Paul Double, scusate il ritardo

È l’ultimo arrivato. Non nella lista della partenza, non negli ordini di arrivo, non nella classifica generale. È l’ultimo arrivato nel mondo del ciclismo. Aveva 20 anni quando partecipò alla Rad de Cymru, una breve corsa amatoriale a tappe in Galles, non propriamente la patria del ciclismo. Adesso, otto anni dopo, maglia della squadra australiana Jayco-AIUla, dorsale numero 154, Paul Double sta concludendo il Giro d’Italia, il suo primo grande giro nel WorldTour. Ventinove anni (da compiere il 25 giugno), inglese di Winchester (forse l’antica fortezza di Camelot, legata al mito di re Artù), figlio di un ciclista (nel doppio senso: corridore amatoriale e poi meccanico), cresciuto in una fattoria, studente (universitario) e lavoratore (caffè, bar, hotel), Double si rivelò, innanzitutto a sé stesso, in quella corsa gallese: “Due vittorie in tre giorni, una a cronometro, l’altra con arrivo in salita, mangiando banane e panini con la marmellata”. E la vita cambiò: “Flavio Zappi, ex professionista italiano con una squadra di giovani inglesi, mi promise un posto. Significava maglia, bici, spese e poter correre. Accettai al volo”. Poi nel 2019 l’ingaggio nell’italiana Colpack (“Oltre a vitto, alloggio e viaggi, anche 300 euro al mese”), nel 2020 il ritorno con Zappi, nel 2021 nell’italiana MG.K-Vis, nel 2022 e 2023 con la statunitense Human Powered Health, nel 2024 con l’italiana Polti-Kometa, fino all’attuale formazione che vanta Luke Plapp, Michael Matthews, Ben O’Connor e Dylan Groenewegen. Lenti ma evidenti i progressi: “Giro di Slovenia 2022, in un tratto in salita mi ritrovai con Pogacar, Mohoric e Majka. Non potevo crederci. Ci sono anche le immagini televisive. Ed è diventato il mio video preferito di ciclismo. Giro di Bulgaria 2023: la prima vittoria di tappa. E Settimana internazionale Coppi e Bartali 2025: a Sogliano, sulle strade dove mi sono a lungo allenato, tappa e maglia”. Un colpo doppio. Così come suggerito dal suo cognome. Double è uno scalatore: fisicamente (1,71 per 56 kg) e mentalmente (“Non mi sono mai arreso alle difficoltà, e ce ne sono state tante, così tante da pensare che questa mia passione per il ciclismo non avesse senso”). Ha ancora molto da imparare (“All’inizio non sapevo pedalare in gruppo, e questo significa stare al vento e prendere un sacco di aria”), dall’allenamento (“Andavo a sensazioni e istinto, ancora adesso faccio fatica a tarare il mio computerino”) all’alimentazione (“Spesso guardo ancora che cosa fanno i miei compagni e poi mi adeguo”), anche nell’abbigliamento (“Quando ero alla Polti – ha raccontato a “Rouleur” – i ragazzi ridevano di me perché facevo cose strane, come scendere dalla camera d’albergo al pullman già con le scarpe da ciclismo. A quanto pare, non si fa così!”). Il sogno più ricorrente è quasi scontato (“Vincere una tappa al Giro. Ma è il sogno di tutto il gruppo”). Insomma: “Io credo che – ha spiegato a cyclingnews.com – se a un certo punto ti danno un calcio in testa, sia più facile continuare ad andare avanti”. Double, migliore risultato il tredicesimo posto nella prima tappa in Albania, nella generale è 103° a più di tre ore da Isaac Del Toro. Se c’è una dote che si riconosce, per Double è “la resilienza”, cioè tenacia, ostinazione, caparbietà: “Tengo duro. Anche quando quelli intorno a me mollano, o mi dicono di mollare, io stringo i denti e cerco di andare avanti e arrivare al traguardo”. Tenne duro anche durante il lockdown per il Covid: andò in Sicilia a tagliare alberi sull’Etna. Ma quanto terrà duro, Paul? “Finché mi diverto, come mi succede in questo Giro d’Italia. Finché miglioro, anche se lentamente. Finché riesco ad allungare i miei limiti, vedere fin dove posso arrivare. E finché guadagno più così che non in un altro modo”. Quale? “Lavorare in un bar. O avere il mio bar. Anche quello sarebbe molto divertente”.

CONTINUA A LEGGERE