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Politica
Osnato (FdI): “Nessun contraccolpo sul governo dall’indagine su Mediobanca. La destra non è nemica delle banche”
Oggi 28-11-25, 06:00
Dice di non avere “elementi per commentare l’inchiesta sulla scalata a Mediobanca, valuteremo, aspetteremo. Ma a ora, non temo contraccolpi sul governo” per quel che riguarda il dossier banche. E lo sostiene, Marco Osnato, presidente della commissione Finanze alla Camera, esponente di FdI, nel giorno in cui da una parte l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina rilascia un’intervista al Sole 24 Ore in cui chiede rispetto dal governo. Dall’altra l’ad di Unicredit Andrea Orcel in audizione alla Camera si scaglia contro il golden power del governo su Banco Bpm. “Ha ragione Messina, le banche non hanno alcuna ragione per essere sul banco degli imputati. Ma purtroppo si è ingenerata una confusione favorita da tutti: politica, mass media e associazioni bancarie”, dice Osnato. E la freddezza di Orcel? “Se non c’è stata interlocuzione non è colpa del governo. Nessuna ostilità da parte nostra”. Con il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato abbiamo l’occasione di passare in rassegna le principali questioni che toccano il rapporto tra politica e banche. Ritorniamo alle parole di Messina. “Credo che negli ultimi mesi si sia fatta confusione tra extraprofitti e forme di contribuzione. A un certo punto c’è stata una dialettica tra governo e sistema bancario e si è deciso di andare verso questa contribuzione, anche per finanziare il sistema sanitario, lo sviluppo, come riconosce lo stesso ad di Sanpaolo”, dice Osnato. “Io credo che le dichiarazioni contro le banche non siano arrivate solo dalla maggioranza. Ciò detto, credo che la questione sia abbastanza chiusa”. Eppure, a proposito di rapporti tesi, l’audizione che ieri l’ad di Unicredit Andrea Orcel ha tenuto presso la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario non ha dato l’impressione di rapporti idilliaci col governo, soprattutto quando ha criticato l’uso del golden power nell’operazione Bpm “sulla base di informazioni non corrette”. “Unicredit è una realtà importante del sistema bancario italiano e non solo. Per cui figuriamoci se c’è prevenzione nei loro confronti. Diciamo che se c’è stata poca interlocuzione non credo sia colpa del governo. Ma non c’è alcuna ostilità né dall’esecutivo né dal Parlamento”, ragiona Osnato. A proposito di golden power. L’Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia e lei stesso si è detto favorevole alle aggregazioni europee per superare “il nanismo bancario italiano”. Avete cambiato idea? “Io non ho alcuna difficoltà a dire che se le banche vogliono aggregare, in Italia e all’estero, possono farlo. Nel rispetto delle autorità di vigilanza e, aggiungo, dell’interesse nazionale”, risponde il deputato meloniano. “Tra le prime 50 banche al mondo non ce n’è nemmeno una italiana. Che il nostro sistema economico sia orientato alla filiera medio-piccola è un fatto. Questo da una parte è un pregio ma nell’epoca della riglobalizzazione può essere anche un limite all’innovazione. Non è un mantra né restare piccoli né farsi grandi”. Anche su un altro punto, a proposito di aggregazioni bancarie, Osnato si trova d’accordo con Messina: quando a proposito della presunta scalata a Bpm da parte di Crédit Agricole lascia intendere che non sia granché condivisibile che sia favorita l’opzione estera piuttosto che quella italiana. “Ha ragione. Ci sono tutte le possibilità perché il sistema bancario italiano possa aggregare Banco Bpm o altre realtà senza farlo fare a un player straniero. La politica, però, non può imporre niente, solo valutare delle opportunità create dal mercato”, ribadisce Osnato. Last but not least, c’è la discussione sull’emendamento presentato da FdI alla manovra per il trasferimento delle riserve auree dalla Banca d’Italia allo stato. Rischia di restare una vostra battaglia ideologica? “Più che altro, vorrei si sfruttasse l’occasione per un dibattito culturale più che politico sulla democratizzazione delle banche centrali”, dice in conclusione Osnato. Ma non sarebbe stato più opportuno consultare la Bce? “Lo farà il Mef quando darà un parere sull’emendamento. Non ci saranno dimenticanze”.
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