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Estero
L'Italia perde il rappresentante speciale per il Fianco Sud della Nato
19-07-2024, 13:14
“La Nato annuncerà qualsiasi nomina a tempo debito”, ha detto ieri sera al Foglio un funzionario dell’Alleanza atlantica, prendendo tempo sul caso del Rappresentante speciale per il fianco Sud. Al Summit di Washington, il governo italiano aveva manifestato una certa determinazione a vedere quel posto affidato a un italiano. Ma come svelato ieri da questo giornale, mercoledì scorso il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha deciso di affidare l’incarico allo spagnolo Javier Colomina, vicesegretario generale aggiunto per gli Affari politici e la Politica di sicurezza e Rappresentante speciale per il Caucaso e l’Asia centrale. In una fase delicata come questa per l’Alleanza atlantica, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg avrebbe deciso di non creare un nuovo ufficio – con suoi dipendenti, un suo budget e una sua autonomia politica – per curare i rapporti con il cosiddetto “fianco sud” della Nato, assegnando più semplicemente e in modo più immediato le deleghe a uno dei suoi vice, Colomina, spiega al Foglio una fonte diplomatica. Ma era proprio quello di un ufficio indipendente, in realtà, l’obiettivo del governo italiano che, la scorsa settimana, al vertice della Nato a Washington, aveva fatto sapere di aver proposto almeno tre nomi per il ruolo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della sua missione americana aveva sottolineato il ruolo italiano nel promuovere “l’attenzione al fianco Sud dell’Alleanza”, anche in relazione alla strategia per il Nord Africa e l’immigrazione contenuta nel Piano Mattei e già veicolata durante la presidenza italiana del G7. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva detto di avere pronti “dei nomi di qualità da offrire. L’Alleanza atlantica non è soltanto un’alleanza militare, ma anche politica”. E insomma Palazzo Chigi aveva manifestato una sorta di diritto di prelazione sulla nomina, dopo essersi intestato la battaglia politica per ottenere il consenso, tra i paesi membri, sull’istituzione di un nuovo ruolo della Nato che gestisca direttamente le relazioni con i confinanti a sud dell’Europa. La notizia della decisione di Stoltenberg di affidare il ruolo a Colomina, arrivata mercoledì scorso a Roma, è stata accolta con stizza e nervosismo a Palazzo Chigi, che già ieri ha mandato i suoi delegati a Bruxelles, nel quartier generale della Nato, a protestare formalmente. Sempre ieri, diversi diplomatici dei paesi membri parlavano di riunioni con funzionari italiani “arrabbiati per la nomina”. Una collera manifestata soprattutto in una lettera redatta in tempi record, datata 17 luglio, che il Foglio ha potuto visionare e firmata dal rappresentante permanente presso la Nato, l’ambasciatore Marco Peronaci, che ha scritto direttamente al segretario generale Jens Stoltenberg. Nel documento protocollato si legge che “le autorità italiane hanno appreso la tempistica di tale decisione con grande sorpresa e disappunto” perché “per essere efficace la politica della Nato sul sud ha bisogno di un approccio rinnovato, non di un rebranding”. La decisione di assegnare il ruolo a una persona di fiducia del segretario generale uscente, Jens Stoltenberg, e già inserita all’interno del processo decisionale e politico della Nato, è stata accolta dalle autorità italiane con delusione, scrive Peronaci, anche in relazione ai “contatti politici ad alto livello” avuti da Stoltenberg, probabilmente a Washington, e alla sua “formale richiesta” fatta durante il Consiglio del Nord Atlantico. Riconosciuto il potere del segretario generale di decidere per queste posizioni, “l’Italia osserva che queste decisioni strategiche”, scrive Peronaci, “sono state prese proprio alla fine del vostro mandato e senza un’adeguata consultazione degli alleati”. Il governo di Roma ha incaricato Peronaci di comunicare ufficialmente ai vertici della Nato che nella lettera d’incarico Stoltenberg scrive della nomina di Colomina riferendosi al “mio rappresentante speciale”, e quindi “questa nomina è da considerarsi temporanea in attesa di qualsiasi decisione che il Segretario generale” – cioè Mark Rutte – “vorrà prendere”. Dunque una mezza sfiducia ufficiale, in attesa di riaprire il dialogo con Rutte che prenderà il suo posto a ottobre.
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