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Estero
Scontri a Buenos Aires tra polizia e peronisti per le riforme di Milei
13-06-2024, 10:04
Nella giornata di ieri, a Buenos Aires, sono avvenuti scontri tra polizia e manifestanti davanti alla sede del parlamento argentino. Il motivo delle proteste risiede nell'approvazione, da parte del Senato, di un pacchetto di riforme presentato dal governo presieduto da Javier Milei. La "Legge Bases" voluta dal presidente ultraliberista propone infatti una serie di manovre piuttosto radicali, tra cui: tagli ai sussidi statali, la riforma elettorale, la privatizzazione di una quarantina di aziende statali, un regime speciale per i grandi investimenti e un ampio pacchetto di alleggerimento fiscale, l'aumento delle pene per chi organizza manifestazioni non autorizzate e, infine, il trasferimento temporaneo di poteri - dal parlamento al presidente - per comprovati motivi di “emergenza pubblica”. La legge rispecchia coerentemente la linea politica di Milei che, da quando si è insediato, ha fatto leva sulle grosse difficoltà economiche che l'Argentina sta attraversando da diversi anni. Con il voto decisivo della presidente del Senato e vicepresidente, Victoria Villaruel, il testo - che ha subito circa una quarantina di modifiche durante la discussione in Senato - dovrà tornare adesso all'esame della Camera dei Deputati per la definitiva approvazione. L'opposizione, composta da frange peroniste e dai partiti della sinistra sindacale, ha reagito al disegno politico indicendo un corteo di fronte al palazzo del Congresso. Le autorità hanno dunque transennato l'intero parlamento, schierando un grosso numero di agenti in tenuta antisommossa, benché sia siano ugualmente verificati, inevitabilmente, degli scontri con gli stessi manifestanti. I poliziotti hanno usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla e rispondere al lancio di sassi e bombe molotov loro indirizzati. I giornali locali, comunque, parlano di decine di persone ferite e arrestati, mentre l'ufficio stampa del presidente ha definito i facinorosi dei "terroristi" intenzionati a compiere un colpo di stato.
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