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Sport
Quei corpi strani, stretti, lunghi, eppure perfetti per nuotare
30-07-2024, 09:50
La rivoluzione è partita nel 2021. Nella prima estate di vera libertà dopo la pandemia ci siamo reimpossessati dei viaggi all’estero, delle feste in piazza e degli abbracci collettivi. È ripartito anche lo sport, con le Olimpiadi di Tokyo, e zitti zitti nuove figure, nuovi volti, nuovi nomi sono comparsi nelle nostre vite. Uno, a vent’anni, in Giappone vinceva la medaglia d’argento con la staffetta 4x100 stile libero e la medaglia di bronzo con la 4x100 mista, arrivando quarto nella finale individuale dei 100 dorso. L’altro, a 17 ancora da compiere, concludeva anche lui ai piedi del podio la sua gara individuale, i 200 stile libero, e nel frattempo incantava agli Europei giovanili di Roma conquistando tre ori nei 50, 100 e 200 stile libero. Come tutti gli eroi erano giovani e belli, ma soprattutto erano strani, quasi deformi, freak direbbero gli americani: avevano corpi (quasi) mai visti. O, quantomeno, corpi che nel loro sport non si vedevano da oltre un decennio. Corpi magri, stretti e lunghi. Corpi perfetti per nuotare. L’epoca dei “costumoni” è finita da un pezzo, le tute in poliuretano studiate da un istituto di ricerca idronautica in Nuova Zelanda che permettevano di minimizzare la resistenza soprattutto durante le fasi di subacquea sono state vietate all’inizio del 2010. Nel frattempo, ai Mondiali di Roma 2009, erano caduti 43 record del mondo. Il nuoto era in trasformazione, dopo la leggiadria di Aleksandr Popov dominava ormai la fisicità di Alain Bernard. Era arrivato Adam Peaty, e aveva spazzato via la rana di Kosuke Kitajima. Per questo l’apparizione di quei due è stata accolta come manna dal cielo dai puristi della tradizione, dai nostalgici, dagli esteti. C’era ancora spazio per un nuoto diverso. Efficienza non doveva fare per forza rima con potenza, non più. Il 2022 è stato l’anno della loro consacrazione. Uno ha vinto la medaglia d’oro nei 100 dorso ai Mondiali di Budapest con il record del mondo di 51’’60. La Stampa lo ha descritto così: “Tronco infinito, bacino stretto e gambe più corte di quanto non ci si aspetterebbe da quei 198 centimetri: disegnato per la piscina”. L’altro, sempre a Budapest, ha realizzato la prima doppietta 100-200 stile libero dal 1973, poi si è ripetuto agli Europei di Roma, aggiungendoci anche il record del mondo dei 100, 46’’86 per cancellare, 13 anni dopo e nella stessa piscina, proprio un primato ottenuto con il costume in poliuretano. “Sono magro, ho le braccia lunghe e le mani grandi. Il mio corpo dinoccolato ha trovato in acqua una confidenza che per chi è fatto così è difficile da trovare”, ha detto di sé stesso in una lettera scritta per SwimSwam. Su Internazionale si può recuperare un suo lungo ritratto, l’ha scritto la rivista svizzera Das Magazin, secondo cui “oltre a essere veloce è anche leggero. Ha una struttura fisica diversa rispetto ai campioni del passato. Prima di lui, i 100 stile libero erano dominati da atleti muscolosi che pesavano tra i novanta e i cento chili e passavano un sacco di tempo in sala pesi”. Il 2023 non è stata la loro migliore stagione, chi più chi meno ha fatto fatica. Ma lunedì sera, alle Olimpiadi di Parigi 2024, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro hanno vinto la medaglia d’oro nelle stesse specialità in cui erano arrivati quarti tre anni fa a Tokyo, i 100 dorso e i 200 stile libero. Erano i favoriti, e non hanno sentito la tensione. Con i loro corpi sottili e la loro armonia sono diventati per la prima volta campioni olimpici riconciliandoci con la bellezza delle loro nuotate. Per sempre uniti nel destino e nell’eleganza: Thomas Ceccon e David Popovici.
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