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L'insperata grande bellezza del turno infrasettimanale di Serie A
Ieri 30-10-25, 14:55
Per una volta, prima viene il basso. Turno infrasettimanale, San Turnover, ma Federico Bonazzoli non cambia spartito: ennesimo gol in rovesciata vincente, decisiva, per tenere in alto la Cremonese di Davide Nicola, uno che pensa solo al fieno messo in cascina per i rigori invernali. Come il calabrone, destinato a volare contro le leggi della fisica, l’attaccante – forse sottovalutato – della Bassa Bresciana è l’epitome del bello & utile applicato alla Serie A 2025-2026: “I know you got charme and appeal, you always play the field”, cantava Diana Ross in “Upside down”, ovvero sottosopra, con la testa vicina al suolo e i piedi a mulinare per aria, imparabili. La Grande Bellezza del (martedì e) mercoledì calcistico sta sì nelle parate in duplex di Mike Maignan a negare il gol a Davide Zappacosta e di Mile Svilar a fare lo stesso con il parmigiano Oliver Sørensen, ma soprattutto nella difficoltà di esecuzione entro spazi ristretti e tempo limitato, che ha consentito a Nicolò Zaniolo di siglare il provvisorio pareggio dell’Udinese allo Juventus Stadium: pochi secondi per decidere di tirare, pochissimi centimetri per capire dove farlo, ma l’esito ripaga autore e pubblico al di là della classifica immobile. A proposito di estetica, se in Serie B il Venezia di Giovanni Stroppa rispolvera un inedito tiqui taca, il Como dei miracoli rende protagonisti del kalòs kai agathos anche i terzini: succedeva agli albori del calcio totale olandese. In vetta, con la Roma che regola i gialloblu, continua la trazione del Napoli: ancora una volta Eusebio di Francesco rende difficile il ménage pensato da Antonio Conte, allestendo una difesa sempre meno perforabile, se non dalla prodezza di un singolo. Nella fattispecie, l’ormai habitué Andre-Frank Zambo Anguissa, sempre più “the man” nella stagione dei partenopei che continuano ad aspettare la reunion con il totem Romelu Lukaku, e lo fanno nell’unica maniera conveniente: vincere e fare come non ci fosse, dedicando il successo al grande James Senese e all’incredibile ensemble del 1981. Dall’altra parte del campo, forse è stato precipitoso affidare la trasformazione del rigore(tto) all’imberbe Francesco Camarda, che esce dazed and confused dal duello con Vanja Milinković-Savić: ma, ci si chiede pensando all’ipotesi inversa, non esistono davvero più le favole?
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