito a ripetere quel calcio che ha fatto a Napoli, né quando ha allenato la Juventus né quando sedeva sulla panchina della Lazio”. E proprio l’allenatore italiano è stato come Fàbregas un’anomalia positiva nel nostro calcio troppo concentrato sul piano difensivo. Per dodici stagioni consecutive, dal 2007/08 al 2018/19, il campionato italiano è stato vinto dalla miglior difesa. La striscia è stata interrotta dalla Juventus di Sarri che è arrivata prima con la seconda miglior difesa. Ci sarebbe un modo per mitigare l’eccessiva centralità che la fase difensiva assume nel nostro calcio e soprattutto per rendere l’anomalia positiva Fàbregas un modello virtuoso da seguire, ma le difficoltà economiche delle strutture societarie dei club italiani non consentono questa trasformazione. “Al momento, specialmente nelle squadre di alto livello è difficile che la dirigenza metta a disposizione dell’allenatore tutto quello che vuole. È più semplice che il tecnico arrivi e, come sta facendo Chivu all’Inter, si adegui a quello che trova. La Juventus ci ha provato con Sarri, ma non ci è riuscita”. Quello che serve, secondo Callegari, è “una generazione di allenatori giovani a cui si deve dare maggiore fiducia, però da noi il risultato mantiene una priorità assoluta, fattore non completamente sbagliato”.
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